La magia verde degli alberi, quando ecologia e spiritualità si incontrano
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Tanto tempo fa la nostra piccola famiglia, composta da tre anime, viveva felicemente al di sotto dell’immaginaria linea dell’Equatore, più esattamente, quella del Tropico del Capricorno, in Brasile. Dopo una decina d’anni, realizzando progetti culturali e solidali in terra brasiliana, decidemmo di lasciare il Paese. Il momento di fare le valigie e partire fu molto difficile: cosa e come lasciare? Come e cosa portare con noi? L’angoscia voleva la sua occasione per metterci in ginocchio, spesso riuscì a farci barcollare nelle decisioni da prendere e le studiò tutte per metterci il bastone tra le ruote.
Io, Catarina, ero realmente in grande difficoltà e, così com’ero conciata, non potevo produrre nulla di buono ed allora decisi di andare nella foresta e lì mi recai da un grande albero. Mi sedetti ai suoi piedi e mi abbandonai alle sue profonde radici. Un silenzio ci avvolse, insieme. Dopo qualche minuto, sentii il mio respiro e il mio cuore pareva ritornare a battere sereno; i miei pensieri non poterono fare altro che desistere di occuparsi di qualche ipotetico futuro o di chissà quale probabilità. Tutto s’era centrato in un unico istante della mia esistenza: il presente.
LA MAGIA VERDE È ECOLOGIA
Sappiamo tutti che gli alberi sono creature molto antiche e che vivono in questo pianeta da circa 390 milioni di anni e noi, come specie umana, calpestiamo questa terra da non più di 500mila anni. Gli alberi sono Guide. Non prevaricano: sono realmente saggi. In ogni libro di magia vi sono contenute formule, parole magiche e chiavi capaci di aprire, chiudere o fare altre cose impossibili, allo stesso modo quel giorno ricevetti, dall’albero della foresta, l’energia e le parole giuste per creare una valigia magica.
Quando partimmo per lasciare il Brasile, avevamo con noi una valigia ciascuno. Tre valigie. All’aeroporto i nostri bagagli passarono sotto il controllo dei raggi X e, ai controllori, parve che nella mia valigia vi fossero dentro un paio di calze, tre libri, quattro o cinque vestiti; ma non era affatto così.
Essa conteneva tutta la foresta pluviale, i canti di ogni suo passero multicolore, i sibilanti silenzi dei serpenti arrotolati, i lenti passi delle iguana, le piante di banane con le banane, i ruscelli con l’acqua viva e cascate roboanti, fiumi cantanti, esseri dei boschi e sottoboschi e perfino preghiere di antichi spiriti ancestrali. Li avevo messi tutti in valigia e portati con me sapendo che, prima o poi, mi sarebbero serviti.
Questa fu la prima magia naturale che realizzai, appresa dagli alberi. Una volta atterrati in Italia, ciascuno di noi con la propria valigia, iniziammo a camminare. Ci spostammo da una città a un’altra e poi da regione in regione, fino a raggiungere il confine, la terra conclusa, e dunque facemmo un passo ancor più lungo per raggiungere un altro Paese con un’altra lingua e poi un altro con un’altra lingua ancora. Viaggiammo, senza neppure averlo previsto, per sette anni, attraversando l’Italia intera, la Spagna intera e perfino il Portogallo. Sette anni e tre valigie.
La magia che avevo appreso anni prima crebbe, cosicché la mia valigia divenne ancor più capiente e più viaggiavo più spazio avevo nel mio bagaglio a mano per contenere le esperienze che vivevo. Nella valigia, vicino alle foreste tropicali, avevo messo la pianura della Mancha, compresi Don Quijote e il suo fido Sancho Panza, e poi vi ho versato i silenzi malinconici del fiume Tejo, che diventavano canti allegri quando si trasformava in fiume Tajo, e persino i sussurri delle Sirene del Mare di Mezzo e di certo non ho lasciato fuori il Fado di Lisbona.
Nei nostri viaggi abbiamo camminato molto e utilizzato tutti i mezzi pubblici, dagli autobus agli aerei e sempre affittato abitazioni temporanee, davvero molte, vecchie o nuove, piccole o grandi, strette o alte, lussuose o decadenti, con vicini vivi rumorosi o con fantasmi tranquilli. Sebbene tutti questi alloggi avessero rubinetti per l’acqua corrente e interruttori per cancellare il buio, vi era un particolare che li accomunava tutti: erano immobili. E mai c’era passato per la mente che una casa, che un’abitazione dove risiedere, crescere ed invecchiare, potesse essere di diversa fattura.
A proposito di magia: il numero 7 è un numero mistico. Dopo 7 anni di viaggio ci si presentò la nostra nuova casa ed era mobile, vecchia e con le ruote. Nessun pulsante per la luce, nessun rubinetto per l’acqua corrente, in verità nemmeno frigo per freddare gli alimenti né stufa per riscaldare noi, ma vi trovammo la salma di un topo di campagna, forse il vero proprietario precedente. Seppellito il topolino, iniziammo quello che divenne un viaggio costante, un’avventura nuova, che ci portò dritti a una diversa concezione della vita.
