Ex OPG Occupato: se questa è la normalità, “Je so’ pazzo”!
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Campania - Nato come Monastero di Sant’Eframo Nuovo, convertito in Ospedale Psichiatrico Giudiziario Sant’Eframo, diventato l’ormai ex OPG Occupato “Je so’ pazzo”: tre nomi diversi per tre capitoli distinti della storia di un unico, imponente edificio, che si erge nel cuore di Napoli, in zona Materdei. “Je so’ pazzo” è stato il nome scelto dal collettivo di attivisti che ha deciso di dare non solo una nuova vita a una costruzione immensa che giaceva ormai da tempo abbandonata, ma anche una speranza alla comunità che vi orbita intorno, quella di poter cambiare le cose, di riappropriarsi della storia per scriverne un finale diverso da quello prospettato.
“In un mondo dove la normalità è fatta da disoccupazione, precarietà, discriminazioni razziali e di genere […] vogliamo costruire dal basso un’alternativa al mondo grigio e disperato che vediamo ogni giorno. Quale migliore luogo di incontro di un ex ospedale psichiatrico abbandonato?”, scrivono. Saremo pure pazzi a credere possibile questa rivoluzione, come cantava Pino Daniele nel celebre brano che ha ispirato il nome di quest’ambizioso progetto, ma non è forse un pregio – un lampo di genio? – esserlo in una realtà così cristallizzata? Un esperimento ben riuscito di rigenerazione urbana che acquisisce ancora più significato ripercorrendo le varie tappe della sua evoluzione storica.
DA MONASTERO A OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIAZIARIO
L’imponente complesso monumentale, oggi incastonato nel tessuto urbano di uno dei più antichi e popolosi quartieri di Napoli, nasce nel 1573 come monastero di devoti a Sant’Eframo, sull’omonimo monte in origine circondato da aperta campagna, ben lontano dal centro. Il progetto iniziale del Monastero di Sant’Eframo Nuovo prevedeva una pianta ancora più ampia, al fine di poter ospitare l’intero ordine dei frati cappuccini napoletani, e assunse nel tempo la funzione di convalescenziario finché non venne quasi completamente distrutto da un incendio nel 1840.
Con la prima unità d’Italia, nel 1859, i Savoia confiscarono l’edificio alla Chiesa e lo convertirono in caserma per avere un punto d’appoggio in città – una sorte che accomunò molti edifici ecclesiastici dell’epoca – e tale fu il suo impiego fino a quando, sotto il fascismo, divenne nel 1925 un manicomio criminale, assumendo la denominazione di Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) nel 1975.
Nell’OPG, come carcere destinato a criminali con patologie psichiatriche, venivano recluse più di 250 persone a fronte di una capienza di 150 e non furono pochi gli episodi di autolesionismo tra gli internati che vivevano in pietose condizioni di isolamento, con scarsi contatti consentiti con il mondo esterno. Nel settembre 2004 la Commissione parlamentare sulle carceri visitò la struttura e l’ASL competente dichiarò la struttura inagibile per le condizioni esterne e interne in cui riversava, completamente inadeguate rispetto alla tipologia di istituto, per il quale non bastò il programma di ristrutturazione messo a punto dall’amministrazione.
La struttura, sede di gravi violazioni dei diritti umani, venne così chiusa nel 2008 e i detenuti furono affidati al carcere di Scampia-Secondigliano, lasciando un patrimonio di cortili, giardini, campi da calcio, cucine, un teatro e una chiesa chiusi e completamente inutilizzati, abbandonati a sé stessi come gli internati che per anni vi sono stati segregati.
L’OCCUPAZIONE DELL’OPG
Nacque la necessità di dare nuova vita a quel luogo di sofferenza e dolore, recuperandone e conservandone la memoria storica come simbolo di coercizione e riconsegnando alla collettività spazi e opportunità di crescita di cui la città aveva bisogno. L’edificio, di proprietà del demanio, era ancora sotto la soprintendenza della Polizia Penitenziaria quando il 2 marzo del 2015 fu occupato da un gruppo di studenti, lavoratori e militanti del CAU, aiutati dagli abitanti di Materdei, in vista della cessazione definitiva degli OPG che, per via di svariate proroghe, si concretizzò solo nel periodo tra i mesi di marzo e maggio dello stesso anno.
