Mecca Melchita, il centro del riuso che aiuta bisognosi e ambiente
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Ragusa - «Sono qui come volontaria da tanti anni perché io stessa, in passato, sono stata aiutata e sento il dovere di mettere il mio tempo al servizio di chi ha bisogno». Le parole sono quelle di Malika Amamri, ragusana di origini tunisine, che è una delle volontarie di Mecca Melchita, onlus ragusana nata, 35 anni fa, grazie al cuore grande e l’intuizione di una donna, Tina Vicari, che oggi non c’è più ma il cui lascito è stato raccolto dal figlio Carlo Di Pietrantonio e dai volontari che credono nel grande progetto di solidarietà e sostenibilità.
«Mia madre nel 1987 vide un ambulante marocchino di fronte casa mia. Era malvestito e si vedeva che aveva fame», racconta Carlo Di Pietrantonio, oggi presidente di Mecca Melchita. «Gli chiese se avesse fatto colazione e rispose che era da molto che non mangiava. Lo invitò allora a casa ma lui rispose che non poteva pagare. Lei lo rassicurò dicendo che non doveva pagare niente e dopo colazione gli diede anche alcuni vestiti di mio padre». Fu l’inizio di Mecca Melchita perché da quel momento Tina Vicari decise di impegnarsi in un’azione di sostegno agli indigenti.
Un intento intorno al quale la signora Tina riuscì a coinvolgere altri amici che presto divennero i soci fondatori di Mecca Melchita. Un nome particolare che parla di comunione e collaborazione. Mecca Melchita significa infatti “Cristiani e Musulmani” proprio perché tiene insieme il nome della Mecca, luogo sacro per i musulmani, e il nome dei cristiani di lingua araba, che si chiamavano appunto Melchiti. Due parole affiancate che sintetizzano l’intento dell’associazione “aiutare il nostro prossimo senza differenza di colore, di religione, di razza e di nazionalità”.
LO SVILUPPO DELL’ASSOCIAZIONE MECCA MELCHITA
Da allora, in questi decenni, Mecca Melchita – che è stata anche partner del Festival dello scarto – è cresciuta, prima con l’affitto di un garage dove si cucinava e si dava sostegno ai bisognosi poi con l’assegnazione di un capannone comunale. Lì l’associazione ha messo su un vero e proprio Centro del Riuso, dove è attiva la distribuzione di vestiario, mobili e oggetti per le varie necessità. «Mia madre e i suoi soci cominciarono con un garage affittato dove cucinavano per i bisognosi. Con il tempo tanti migranti portarono in Sicilia le famiglie, quindi le necessità cambiarono e si passò alla distribuzione di alimenti da cucinare che potevano servire all’intera famiglia», sottolinea Pietro.
L’attività dell’associazione di volontariato, ad oggi, è diversa da quella iniziale e si è principalmente delineata nella distribuzione di risorse umanitarie. «Siamo stati – racconta Carlo – i primi ad avviare la convezione con il Banco alimentare e man mano il sistema è cresciuto con il progetto “Io non scado”. Ritiriamo direttamente dai negozi della zona tutto l’invenduto del giorno prima che ridistribuiamo alle famiglie che ne fanno richiesta». All’attività di distribuzione di cibo, da tanti anni, è stata però affiancata quella della gestione del Centro del riuso.
IL CENTRO DEL RIUSO MECCA MELCHITA
«Qui da noi ci sono poche regole: innanzitutto il rispetto. E poi che tutto ciò che si ha in casa e che non viene più utilizzato ma può essere utile agli altri, invece di finire in un cassetto o in discarica, può avere nuova vita», sottolinea Malika Amamri, socia volontaria e responsabile del Centro del riuso di Ragusa. «Chiunque può venire, registrarsi e prendere quello che gli serve». Oltre all’aspetto solidale di aiuto a chi ha più bisogno, l’attività ha anche un aspetto di sostenibilità ambientale.
«Qui noi abbiamo di tutto, dai trucchi ai vestiti, passando per giochi di bambini e mobili, che però richiedevano troppo spazio e che ora vengono caricati virtualmente sul gruppo facebook Mecca Melchita in modo da mettere in collegamento il donatore con i possibili destinatari e fruitori. Rimetterli in circolo, allungandone la vita e non destinandoli alla discarica, è un contributo alla tutela dell’ambiente». Il Centro di riuso è il centro nevralgico delle operazioni, anche se a breve dovrà essere lasciato per scadenza della convenzione con il Comune, che ogni due anni indice il bando di assegnazione.
«Da un po’ il Centro del Riuso è impossibilitato al ricevimento di merce da poter immettere nel circuito di donazioni in quanto l’affidamento del capannone da parte del Comune è scaduto. Ci occupiamo del riciclo di beni che ancora possono essere utilizzati da parte di persone che ne fanno richiesta e si è attivata la ricerca di un locale idoneo a tale scopo, per continuare a fare quello che abbiamo fatto in questi anni». Di sicuro l’esperienza è stata virtuosa e di sicuro, come sottolinea la presidente, continuerà.
«Io so cosa vuol dire avere bisogno e oggi che vivo bene ho deciso di mettere il mio tempo al servizio degli altri e di ricambiare quello che Mecca Melchita ha fatto per me. Inoltre per me è davvero importantissimo l’aspetto ambientale, perché dobbiamo smetterla di alimentare le discariche», conclude Malika. Solidarietà e ambiente, insieme, per un modello che è apprezzato ovunque. D’altra parte, la signora Tina, con estrema convinzione, l’aveva detto a suo figlio Carlo: «Guarda che questa associazione sarà conosciuta in tutto il mondo».
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