30 Giu 2023

Decolonize Your Eyes: a Padova l’Università esce in strada

Giulia Grechi, Paola Cosma, Cadigia Hassan e Gustavo Garcia ci accompagnano in un viaggio tanto virtuale quanto reale per le vie di Padova. Lo scopo? "Decolonizzare i nostri occhi" e cambiare l'immaginario figlio di un'epoca coloniale che continua a vivere nell'odonomastica e nella quotidianità delle nostre città. Tutto questo fa parte di Decolonize Your Eyes, un progetto nato nel rione Palestro grazie ai collettivi di Quadrato Meticcio. Proprio da loro ci siamo fatti raccontare in che modo i videogiochi possono avere un ruolo a livello culturale e sociale, avvicinando le persone a un linguaggio più digitale. L’articolo fa parte di una serie di approfondimenti, realizzati in collaborazione con Hangar Piemonte, per raccontare la trasformazione culturale di persone, organizzazioni e comunità.

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Padova, Veneto - Padova, come tante altre città del nostro paese, ha molti riferimenti alle colonie italiane nell’odonomastica e nell’architettura. Non sono solo gruppi “dal basso” a cercare di ri-significare questi luoghi, ma a volte anche le istituzioni: nel 2020 l’Università di Padova, con Annalisa Frisina, professoressa associata di Sociologia, attraverso il laboratorio di Visual Research Methods ha avviato una serie di riflessioni e sperimentazioni tutt’ora in corso, portate avanti insieme a italiani/e afrodiscendenti. Ne sono nati un percorso di video partecipativo e alcune passeggiate urbane con studentesse e studenti, che si sono lasciate/i interpellare dalle tracce coloniali disseminate nella città.

Un esempio virtuoso di come un’istituzione possa essere all’altezza del suo ruolo e della responsabilità di costruire un sapere trasformativo, connesso alla città e alle tante comunità spesso marginalizzate, nell’ottica di di costruire reti e percorsi di mediazione per dare nuovi significati ai nostri spazi pubblici, più rispettosi della qualità transculturale della cittadinanza. Qui il racconto di questi processi, nelle parole di chi li ha costruiti e realizzati.

Copia di 20 giugno 2020 wisdom reporter intergergenerazionalita
DYE – DECOLONIZE YOUR EYES, PERCORSI DECOLONIALI FATTI IN STRADA 

Paola Cosma – Il mio fare attivismo nell’associazione di calcio popolare Quadrato Meticcio a Padova mi portava e mi porta tra le strade, i fazzoletti di terra nella corte, le case gialle con i balconi a ringhiera, gli anziani con i cani, i ragazzini con il pallone tra i piedi, le donne in hijab tra le spezie. All’università si erano insediati nella mia testa concetti che non mi avrebbero abbandonato più e che mi avrebbero dato strumenti per migliorare il mio attivismo nell’Associazione, situata in Piazza Caduti della Resistenza – fino al 2005 Piazza Pietro Toselli – in rione Palestro, da cui tutto ha inizio.

Si dice che bisogna togliere i giovani dalla strada, ma nel rione questo è impossibile: hanno case piccole e pochi spazi da poter condividere o in cui incontrarsi che non siano supermercati o fast food. Ri-portarli in strada attraverso l’attivismo e aprendo delle pratiche di riflessione e apprendimento comunitario è la soluzione. I saperi accademici escono dalle mura e attraversano le strade con diverse modalità: letture, canzoni rap, esperienze personali riconoscendo “il valore di ogni singola voce” (b. hooks, Insegnare a trasgredire, Meltemi 2020, p. 72).

Attraversando vie come Adua, Amba Aradam, Tembien, Tripoli, Eritrea, P. Toselli, R. Giuliani e tante altre, passo dopo passo i soggetti prendono il microfono, uscendo dalla passività: sotto ogni cartello stradale viene apposto uno nuovo, suggerito dai partecipanti che raccontano protagonisti positivi che hanno lottato per l’uguaglianza sociale e contro l’oppressione. Producendo contro-narrazioni i corpi e le voci superano i limiti e sconfinano andando a turbare strutture rigide, come le stesse targhe apposte e i monumenti, contrastando il discorso narrativo coloniale che lasciava e lascia nel silenzio e nella marginalizzazione le minoranze culturali.

