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Siracusa - In molti la chiamano “la signora dei gatti”, riferendosi alla sua passione per questi felini che compaiono spesso nei suoi libri. La scrittrice siracusana Annamaria Piccione però non parla certo solo di gatti, ma nella sua vastissima produzione letteraria – a oggi ha scritto 111 libri – ciò che spicca oltre alle riscritture di grandi classici a portata di bambini e bambine sono soprattutto, tematiche relative a diritti civili, migrazioni, mafia ed empowerment.
Una produzione vastissima che è partita tanti anni fa, quando Annamaria, dopo la laurea a Padova in scienze politiche, ha capito che la sua strada era quella della scrittura. E ha cominciato a muoversi nell’ambito della letteratura per ragazzi e bambini –quella che, ancora qualche anno fa, qualcuno snobbava e considerava inferiore – pubblicando con le maggiori case editrici italiane tra cui Feltrinelli, Einaudi, Mondadori, Piemme, De Agostini e con editori indipendenti come Verbavolant, Lunaria edizioni – casa editrice legata a Gammazita – e Matilda editrice, su temi più disparati.
LE RISCRITTURE DEI CLASSICI E DELLE TRAGEDIE GRECHE
«In realtà, credo sia davvero tutto collegato. Ormai da tanti anni cerco di superare la trappola tematica e pedagogica del fermarmi a pensare a cosa posso insegnare con la mia scrittura perché questo tradisce il reale valore della lettura. La lettura è un atto di profonda libertà: basta pensare che in latino liber significa sia libero sia libro», sottolinea Annamaria Piccione, che oggi vive tra Siracusa e Palermo, in due case di fronte al mare con il marito Ugo, i suoi cani e i suoi gatti.
«E questo valore della lettura come mezzo di liberazione – continua la scrittrice –, mi fa amare profondamente le riscritture dei classici ,a partire dalle tragedie greche, passando per i miti greci, fino ad approdare alla Divina Commedia e ai Promessi Sposi, che per me sono fondamentali per consegnare anche a chi non ha gli strumenti adatti, che non sono necessariamente solo i bambini, la bellezza di un testo antico».
Proprio per questo, sin dal 2007 Annamaria Piccione ha pubblicato decine di “riscritture”: «Non considero il termine “divulgativo” una parolaccia, anzi. Divulgare significa arrivare a tutti e per me questo è un approccio alla scrittura e alla cultura molto democratico», sottolinea. L’attività di riscrittura scaturisce da un episodio personale, ovvero a quando si accorse che suo nipote, allora ancora bambino, non riusciva a seguire una bellissima tragedia al Teatro Greco di Siracusa.
«Pensai che fosse ingiusto negare ai bambini la ricchezza di un testo del genere e decisi che ne dovevo scrivere una versione per loro. Credo che il Teatro Greco sia foriero di tematiche universali e sempre attuali e non c’è nulla di più bello che poterlo rendere accessibile a tutti». Da allora, in 15 anni, le riscritture – non solo delle tragedie classiche dell’Inda – si sono susseguite, fino ad arrivare all’ultima che sta per essere pubblicata da Mondadori con il titolo “Le leggende dell’Antica Roma raccontate ai bambini”, dedicato alle storie latine, da sempre seconde rispetto a quelle greche.
LA PRODUZIONE LETTERARIA DI ANNAMARIA PICCIONE TRA EMPOWERMENT, DIRITTI E MAFIA
Non solo riscrittura, però. Nella vasta produzione di Annamaria spiccano testi sulla mafia, sulle migrazioni e sull’empowerment. «Quella dell’identità di genere è un tema che fa parte non solo dei miei libri, ma proprio della mia vita. Posso dire con certezza che io non mi sono mai sentita sminuita come donna e nessuno mi ha mai detto “non puoi farlo per via del tuo genere”. Forse sono fortunata ad appartenere a una generazione [è nata nel 1964, nda] di femministe storiche che purtroppo è precedente al sistema successivo, in cui la donna è stata riportata a un ruolo di oggetto».
Per tutti questi motivi, Annamaria Piccione considera la scrittura uno strumento politico, nel senso del vivere nella polis. «Con i mie libri, provo a rimettere le cose com’erano, come mi piacevano e vorrei riportare tutto a quella mentalità di quando ero giovane. Il fatto che a volte, ad esempio, si debbano specificare delle cose o si debba fare una battaglia sul genere delle parole e sull’etimologia mi sembra davvero allucinante».
Perché, come sottolinea la scrittrice, «una persona può anche usare il maschile, ad esempio dire “il premier”, a patto che sia consapevole che sta commettendo un errore grammaticale. Io non mi farei mai chiamare scrittore e nessuno si sognerebbe di farlo e invece persistono delle resistenze in ambiti di potere. Ecco, per me la scrittura è questo: cercare di essere naturale, così naturale che non ha bisogno di diventare una lotta perché è un’ovvietà».
ANNAMARIA PICCIONE: “LA COSTITUZIONE È BUON SENSO CODIFICATO”
Ovvietà che, secondo la scrittrice siracusana, si riducono al poter fare semplicemente riferimento alla nostra Costituzione, che è più avanti di tante persone contemporanee: «L’articolo 3 parla chiaro. “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. La costituzione è buon senso codificato».
E invece di battaglie per i diritti, per le parole, per l’autodeterminazione, persone come Annamaria Piccione continuano a farne quotidianamente, anche semplicemente condividendo dei post sui social e dicendo sempre quello che pensano. «Se per attivista si intende scendere in piazza ogni secondo per qualunque cosa, forse non lo sono, ma di sicuro, se io penso che una legge è ingiusta posso anche pensare di non adeguarmi. Diciamo che se fossi vissuta durante le leggi fasciste, di sicuro non sarei stata a guardare mentre portavano via i miei vicini».
E con questo bagaglio di conoscenza e senso critico, la scrittrice siracusana da anni viaggia in lungo e in largo per il Paese, invitata nelle scuole, nei festival e nelle librerie per incontrare migliaia di bambini da cui continua a trarre energia e ai quali prova a trasmettere il suo amore per i libri e la scrittura. Ed è convinta che ai giovanissimi, con le dovute e giuste parole, si possa e si debba parlare anche di tematiche importanti ma sempre usando il linguaggio adatto e senza negare loro il potere della conoscenza.
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