Xylella: secondo il TAR gli abbattimenti sono illegali se esistono delle alternative
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Bari, Puglia - «Il caso Xylella è paradigmatico del percorso dell’agricoltura nei nostri tempi. Distruzione dei piccoli contadini a favore della chimica delle grandi multinazionali. Una nuova forma di land grabbing». Così si è espresso qualche anno fa il professor Alberto Lucarelli, docente di Diritto Costituzionale Università di Napoli Federico II, parlando di tutto ciò che la Xylella e la politica agricola collegata hanno generato in Puglia.
In questi anni è successo di tutto e come Italia Che Cambia abbiamo cercato di seguire l’evoluzione dei fatti, dando spazio ad approfondimenti e al lavoro di realtà locali che cercavano e cercano di preservare la biodiversità salentina e di tutelare le piccole realtà agricole del territorio. Ultima in ordine di tempo, ecco la notizia segnalata da Ulivivo, comitato di cittadini e associazioni che difende gli ulivi della Puglia dalle eradicazioni, tutelando il territorio, il paesaggio, la salute e le tradizioni.
“Durante i ricorsi degli ultimi mesi, la Terza Sessione del Tar-Bari ha accolto con sei sentenze i ricorsi presentati da alcuni proprietari di Ostuni”, comunica Ulivio. “Tutti i provvedimenti impugnati sono stati annullati con delle motivazioni specifiche: in sostanza, il TAR di Bari ha riconosciuto esplicitamente che non esiste uno scenario di vera e propria emergenza fitosanitaria – del resto lo stato di emergenza è terminato nel febbraio 2016 – ma soprattutto che l’abbattimento delle piante infette e non infette, ha una valida ed efficace alternativa per contrastare la diffusione del batterio“.
È questo uno dei nodi centrali della vicenda Xylella, che va avanti da quasi vent’anni – i primi sintomi di disseccamento risalgono al 2004 –: esistono metodi che non siano il brutale eradicamento degli ulivi per contrastare il batterio? Nelle sentenze in argomento si stabilisce che l’abbattimento urgente di alberi e di olivi monumentali o con caratteristiche di monumentalità è illegittimo qualora l’obiettivo di contrastare la diffusione della Xylella fastidiosa possa perseguirsi attraverso misure fitosanitarie meno drastiche e/o alternative.
Il tema era già emerso circa un anno fa con una sentenza sempre del TAR che sembrava aprire la strada verso un nuovo approccio alla Xylella, anche se le attese sono state almeno in parte disilluse. Come spiega Ulivivo infatti, “vi è stata un inspiegabile cambio di rotta del Giudice Amministrativo sulle recenti questioni sottoposte alle sue valutazioni“. A Castellana, quattro dei ricorsi che chiedono la sospensiva degli abbattimenti fondano le loro richieste su dati oggettivi ed inoppugnabili:
- errori procedurali durante l’esecuzione dei monitoraggi, ammessi dalla stessa Regione Puglia, che ricordano tanto la definizione di “sciatteria” già verificata dalla procura di Lecce quattro anni fa. “Ci riferiamo all’individuazione di un albero inesistente da cui dipende l’abbattimento di tutti gli alberi presenti nel raggio di 50 metri, ovvero di quasi un ettaro di superficie”, sottolinea Ulivivo;
- analisi molecolari per l’individuazione delle piante infette eseguite da laboratori non accreditati ovvero che non hanno mai ricevuto l’accreditamento necessario ai sensi Regolamento (UE) 2017/625 (art. 37, comma 4) per poterle eseguire e per questo non attendibili e non valide;
- abbattimenti di piante monumentali sane, in completa violazione delle normative della stessa Regione Puglia, prima ancora che il TAR, si esprima sulla loro legittimità.
Oggi si apprende che le richieste di sospensiva dei ricorsi, discussi lo scorso 17 maggio, sono state rigettate. Nelle motivazioni addotte, il TAR di Bari afferma: “Sia l’errata geolocalizzazione degli alberi infetti, sia la mancanza di accreditamento del laboratorio che ha proceduto al campionamento e al successivo esame molecolare sulle piante non paiono influire sulla concreta individuazione di piante portatrici del batterio della Xylella fastidiosa”.
“Quindi, visto che per il TAR la corretta geolocalizzazione e l’accreditamento dei laboratori previsti obbligatoriamente dalla normativa europea non influisce sull’individuazione delle piante infette, perché continuare a spendere tanti fondi pubblici in monitoraggi e analisi?“, si chiede Ulivivo. “Si potrebbe andare a sentore, almeno si risparmierebbero tanti soldi dei contribuenti!”
Tra l’altro, fa ancora notare il comitato, “ad Alberobello si continua ad abbattere nonostante la Determina dell’Osservatorio Fitosanitario del 14/4/2023 stabilisca che per gli ulivi monumentali ricadenti nell’area di 50 metri non si procede all’abbattimento, ma gli stessi vadano segnalati alla Commissione per il riconoscimento della monumentalità e che quelli riconosciuti non possono essere abbattuti in mancanza di autorizzazione paesaggistica”. Il TAR di Bari – in senso contrario a quanto fatto fino a oggi – non ha concesso la sospensiva. I ricorrenti intendono ottenere giustizia e andare fino in fondo.
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