Copia di amba aradam fatima

Decolonize Your Eyes è aver appreso nuove prospettive sul colonialismo raccontato sui libri scolastici con le metafore delle “battaglie per le scatole di sabbia” e del “posto al sole”, scoprendo con dolore l’orrore, i campi di concentramento, l’iprite, il madamato, le leggi razziali, yekatit 12, la segregazione, la morte. DYE è essermi assunta la responsabilità di contrastare le disuguaglianze sociali, stando accanto a chi le disuguaglianze le vive.

NOTE AUTORIFLESSIVE SUL PER(CORSO) DECOLONIZE YOUR EYES

Cadigia HassanPartecipare alle azioni del collettivo Decolonize your eyes mi ha fatto riflettere sulle dinamiche macro e micro della sopraffazione, del dominio e della razzializzazione che si intrecciano anche con la storia della mia famiglia. Tra ottobre e novembre 2020 ho frequentato il laboratorio di Visual Research Methods condotto da Annalisa Frisina, docente di Metodologia e tecniche della ricerca sociale qualitativa all’Università di Padova, contribuendo alla realizzazione del video Decolonizzare la città. Dialoghi visuali a Padova, per il quale ho rivestito anche il ruolo di co-protagonista assieme ad altre cinque “colleghi” afrodiscendenti: Mackda Ghebremariam Tesfau, Wissal Houbabi, Emmanuel Mbayo Mertens, Ilaria Zorzan, Viviana Zorzato.

La parte teorico-pratica del laboratorio è stata arricchita dal contributo di esperti in vari ambiti, a conferma dell’interdisciplinarietà  della ricerca visuale: Dagmawi Ymer (regista), Gaia Farina (Sociologa), Alessandro Pes (storico), Salvatore Frisina (antropologo e film maker), Uber Mancin (film maker). 

I saperi accademici escono dalle mura e attraversano le strade con diverse modalità: letture, canzoni rap, esperienze personali riconoscendo “il valore di ogni singola voce”

L’esperienza ha allargato i miei orizzonti culturali, aiutandomi a prendere in considerazione altre prospettive e a negoziare su cosa inglobare e restituire. Ho imparato che è proprio da questa autoriflessività che bisogna partire: dalla consapevolezza che il nostro sguardo non è neutro, ma in qualche modo “colonizzato” da influenze sedimentate. Decolonizzare il proprio sguardo è una sfida per tutti noi e in questo lo studio della storia, l’ascolto di una pluralità di voci, la disposizione alla criticità e all’autoriflessività aiutano.

DECOLONIALITÀ, MEMORIA E POSIZIONAMENTO AUTOETNOGRAFICO ATTRAVERSO I WALKING METHODS A PADOVA

Gustavo Garcia – I simboli, le parole, non sono neutre. Vengo dal continente dove si è svolto uno spartiacque storico: nel 1492 Cristoforo Colombo giunse all’isola di Quisqueya ribattezzata Hispaniola e innescando in Abya Yala – ribattezzata America – un processo di costituzione della differenza coloniale su scala planetaria. Le ferite storiche del continente americano e dei Caraibi sono le ferite che incarno come soggetto razzializzato, afro-venezuelano, ora come migrante in Italia.

Copia di cadigia intervento via benadir 2021
DALLA PARTE DELLE FORMICHE 

Una fanzine interattiva chiamata The ants point of view è stata la proposta del gruppo con cui ho partecipato al corso Metodi qualitativi e visuali per la ricerca sociale della sociologa Annalisa Frisina dell’Università di Padova. L’idea fu, attraverso i walking methods, fare una gita tra alcuni luoghi di Padova in cui le tracce del colonialismo italiano sono visibili, fondamentalmente nell’odonomastica del quartiere Palestro situato nella periferia della città. I contenuti multimediali: musica, poesie, commenti, biografie, si usano come strategia per mettere in discussione i luoghi comuni sul colonialismo italiano.

