Acqua piovana, a Milazzo una classe crea un sistema di recupero contro gli sprechi idrici
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Messina - Avete mai fatto caso che in Italia l’acqua potabile viene utilizzata per scaricare i wc, per lavare le automobili, i pavimenti e per altri usi domestici? Il nostro paese, tra quelli europei, detiene il primato per il consumo più elevato di acqua potabile: si contano circa da 150 a 240 litri di acqua al giorno per persona. Sono cifre che variano in base al periodo dell’anno, alla regione di appartenenza, alle condizioni climatiche e alle abitudini di ciascun individuo.
La quantità d’acqua che utilizziamo per bere o preparare il cibo è solo una piccola parte: circa il 96% dei litri impiegati nel corso di una giornata è destinato all’igiene personale, alla pulizia degli indumenti, alle faccende di casa e ad altre necessità. Consumi che, con un po’ di accortezza e minimo sforzo, potrebbero e possono essere ridotti di molto anche in previsione della scarsità idrica che si paventa per i prossimi anni. In Sicilia, ad esempio, è allarme siccità. È anche la regione che più di altre rischia un processo di desertificazione, tra l’altro inarrestabile.
E come ormai accade sempre più spesso, è dalle giovani generazioni che arrivano soluzioni innovative e intelligenti per mitigare i disastri climatici ormai sempre più frequenti. È il caso dell’idea nata tra i banchi dell’Istituto Tecnico e Tecnologico Ettore Majorana di Milazzo. Un progetto innovativo basato sull’efficienza energetica che si propone di ridurre gli sprechi idrici, soprattutto in ambito agricolo, recuperando l’acqua piovana.
Gli studenti della classe III, tra i 16 e i 18 anni, hanno infatti progettato un impianto di raccolta dell’acqua piovana configurabile e adattabile ad ambienti sia industriali che domestici. L’acqua viene raccolta tramite griglie di scolo poste sul terreno o tubi collegati alle grondaie delle case in grandi serbatoi ed è pronta per l’uso per irrigare i terreni attraverso la tecnica a goccia. Dai serbatoi l’acqua viene distribuita nei campi azionando una pompa sommersa che la espelle. Un sistema completamente autonomo, alimentato da energia fotovoltaica collegato a un supporto elettronico che permette di registrare dati su un computer e che stabilisce la situazione e il momento più favorevole per poter irrigare. Un’ottimizzazione a 360 gradi.
Si tratta di un impianto di raccolta dell’acqua piovana e di espulsione intelligente che tiene conto di due parametri – temperatura e umidità del terreno – per fornire un output di gestione di un sistema automatico e smart che si autoalimenta grazie all’energia solare. La gestione flessibile e sostenibile del ciclo produttivo è curata attraverso una serie di specifiche tecniche che rispondono a precise e puntuali richieste legate all’efficientamento energetico, alla diminuzione dello spreco idrico e alla diminuzione delle microplastiche, ovvero alla riduzione dei rifiuti. La presenza di una compostiera fornisce infatti i fertilizzanti necessari contribuendo alla riduzione dei rifiuti organici.
«Siamo arrivati a questo progetto per cercare una soluzione a problemi tangibili che si riscontrano giornalmente in Sicilia, lo spreco idrico da un lato e la siccità dall’altro. Siamo attenti alle tematiche ambientali, ma abbiamo una visione diversa rispetto a quella che ci viene propagandata quotidianamente. Sono problemi che secondo noi vanno affrontati insieme, contribuendo ognuno con un minimo sforzo. I cambiamenti radicali, ad esempio, come concepire di trasformare totalmente la mobilità da termica a elettrica, nonostante per noi sia motivo di studio, innovazione e sviluppo, non risolvono il problema».
A spiegarlo è Antonio Cartaregia, uno dei ragazzi della classe promotrice di questa idea innovativa, che aggiunge: «Basterebbe invece un minimo sforzo da parte di tutti che non comporta alcun danno né al nostro pianeta, perché a volte cercando di limitare un danno si va nella direzione opposta, né al livello economico. Solo per l’acqua, ognuno di noi può risparmiare e recuperare una cifra al livello di litri importante».
Grazie a questo progetto L’I.T.T. E. Majorana di Milazzo ha vinto la quinta edizione del Premio Impresa 4.0, assegnato da ABB Italia e Junior Achievement Italia, la più vasta organizzazione no profit al mondo dedicata all’educazione economico-imprenditoriale nelle scuole. Il Premio Impresa 4.0 è un concorso rivolto agli studenti delle scuole superiori, il cui obiettivo è quello di premiare l’imprenditorialità e, al tempo stesso, la capacità di integrare soluzioni digitali e sostenibili nei prodotti e nei servizi messi a punto dalle mini-imprese che aderiscono al programma Impresa in Azione.
Le classi partecipanti costituiscono delle mini-imprese a scopo formativo e ne curano la gestione, dal concept di un’idea al suo lancio sul mercato. Ogni team imprenditoriale quindi si organizza come una vera realtà aziendale, dotandosi di una struttura manageriale e di ruoli operativi, documenti, prassi e regole, con il fine di sviluppare concretamente un’idea imprenditoriale – un prodotto, un servizio, un’applicazione digitale… – e lanciarla sul mercato, abilitando una micro-attività commerciale. Nel caso della classe dell’Istituto Majorana di Milazzo, Antonio Cartaregia è l’amministratore delegato della mini-impresa costituita dalla sua classe.
Il progetto vincitore è stato già sposato da due partner: il Comune di Patti, che ha firmato uno sharing agreement, e una società che si occupa di allestimenti fieristici. «Essendo elettrotecnici ci auguriamo di riuscire a stabilizzare una partnership con aziende del settore che si occupano di produzioni di centraline per poter brevettare la parte di comando che si interfaccia con un qualsiasi impianto di irrigazione già esistente. Noi ragazzi possiamo contribuire con idee e innovazione e se vogliamo davvero concretamente fare qualcosa basta avere tanta forza di volontà. Non possiamo essere valutati solo attraverso i voti, sarebbe riduttivo, oltre che divisorio», conclude Antonio.
La maturità con cui parla e racconta di questa esperienza fa davvero ben sperare: sono davvero tantissimi i giovani che, come Antonio, hanno idee innovative e consapevolezza, ma soprattutto hanno a cuore le sorti di chi vivrà dopo di noi. Una generosità che non sempre viene dimostrata da coloro che consideriamo più “grandi”.
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