GLI ALBERI
Tornando un attimo agli alberi; una regola d’oro che queste creature con le radici sanno donare è la “consapevolezza dell’adesso” e che sempre si hanno le migliori condizioni per ciò che si deve sperimentare per il proprio sviluppo. Capimmo poco a poco che quel camper del 1985 – che battezzammo Aqua – proprio così, nelle discutibili condizioni in cui lo trovammo, era ciò che ci serviva per il nostro cambiamento, per il nostro personale sviluppo, per ciò che ci eravamo proposti di fare e di essere. Abbiamo vissuto con la natura troppo a lungo per voler azzittire un dialogo con lei, volevamo continuare ad alimentare la conversazione: avevamo troppe cose ancora da raccontarci.
E così mi rivolsi ancora agli alberi. Scavai con le mani vicino alle loro radici e vi ritrovai un universo di materia viva, di brulicanti organismi microscopici. Volevamo che la traccia del nostro passaggio con il nostro mezzo lasciasse un’impronta di vita, un nutrimento, un dono, così come accade con i nostri progetti itineranti sociali, culturali e solidali. Avevamo lunga esperienza di compost, vissuta nella nostra casa in Brasile, così decidemmo di provare a importare il medesimo modello da utilizzare nel viaggio. Nel creare il sistema di compostaggio abbiamo separato i residui solidi dai liquidi e, con quest’ultimi, facemmo un’ulteriore separazione, biologici o di scarto.
Sia l’urina pura che il compost organico sono entrambi utili come fertilizzanti e nutrimento per la natura. Per la purificazione delle acque di scarto, ricevetti l’indicazione da un fiume, che mi mostrò come piante, pietre e sabbia sappiano farlo efficacemente. Ma predisporre un filtro vegetale significa rivoluzionare anche i propri consumi, estinguere abitudini di igiene con saponi o dentifrici qualsiasi e riflettere meglio sulla propria alimentazione. Tutto è interconnesso. Questo esperimento e questa ricerca, nella pratica del quotidiano, è stata una lenta riconnessione con i cicli cosmo-naturali, con le proprietà delle piante e degli elementi e con noi stessi.
Un passo verso la consapevolezza di come riceviamo dalla terra il nostro nutrimento, di come possiamo restituire ciò che scartiamo, per far sì che avvenga un ciclo vitale, utile alla Vita. Questa è un’antica arte chiamata magia verde ed è molto semplice, innocente e innocua. La magia verde è un metodo ancestrale di Essere nel Mondo, è attribuire a ogni cosa attorno un significato profondo, è riconoscersi parte integrante e partecipare a questa meravigliosa Vita.
IL RAPPORTO CON LA NATURA
Per uno dei nostri progetti itineranti, il Museo di esperienze narrate, abbiamo incontrato Valentino, che ci ha raccontato la relazione dei contadini calabresi con il mondo invisibile della Natura. Ci ha mostrato un flauto costruito a mano che aveva la precisa funzione di salutare gli Spiriti dell’Acqua, nel caso ci si ritrovasse presso un fiume o un ruscello. Nella sua narrazione spiega di una serie di pratiche psico-magiche utili all’agricoltura e di come non vi era alcuna dissociazione tra la vita quotidiana e quella spirituale.
In ogni angolo del mondo possiamo trovare la relazione tra agricoltura e magia verde. Ad esempio, l’antico popolo Baiga, in India, da sempre vieta il sistema di agricoltura invasiva: non tolgono foreste per piantare cibo. Queste credenze ancestrali si ripropongono attraverso la pratica della food forest o agro-foresta, dove si coltiva in un contesto forestale senza creare un ambiente esclusivo per l’uomo ma proporzionando uno spazio di inclusione ambientale permanente.
Ogni volta che restituisco alla terra i risultati del nostro compost naturale sento devozione e gioia. Sono partecipe al ciclo. Quando utilizzo i principi naturali delle piante nelle cure del corpo, per la nostra salute, sento la generosità e l’abbondanza della Natura. Ogni qualvolta trovo una fonte d’acqua dolce, un fiume d’acqua fresca o termale, sento la benedizione. Accettare attivamente i cicli naturali per ritrovare la condivisione dell’esistenza con le altre energie è un’altra meravigliosa e fondamentale lezione degli alberi.
Mi si può definire primitiva o di vecchio stampo, in questa visione della vita, ma ho la certezza che la disconnessione con la Natura è la fonte delle cause della distruzione delle Foreste e del nostro ecosistema. Se esista la magia verde o no è assolutamente irrilevante perché, ciò che conta è che c’è. E c’è per gli alberi e per tutto il Pianeta. L’ecologia non è il rispetto per la Natura, ma essere un tutt’uno con Essa. Questo ho imparato dagli alberi e dalla Magia Verde.
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