21 Giu 2023

Appennino Tosco Emiliano: 16 milioni per un nuovo impianto, ma qual è l’impatto sul territorio?

Scritto da: Enrico Becchi

Nella zona dell'Abetone, sull'Appennino Tosco Emiliano, la gente si sta mobilitando contro il progetto di un impianto sciistico di un importo pari a 16 milioni. Se da un lato le istituzioni ritengono che esso sia necessario per completare l'offerta turistica del comprensorio, dall'altro i numerosi comitati esprimono forti perplessità non solo sull'impatto che l'impianto avrà sul territorio, ma anche sulla strategia di gestione della montagna, sempre più cementificata e massificata.

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Pistoia, Toscana - In molte zone di montagna gli investimenti consapevoli mancano, i servizi primari diminuiscono, i centri abitati si spopolano. E quando finalmente si sceglie di investire, spesso il timone viene orientato verso progetti discutibili. È quello che è già successo varie volte, in Italia, quando si parla di sviluppo della montagna. Ed è quello che sta accadendo anche questa volta sull’Appennino Tosco Emiliano: associazioni locali e Amministrazioni comunali e regionali discutono sulla fattibilità di un nuovo progetto che, investendo quasi 16 milioni di euro, realizzerebbe un nuovo impianto funiviario a cavallo delle Province di Pistoia e Modena.

STORIA E DETTAGLI DEL PROGETTO

Ci troviamo nella zona dell’Abetone, dove le bellezze naturalistiche, i numerosi sentieri per trekking e mountain bike e i 50 chilometri di pisce da sci, rendono quest’area uno dei comprensori del turismo montano invernale ed estivo più rinomati dell’Appennino Tosco Emiliano e del Centro Italia.

appennino tosco emiliano 1

La vicenda prende il via già nel 2016, con un accordo di programma – sottoscritto poi nel 2017 – fra Governo, Regione Emilia Romagna e Regione Toscana: si prevede di potenziare le stazioni sciistiche fra Doganaccia, in Toscana, e Corno alle Scale, in Emilia, costruendo due nuovi impianti a fune su entrambi i versanti. In Emilia molte associazioni locali si oppongono, costituiscono un Comitato, ricorrono al TAR, aprono un sito internet dedicato. Poi la questione rimane in stallo per diversi anni.

Fino ad arrivare al 9 marzo 2023. In Provincia di Pistoia viene depositato uno studio di fattibilità per il nuovo impianto sul versante toscano. Una funivia con stazione di partenza in località Doganaccia e stazione di arrivo in località Prato alla Nevosa, nei pressi del Lago Scaffaiolo. Visto che esistono già due impianti – Cutigliano-Doganaccia e Doganaccia-Croce Arcana – quello nuovo consentirebbe di “chiudere il cerchio” collegando Croce Arcana e Lago Scaffaiolo. Costo totale 15.700.000 euro, di cui 5.7 a carico dello Stato e 10 a carico della Regione Toscana.

Secondo la Regione si tratta di un’occasione da non perdere e di un progetto che rientra in una visione d’insieme più grande. C’è il nullaosta della Soprintendenza, le risorse sono già stanziate, il FUNT – Fondo Nazionale del Turismo assegna alla Toscana quasi 3 milioni. I fondi non possono essere destinati altrove e andranno persi se le opere non saranno realizzate entro la fine del 2024. Per quel che riguarda altri progetti, come la ristrutturazione del centro visite della Casetta Pulledrari (Pistoia) la Regione sta già lavorando a orientare altri fondi in questa direzione. Fra l’altro, i due progetti non sono scollegati, perché “senza il collegamento funiviario perderebbe di senso un investimento regionale di dimensioni consistenti anche sul centro visite”. 

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IL PUNTO DI VISTA DELLE ASSOCIAZIONI

Più di venti associazioni locali non sono della stessa opinione dell’Amministrazione. Hanno tenuto un convegno sul tema, hanno inviato un documento con loro osservazioni a Consiglieri, Giunta e Presidente della Regione Toscana e hanno organizzato una manifestazione che ha visto la partecipazione di quasi 500 persone provenienti da tutto l’Appennino Tosco Emiliano.

Come emerge dal recente rapporto di Legambiente Nevediversa 2023, in Italia gli impianti di risalita al di sotto dei 1800 metri – e questo rientra nel caso – soffrono di mancanza di neve naturale; infatti il 90% delle piste del Paese è innevato artificialmente. Nel comprensorio del Corno alle Scale molti impianti hanno subito danni o sono stati chiusi a causa dell’aumento di eventi estremi, in particolare ventosi. E quelli di Abetone, giusto lo scorso aprile, hanno ricevuto dalla Regione un indennizzo di 900.000 euro, ultimo di una lunga serie, per mancate entrate a causa della poca neve per il periodo novembre 2022-gennaio 2023.

In Italia gli impianti di risalita al di sotto dei 1800 metri soffrono di mancanza di neve naturale; infatti il 90% delle piste del Paese è innevato artificialmente

Fra strade di servizio per il cantiere, macchinari, fondazioni delle stazioni, fogne e linee elettriche, l’impatto sulla geomorfologia e sull’idrogeologia locali sarebbe notevole. Come anche quello sulla biodiversità: per le sue particolarità naturalistiche, l’area è dichiarata ZSC – Zona Speciale di Conservazione – dal 2016, fa parte della Rete Natura 2000 e come tale esclude la costruzione di infrastrutture che possano danneggiare flora, fauna e paesaggio. 

Il progetto non tiene conto del fatto che viabilità, parcheggi e strutture ricettive, come il rifugio Duca degli Abruzzi, non sarebbero in grado di sostenere il flusso di turisti. O dell’inconveniente che gli sciatori dovrebbero percorrere a piedi i quasi 600 metri che separano i due futuri impianti, in una zona con terreno impervio, ghiaccio e forte vento. Per di più, manca uno studio sui costi di gestione a regime. E la stima sul flusso di visitatori necessario per pareggiare i costi di progetto e manutenzione sfida qualsiasi scenario realistico

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L’area interessata dal progetto
UN’ALTRA MONTAGNA È POSSIBILE

In particolare, l’obiezione principale delle associazioni è che ci sono ben altri modi con cui investire tutti questi fondi per la vita della montagna. Trasporti pubblici, viabilità, strutture sanitarie, telecomunicazioni, recupero di strutture in disuso. Fino anche a modelli di cooperazione sociale, di economia circolare o di sovranità energetica o alimentare. Tutto questo insieme consentirebbe sul serio uno sviluppo della montagna. Una montagna che diventerebbe davvero vivibile anche per persone con disabilità, che ultimamente sono state strumentalizzate per accusare la protesta delle associazioni di discriminazione. 

«Non siamo quelli che dicono sempre “no”, che bloccano il traffico, che imbrattano opere d’arte. Semplicemente, la nostra filosofia è il rispetto della vita tutta, umana e non», dichiarano all’unanimità le associazioni. «Per noi la montagna non è qualcosa da mettere sotto una campana di vetro, ma non è nemmeno un luna park. È bene che si facciano investimenti, ma la vera cultura della montagna è il frutto di secoli di tradizioni fatte di sintonia e sinergia fra uomo e natura. E un progetto come questo sembra promettere soltanto danni certi, guadagni per i realizzatori e vantaggi irrealistici per la comunità».

PER APPROFONDIRE

Osservazioni delle associazioni

Portale Toscana Notizie

Elenco associazioni aderenti

Sito costruito dalle associazioni emiliane nel 2016

Rapporto Nevediversa Legambiente

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