COLONIALITÀ, NON COLONIALISMO

All’università di Bologna abbiamo partecipato al seminario Risignificare creativamente le tracce urbane del colonialismo italiano con la Professoressa Ruba Salih. Partendo dal concetto di colonialità del potere di Anibal Quijano, la modernità emerge come un sistema planetario razzista-capitalista che ha creato le condizioni epistemiche e strutturali per lo sfruttamento e il controllo dei corpi neri, della loro terra, risorse e lavoro: “La modernità e le sue categorie razziali sono costruite in relazione alla storia coloniale. Dobbiamo tracciare le continuità tra coloniale e postcoloniale”(Salih).

ROMPERE IL COLONIALISMO PIETRIFICATO

Come parte di questo percorso riflessivo, ho partecipato come discussant insieme alle sociologhe Annalisa Frisina e Mariam Camilla Rechchad, nella proiezione del documentario Stonebreakers di Valerio Ciriaci. Abbiamo visto le mobilitazioni del movimento Black Lives Matter, movimenti indigeni e latinoamericani attraverso azioni dirette iconoclaste, anche attività artistiche del collettivo Black Quantum Futurism di Philadelphia sull’afrofuturismo. Le voci del sud globale vengono criminalizzate quando mettono in crisi le mitologie bianche. Con i walking methods le città, le piazze, le strade diventano per i soggetti subalterni spazi di disputa di significati, di memoria in cerca di giustizia. 

Copia di toselli kebedech
BIOGRAFIE

Cadigia Hassan, italosomala, è attivista e mediatrice interculturale, da anni impegnata nelle tematiche di genere e migrazione. Nel 2007 è stata nominata ambasciatrice di Pace dalla WFWP – Women’s Federation for World Peace. Per Vides Veneto è coordinatrice e docente dei corsi di italiano L2 per stranieri.

Paola Cosma è una ricercatrice, attivista e regista indipendente. Si è laureata in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale con una tesi Figure femminili nel cinema delle banlieues presso l’Università di Padova. E’ attivista  nell’ASD Quadrato Meticcio e Decolonize Your Eyes. Conduce il doposcuola di quartiere presso l’Asd, organizza eventi e attività sociali e realizza prodotti audiovisivi, utilizzandoli come strumento di relazioni sociali e ricerca sociale in particolare con minori e adolescenti.

Gustavo Alfredo Garcia Figueroa è venezuelano, afrodiscendente, sociologo, editore e attivista antirazzista. Borsista di ricerca PRIN MOBS  per il progetto “Nuovi immaginari politici e solidarietà antirazzista. Future labs con migranti e attivisti” con focus sulle esperienze delle persone razzializzate. In Venezuela ha lavorato come coordinatore del gruppo di operatori sociali del Dipartimento di Urbanistica del Comune di Caracas. Ha fatto ricerca e didattica sulla produzione sociale dell’abitare nelle baraccopoli della capitale e sulle condizioni sociali delle persone con disabilità. Ha insegnato nell’Istituto di Investigaciones Estrategicas sobre Africa y su Diaspora (Caracas). 

In Italia ha frequentato il master in Sociologia all’Università degli studi Roma Tre. Attualmente frequenta la magistrale Pluralismo Culturale, Mutamento Sociale e Migrazioni presso l’Università degli Studi di Padova. Collabora con la redazione della piattaforma Melting Pot Europa Melting Pot Europa. Editore della casa editrice indipendente padovana Oso Melero specializzata in letteratura latinoamericana, caraibica e migrante per l’infanzia.

Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti frutto della collaborazione fra Hangar Piemonte e Italia Che Cambia che ha lo scopo di raccontare la trasformazione culturale che stanno mettendo in atto persone, organizzazioni e intere comunità intorno a noi.

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