L’occupazione generò un importante movimento affettivo che rese la struttura attivamente frequentata, ma nonostante la consistente partecipazione popolare, le iniziative realizzate, i lavori di pulizia e di ripristino dell’istituto che furono messi a punto in brevissimo tempo, la Polizia Penitenziaria denunciò l’azione collettiva intimando lo sgombero degli occupanti. Un mese dopo ebbe inizio un iter complesso con il Comune di Napoli per il passaggio di proprietà permesso dalla Legge Marino, la quale prevede che gli OPG dismessi possano diventare proprietà dei Comuni che accettano di acquisire il bene del Demanio, procedura rallentata per gli abusi edilizi che vi sono stati effettuati nel tempo da parte della Polizia Penitenziaria.
NUOVA VITA ALL’ORMAI EX OPG: NASCE JE SO’ PAZZO
Da questo momento storico, vengono riscritte le sorti dell’imponente edificio seicentesco che rischiava di restare abbandonato all’incuria, di ergersi come un triste monito, rappresentazione di oppressione, abusi da parte dell’autorità e reclusione. Chi sono i pazzi, allora? Gli internati che sono stati rinchiusi in carcere senza ottenere le cure che gli spettavano o forse la società stessa che chiude le porte a un bene pubblico, che priva i cittadini di spazi di sviluppo e occupazione, ma anche di divertimento e mutualità?
“Je so’ pazzo” se lo dicono invece i giovani che hanno scelto di ribellarsi a questo stato di cose, per recuperare quei margini di libertà e bellezza che tutti i giorni gli vengono sottratti. Lo scopo della comunità eterogenea che si è riappropriata di questo spazio è stato quello di creare uno spazio di condivisione, socialità e attivismo, di cura verso il prossimo, di aiuto verso il più debole, per ribaltare la storia che raccontano le mura di questa struttura, su cui possono ancora essere lette le scritte – grida d’aiuto – lasciate dai detenuti.
Per motivi di preservazione storica, non tutti gli ambienti sono stati infatti rimessi a nuovo e adoperati per le attività collettive: con un accompagnatore che apra i lucchetti, è infatti ancora possibile recare visita alle celle anguste e agli stretti corridoi di quello che un tempo era il carcere, che fu rapidamente sgomberato lasciando incustoditi gli oggetti personali di guardie e detenuti.
COSA SI FA ALL’EX OPG?
Le attività e i servizi proposti dall’ex OPG Occupato “Je so’ pazzo” sono numerosi e variegati; vengono calendarizzati dall’assemblea settimanale di gestione degli abitanti del quartiere e sono gratuiti per chiunque voglia prenderne parte. Per quanto riguarda l’ambito Salute e Benessere, la struttura è dotata di uno Sportello d’Ascolto con psicologi e psicoterapeuti, che mantiene un legame con la storia della struttura e risponde a un bisogno fondamentale della società spesso trascurato, la possibilità di dar voce a un malessere psichico.
Inoltre all’interno del centro si trova anche un Ambulatorio Popolare, riconosciuto dal Comune di Napoli, e una Farmacia Popolare messa su grazie alla collaborazione con il Banco dei Farmaci e le ASL, che forniscono medicinali da distribuire all’occorrenza a persone in condizioni di indigenza e migranti.
Sul versante più politico, grandi traguardi sono stati raggiunti con lo Sportello Legale, che negli anni è riuscito a far ottenere numerosissimi permessi di soggiorno a migranti, facendo informazione in merito ai loro diritti e denunciando i CAS che riversano in condizioni poco idonee all’accoglienza. È stata attivata una Camera Popolare del Lavoro e una Cassa di Resistenza, portando avanti nel tempo una campagna contro il lavoro nero, specie nell’ambito della ristorazione.
Non mancano gli spazi per le attività ludico-ricreative. La vecchia Sala colloqui dell’OPG è stata convertita in aula studio, è stata costruita l’unica parete di arrampicata indoor presente a Napoli, rimesso a nuovo il campetto da calcio, insonorizzata una stanza e dotata di tutte le apparecchiature per una radio FM. Le attività proposte variano semestre per semestre, sono sempre presenti però corsi di teatro, di lingua, di regia, atelier di pittura e scultura ed è stata persino resa disponibile una palestra con tutti gli attrezzi necessari per l’allenamento.
Questo è solo un breve riassunto di tutto ciò che è stato reso possibile dagli attivisti dell’ex OPG “Je so’ pazzo”, una realtà ricca di bellezza, di voglia di esserci per l’altro e di fare la differenza. Per ulteriori informazioni, vi invito a seguire i loro profili social – Facebook e Instagram –, per aggiornamenti in merito ad eventi, attività e mobilitazioni popolari!
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