Inclusività: la piscina di Alassio e la Comunicazione Aumentativa Alternativa
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Savona - Marco è un bambino di sei anni, alto una spanna in più rispetto ai suoi coetanei. Capelli castani corti e spesso spettinati. Ha difficoltà a esprimersi e a comprendere ciò che gli viene detto: la frustrazione e la rabbia per non riuscire laddove vorrebbe sono ogni tanto così alte che per non soccombere inizia a lanciare oggetti che gli capitano vicini e a urlare forte. Cerca così di portare fuori il suo disagio, il suo sentirsi solo. Marco ama nuotare e la sensazione di libertà, quando si trova in piscina e si abbandona a pancia in su, immaginandosi un pesce in mare aperto.
Ma i rumori lo riportano sempre indietro e ogni cosa è complessa: l’ordine delle azioni da compiere per poter entrare in acqua, ricordare ogni cosa. Sono troppe le scritte e le indicazioni. Troppe anche le regole, le parole comunicategli e non comprese. E così il piacere viene spesso superato dalla frustrazione.
Marco non è solo: sono tante le persone che ogni giorno provano sensazioni ed emozioni simili. Da anni per supportare lui e altri bambini e bambine – ma anche adulti – a comunicare, e quindi a vivere meglio la loro quotidianità, si è diffuso uno strumento di inclusività innovativo quanto fondamentale: la Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA).
Si tratta infatti di un approccio che ha lo scopo di offrire alle persone con bisogni comunicativi complessi la possibilità di comunicare tramite altre modalità, le quali si affiancano spesso a quella orale. «Il suo scopo1 non è infatti unicamente quello di fornire strumenti comunicativi alternativi, ma anche quello di sviluppare le abilità di comunicazione, che sono innanzitutto il desiderio di comunicare, un oggetto da comunicare, la possibilità di comunicare con partner abili e informati e infine gli strumenti adatti per portare avanti la comunicazione».
Per questo motivo, l’intervento di Comunicazione Aumentativa Alternativa non richiede alcun tipo di prerequisito, se non la possibilità di creare occasioni di comunicazione. «Inoltre, la possibilità di esprimere, seppure talvolta in maniera limitata, il proprio pensiero o desiderio, limita il sentimento di angoscia e frustrazione legato all’impossibilità di farsi capire, riducendo anche in maniera proporzionale lo stress della persona con bisogni comunicativi complessi e il presentarsi di comportamenti problematici».
In Liguria ad oggi una sola piscina utilizza la CAA al suo interno e si trova ad Alassio. La località marittima conosciuta per i suoi divertimenti e le sue spiagge chiare e sabbiose è stata la prima città a sperimentare nuovi strumenti di comunicazione, per rendere l’esperienza in acqua accessibile a tutti e tutte. In questo caso infatti si è optato per installare diverse illustrazioni semplificate, affiancate da scritte, in diverse aree della piscina, per consentire a persone con bisogni speciali di comprendere le azioni da compiere nei diversi luoghi, e stimolare in questo modo la loro autonomia.
A supporto del progetto, ha collaborato anche la dottoressa Calabrese, che oltre a essere supervisore del progetto ISA, è anche insegnante della classe IV del Liceo Scienze Umane Maria Ausiliatrice di Torino. In collaborazione infatti con gli istruttori di nuoto della Gesco, ha coinvolto i propri allievi per decodificare gli spazi della piscina di Alassio in immagini che potessero essere intuitive, semplici e funzionali.
Oltre ai cartelli affissi nella struttura sono state anche create illustrazioni e messe a disposizione a bordo vasca di chiunque ne senta la necessità, che consentono di comunicare bisogni, desideri ed emozioni. L’Assessora alle Politiche Sociali Franca Giannotta e l’Assessora alle Pari Opportunità Patrizia Mordente hanno dichiarato: «Si tratta della prima esperienza di CAA presso una piscina ligure. Abbiamo voluto valorizzare e promuovere anche le diverse esperienze di inclusione e accessibilità attuate della nostra cittadina su iniziativa dell’Assessorato alle Politiche».
«Un esempio è il Peba, il Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche – proseguono le amministratrici –, importante strumento per l’ accessibilità, finalizzato alla indipendenza e piena partecipazione di tutte le persone alla vita sociale, non solo disabili, così da garantire una città senza barriere e inclusiva. Vi sono poi il progetto Nonunomeno social Bar, concreto esempio di inclusione svolto nella caffetteria e tavola calda della biblioteca, il Sostegno educativo, Creativa-mente e lo Spazio genitori: una serie di interventi volti all’inclusione di minori disabili e sostegno alle loro famiglie».
Note: 1 www.fareleggeretutti.it/cosa-e-la-caa-comunicazione-aumentativa-alternativa
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