Addio a Matteo Romagnoli: dalla musica alla vita indipendente, ecco la sua eredità
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Bologna, Emilia-Romagna - Quando penso a un’Italia Che Cambia, penso a tutte le persone che nella loro quotidianità compiono delle rivoluzioni. Oggi [venerdì scorso, ndr] ho saputo della scomparsa di un amico che rappresentava in pieno questo cambiamento, un amico non solo mio ma di molti e di molte. Matteo Romagnoli, classe 1980, è stato il fondatore dell’etichetta discografica bolognese Garrincha Dischi e manager de Lo Stato Sociale.
L’ho conosciuto più di quattro anni fa insieme ai regaz, ma se dovessi raccontarvi il momento esatto in cui ci siamo incontrati non ne ho memoria perché Matteo era una di quelle persone che, dopo soli cinque minuti, avevi già la sensazione di conoscere da una vita intera. Mi ricordo che iniziammo a parlare di indi(e)pendenza, una parola che a entrambi stava molto a cuore: io iniziai a raccontargli di come Niente di Speciale, uno dei pezzi che amo di più della “sua” band, mi diede la spinta per scegliere di realizzare nella nostra città un progetto di vita indipendente dove “ogni volta che scegli, tu scegli, il tipo di schiavo che non sarai”.
Matteo, molto incuriosito dalla mia idea pazza e innovativa, iniziò a raccontarmi che prima di dedicarsi totalmente alla musica faceva l’educatore proprio per un progetto di vita indipendente insieme a ragazzi e ragazze con la sindrome di down e che l’autodeterminazione era proprio una di quelle cose che componeva insieme a loro, mettendoli al centro delle loro scelte come esseri umani, come protagonisti della propria esistenza, senza mai dover scendere a compromessi. Cosa che poi ha continuato a fare in ambito musicale.
Io avevo in mente cosa realizzare a Bologna e come far sì che le persone con disabilità non aspettassero in silenzio che qualcuno scegliesse al posto loro mentre lui aveva in mente come portare tutti quegli artisti che spesso nella scena musicale mainstream rimanevano in attesa, in prima linea nel far sentire la propria voce. Eravamo molto simili, più simili di quanto potessi immaginare!
Matteo ha scoperto e prodotto alcuni tra i principali artisti e tra le principali band del panorama musicale indipendente italiano; non solo Lo Stato Sociale, di cui era il sesto componente a tutti gli effetti, ma anche gli Ex Otago, La Rappresentante Di Lista, Gli Espana Circo Este e molti altri. È stato un visionario perché ha incoraggiato chi non si identificava nelle major a non restare nell’ombra senza privarsi della propria identità e autenticità e lo è stato anche perché riusciva a rendere musicale qualsiasi argomento incontrasse sulla propria strada.
Vi ho raccontato spesso del mio progetto Indi Mates e se adesso sto ricordando Matteo mentre guardò fuori dalla finestra il tramonto nel mio quartiere – che era anche il suo – è sicuramente anche grazie al suo preziosissimo contributo. Questa cosa la sanno in pochi perché ci tenevo a custodirla, ma oggi ho voglia di raccontarvela perché mi fa ricordare quest’amico con un sorrisone profondo.
Era il 2019, cercavo una coinquilina con cui condividere quest’idea d’abitare collaborativo, avevo molta paura, dovevo scrivere un annuncio ed ero totalmente bloccata perché non sapevo chi potesse capitarmi in casa, era come se fossi in una stanza buia dove non riuscivo più a trovare l’interruttore per accendere la luce. Lui mi disse: «Credo in te, sei forte».
La mia prima coinquilina la conobbi proprio perché mi suggerì di condividere l’annuncio anche in un gruppo Facebook di musica indipendente; lui che l’indipendenza non lo mollava un attimo, come non mollava la sua musica, quella che adesso può aiutarci a tenere il ritmo anche se c’è il dolore. La sua musica resta, come resteranno i suoi cambiamenti e le sue rivoluzioni. Matteo Romagnoli non fu solo un produttore musicale, ma anche un costruttore d’indipendenza che lascerà una grandissima eredità umana che non possiamo permetterci di lasciar morire.
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