Lazzarelle, il caffè come riscatto sociale per le donne detenute
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Campania - Esiste un carcere che è un luogo di rieducazione oltre che di detenzione, che dà alle sue detenute una reale possibilità di crescita, che fornisce gli strumenti necessari per uscire dal circolo della criminalità e reintegrarsi responsabilmente in società. È la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli, che ha indossato questa nuova veste grazie a Imma Carpiniello, che nel 2010 ha fondato Lazzarelle, una cooperativa di donne per le donne, impegnata proprio nell’inserimento socio-lavorativo delle detenute.
LAZZARELLE HA SCELTO IL CAFFÈ
Tutto questo è possibile grazie al caffè, che a Napoli è sempre stato molto più di una bevanda. È un rito portato avanti da generazioni, un momento di condivisione, un’occasione di scambio e di crescita. Per tutti, il suo aroma è profumo di casa: unisce, crea identità e senso di appartenenza. Per questo Lazzarelle ha scelto di produrre caffè artigianale e di farlo senza aggiungere additivi e rispettando i naturali tempi di preparazione. I grani sono acquistati dalla cooperativa Shadhilly, che promuove i progetti di cooperazione con i piccoli produttori.
In questo modo, Lazzarelle persegue più di un obiettivo allo stesso tempo: rende la detenzione più sopportabile mantenendo vivo il contatto con l’esterno, rieduca le donne detenute dando loro la possibilità di acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro al di fuori del carcere e costruisce un’impresa capace di stare sul mercato con un prodotto artigianale, etico e legato al territorio.
LAVORO E DIRITTI
E così, un’ala della Casa Circondariale femminile di Pozzuoli è stata adibita a torrefazione, diventando il luogo in cui le donne detenute iniziano il loro percorso di riscatto attraverso il lavoro. Hanno un regolare stipendio che permette loro di essere indipendenti nelle spese e nelle necessità quotidiane, di mettere una piccola somma da parte per ripagare il debito che contraggono con lo Stato durante il periodo di detenzione e anche di gettare le basi per il loro futuro fuori dal carcere.
Inoltre, acquisiscono competenze che saranno utili, una volta che avranno scontato la loro pena, a inserirsi nel mondo del lavoro e a non rientrare nel circuito della criminalità. Imparano quali sono i loro diritti e le loro capacità. Scoprono, soprattutto, di essere ancora in grado di imparare.
LOTTA ALLA DISPARITÀ DI GENERE
Dal 2010 ad oggi si sono succedute nella cooperativa circa settanta donne. Tutte con storie diverse ma simili tra loro, conseguenza di una società che presenta ancora enormi disparità al suo interno. Molte di loro non avevano mai firmato un regolare contratto di lavoro, hanno abbandonato presto la scuola, sono diventate madri giovanissime e sono cresciute in un contesto in cui è una realtà consolidata il fatto che alla donna spetta il compito di curare la casa e i figli, mentre il lavoro è una cosa da uomini.
Anche per quelle donne che hanno alle spalle una storia diversa, Lazzarelle costituisce un’opportunità preziosa. La reclusione può annichilire, può portare a distaccarsi dal “mondo fuori”, fino a dimenticarsi chi si è e di cosa si è capaci. Lazzarelle punta a dare la possibilità di coltivare, scoprire o riscoprire le proprie capacità, a dare non solo la speranza, ma una reale e concreta possibilità di cambiamento.
LAZZARELLE BISTROT
Nel 2020, Lazzarelle ha aperto il proprio bistrot nel cuore del centro storico napoletano, all’interno della Galleria Principe. Il Comune di Napoli aveva aperto un bando per affidare quei locali da tempo abbandonati e, una volta vinto dalla cooperativa, sono iniziati subito i lavori di ristrutturazione. Questa apertura sul mondo ha permesso a Lazzarelle di farsi conoscere in città e alle donne in semilibertà di mettersi in gioco in un lavoro ancora diverso, servendo ai tavoli, facendo i catering ed entrando a contatto con il pubblico.
Quasi tutte le donne che hanno iniziato il percorso lavorativo con Lazzarelle sono riuscite a reinserirsi in società, a trovare un lavoro e a tenersi lontane dalla criminalità. Certo, la strada è ancora lunga. Le donne detenute nel carcere di Pozzuoli sono circa centoottanta, ma solo una piccolissima parte di loro lavora o ha lavorato con Lazzarelle. Tuttavia, anche se i numeri sono ancora piccoli, restano di enorme importanza.
Quella del cambiamento è una strada difficile, tortuosa e soprattutto lunga ma, cominciando con piccoli passi, si può conquistare l’incredibile. Infatti l’importanza e il merito dell’opera e della missione di Lazzarelle è stato riconosciuto lo scorso 23 febbraio dal presidente Sergio Mattarella, che ha conferito a Imma Carpiniello l’onorificenza al Merito della Repubblica italiana.
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