Il ruolo dell’informazione costruttiva in tempi “difficili”. Esistono notizie belle e brutte?
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Ogni anno, in occasione della Giornata nazionale dell’Informazione Costruttiva, a cui partecipiamo da diverse edizioni, ci troviamo a riflettere sul tipo di informazione che fa Italia che Cambia assieme a – tante? Poche? Boh, dipende dal punto di vista! – altre testate.
Da tempo ormai ci siamo staccati da quell’immagine che ci stava un po’ stretta di raccontare solo “belle storie”, e chi scrive lo sa bene essendo il curatore e il volto di una rubrica, Io Non Mi Rassegno, che si occupa di raccontare e commentare le notizie pubblicate da altri media, che vi assicuro, non sempre sono “belle notizie”. Parliamo di guerre, di pandemia, di crisi climatica ed ecologica. Argomenti capaci di mandare di traverso la colazione.
INFORMAZIONE COSTRUTTIVA IN TEMPI DIFFICILI
E allora che significa fare informazione costruttiva? E farlo in tempi “difficili”? Che poi, sono mai esistiti tempi che abbiamo definito facili? Credo che ci sia un fraintendimento di fondo, che è utile chiarire da subito: fare informazione costruttiva non significa fare informazione positiva o riportare solo “belle notizie”. Certo, continuiamo a raccontare storie di cambiamento positivo, perché contribuiscono a costruire un immaginario differente.
Ma sarebbe davvero costruttivo ignorare anche i problemi? Se andassi dal medico con una grave patologia, non vorrei che mi dicesse che va tutto bene. Vorrei invece che mi facesse una diagnosi accurata, mi spiegasse cosa posso fare e mi mostrasse – allora sì – esempi di persone che hanno superato con successo il mio stesso problema o che magari hanno addirittura “colto” quell’occasione, quella crisi, per cambiare vita. Un po’ come ci racconta Brunella Bonetti nella sua rubrica Moderne Persefone.
In questo senso, notizie “positive” e notizie “negative” – passatemi la sciocca semplificazione della complessità del mondo – sono del tutto complementari. Come posso costruire un cambiamento efficace se prima non ho chiaro il quadro di partenza da cui muovo i miei passi? Come faccio, ad esempio, a lavorare nel campo della sostenibilità, se non ho osservato lucidamente la drammaticità della crisi climatica? Come faccio a lavorare per costruire la pace se non ho guardato nell’abisso della guerra?
E allora guardiamoci, in questo abisso. Gettiamo lo sguardo oltre il burrone che ci terrorizza. Come si fa a parlare in maniera costruttiva di temi tremendi come la guerra o la crisi climatica? Ovviamente non esiste una risposta semplice; ma qualche dritta, alla luce della nostra esperienza, credo che possiamo darla.
CAMBIARE PROSPETTIVA
Non bisogna aver studiato Einstein o Galileo per sapere che le proprietà di un oggetto o di un fenomeno dipendono in parte da alcune caratteristiche dell’osservatore. La prospettiva da cui osserviamo la realtà determina in maniera importante quello che osserviamo. Non entro qui nel dibattito se esista o meno una realtà oggettiva, là fuori. Ciò che è certo è che, ammesso che esista, essa è inconoscibile così com’è, perché viene filtrata dai nostri sensi, elaborata dai nostri cervelli (pieni di bias!) e spesso specchiata dai mezzi di comunicazione.
Quello che possiamo fare è cercare di inquadrare un fatto da prospettive diverse, cambiare l’angolatura o le lenti da cui osserviamo la realtà. Questo forse non ci darà una versione più oggettiva, ma ci aiuterà a capire che esistono varie sfumature della realtà e magari a essere meno attaccati alla nostra visione personale, e più tolleranti verso chi ha visioni diverse.
Faccio un esempio concreto: quando parliamo di guerra, di questi tempi, la nostra mente vola subito al conflitto in Ucraina. Senza nulla togliere a quei fatti drammatici, esistono decine di altri conflitti nel mondo, e per una parte consistente dell’umanità (parliamo di milioni e milioni di persone) la guerra è la triste normalità, da anni. Spesso quei conflitti di cui non parliamo mai sono legati a lotte per le risorse e in fin dei conti ai nostri modelli di consumo. Per questo motivo su Italia che Cambia abbiamo dedicato una serie di approfondimenti ai tanti conflitti che si svolgono nel mondo.
VALORIZZARE IL MARGINE
Un altro esercizio utile per raccontare fatti drammatici in maniera costruttiva è valorizzare il margine di scelta che abbiamo. Torniamo all’esempio di prima sulla salute: una persona giovane che gode di buona salute ha un margine di scelta sulla propria vita molto ampio. Una persona molto anziana o affetta da una patologia molto grave e invalidante ha un margine di scelta molto più piccolo.
Ciò che possiamo o non possiamo fare dipende dal nostro margine di scelta, ma il concetto importante è che abbiamo sempre un margine di scelta, che va valorizzato. Sapere di avere solo pochi giorni di vita a disposizione può permetterci di scegliere come vivere ogni minuto, magari affrontando questioni irrisolte o facendo cose che abbiamo sempre rimandato. In alcuni casi – parlo per esperienza indiretta ma comunque personale – gli ultimi giorni possono diventare di una bellezza struggente, se scegliamo consapevolmente come impiegare il poco tempo che rimane.
Quindi, anche nel parlare di fatti spaventosi – prendiamo ad esempio la crisi climatica – è importante valorizzare il margine di scelta che abbiamo. Cosa possiamo fare ancora per migliorare la situazione? Cosa dobbiamo semplicemente accettare che sia cambiato per sempre?
D’altronde, se ci pensate, valgono anche gli esempi contrari. Così come è importante valorizzare gli aspetti costruttivi delle “brutte notizie”, è altrettanto utile far luce sulle ombre di quelle “belle”. Raccontare progetti bellissimi e perfetti dalla A alla Z è utile forse a creare degli eroi o delle leggende, ma non a cambiare il meglio la società. Perché possano essere imitati, gli esempi devono essere reali, concreti, raggiungibili. Osservare le difficoltà e gli aspetti ambigui anche delle cose che ci sembrano più belle è un utile esercizio di realismo e serve a preparare psicologicamente a tali difficoltà anche chi volesse intraprendere un percorso simile.
Sapete cosa significa la frase “la realtà è frattale”? Significa che nel grande e nel piccolo, nel bello e nel brutto, se osserviamo con attenzione, possiamo scorgere le stesse dinamiche. Ed ecco che cade la sciocca dicotomia fra notizie belle e brutte, buone o cattive. Fare giornalismo costruttivo significa in fin dei conti dare più strumenti, chiavi di lettura e “potere” possibile nelle mani delle persone.
Leggi i contributi pubblicati in occasione delle scorse edizioni:
Informazione costruttiva: perché il giornalismo dovrebbe essere consapevole ogni giorno
Informazione costruttiva? La facciamo ogni giorno raccontando il cambiamento!
Questo articolo è stato scritto per la Giornata Nazionale dell’Informazione Costruttiva 2023.
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