5 Mag 2023

Progetto Fioraia: recuperare terreni abbandonati e restituirli agli insetti impollinatori

Scritto da: Lorena Di Maria

Riqualificare ampi terreni incolti o sotto-gestiti per migliorare la vita degli insetti impollinatori e generare al tempo stesso ricadute positive sulla biodiversità e sulla valorizzazione del territorio: tutto questo è Progetto Fioraia, oggi modello di agricoltura rigenerativa, replicabile e scalabile, che è già attivo sulla provincia di Torino. Ora si sta allargando sei aree del Piemonte per coinvolgere le comunità locali che possono prendersi cura, insieme, dei luoghi in cui viviamo.

Salva nei preferiti

Torino - La terra non nutre più gli insetti impollinatori: negli ultimi decenni si è assistito a un declino sostanziale del loro numero. Le cause? Il cambiamento degli habitat dovuto al proliferare di monoculture e pesticidi; climi e temperature diversi rispetto a quelli di decine di anni fa o il crescente sviluppo di alberi infestanti e alloctoni. Ma anche e soprattutto i cambiamenti climatici, che hanno portato molti dei nostri paesaggi a non fornire più cibo in quantità, qualità e varietà. 

Così api, farfalle, bombi, osmie, coleotteri, falene e altri insetti impollinatori soffrono e molte di queste specie sono oggi a rischio estinzione. Ora, da qualsiasi prospettiva vogliamo guardare, non possiamo che cercare soluzioni urgenti verso modelli di agricoltura rigenerativa che si prendano cura non solo dei piccoli insetti impollinatori e dei suoli, ma di tutto ciò che concerne la nostra stessa vita.

Fioraia1
IL PROGETTO FIORAIA

Se parliamo di modelli di agricoltura virtuosa e rigenerativa non possiamo non citare Progetto Fioraia, pensato per rigenerare aree incolte o sotto-gestite di almeno sei Comuni della Regione Piemonte che rischiano di perdere biodiversità. L’iniziativa intende farlo seminando fiori per gli insetti impollinatori attraverso una strategia vincente di collaborazione sostenibile e circolare tra i cittadini, gli allevatori e gli apicoltori.

«L’unica soluzione per tornare a un equilibrio sano è restituire ai nostri paesaggi quella biodiversità che avevano, privilegiando la semina di specie botaniche autoctone, che permettano agli insetti che fanno parte dei nostri habitat di ripopolarsi. Perché un processo così complesso possa realizzarsi abbiamo ideato una soluzione sistemica. Tutti fanno qualcosa, in un’ottica di scambio di tempo/lavoro/terreno è possibile raggiungere questo risultato in una sola stagione», spiega l’ideatrice Ariele Muzzarelli.

Progetto Fioraia guarda al cambiamento a partire da un sogno collettivo, che giorno dopo giorno è diventato realtà. Nasce appunto dall’idea di Ariele, apicoltrice che ha fondato APES Apicoltura, una piccola azienda apistica, insieme all’Associazione Impollinatori Metropolitani, di cui fa parte.

L’unica soluzione per tornare a un equilibrio sano è restituire ai nostri paesaggi quella biodiversità che avevano

Se è vero che ognuno di noi nel suo piccolo può fare la differenza, è anche vero che il Progetto Fioraia vuole creare una comunità sempre più grande: il suo modello, primo in Italia a essere sperimentato, ha avuto esiti positivi attraverso precedenti progetti pilota di successo. L’obiettivo è dare vita a un modello di gestione agricola innovativo e attivo che si fonda sullo scambio sostenibile di beni e di tempo, in una logica win-win, per riqualificare ampi terreni incolti o sotto-gestiti coinvolgendo le comunità locali.

UNA RACCOLTA FONDI: PERCHÉ TUTTI POSSIAMO ESSERE IMPOLLINATORI!

In queste settimane Progetto Fioraia ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma CrowdForLife: grazie alle donazioni il progetto intende continuare ad annettere nuove aree incolte, sotto-gestite o marginali generando ricadute sulla biodiversità, sul comparto dell’allevamento di ruminanti, sul turismo locale e sulla comunità attraverso un modello di economia circolare e il coinvolgimento di soggetti svantaggiati.

«Per sostenere la nostra iniziativa potete donare a favore delle azioni che vanno dalla raccolta dei terreni, all’acquisto dei semi, e via via fino alle attività di inclusione sociale rivolte ai cittadini più svantaggiati. Ogni dono sarà prezioso e vi darà il senso di questi cambiamenti. Vi restituiremo la bellezza che avremo creato insieme». Ogni euro donato, Credit Agricole lo raddoppierà e si potranno fare donazioni a partire da 1 euro in su.

RECUPERARE LE AREE ABBANDONATE

Per questo verranno individuati i Comuni in cui seminare, le imprese agricole per le rigenerazioni dei terreni e verranno coinvolti i cittadini in attività di conoscenza e inclusione nelle azioni del progetto. «La nostra sfida è raggiungere la cifra di 16.000 euro per seminare i primi terreni nei sei Comuni e svolgere tutte le azioni per rendere questo cambiamento sostenibile e permanente».

Con la somma raccolta verranno attivate diverse azioni del Progetto Fioraia come attività di reclutamento di cittadini, enti o imprese agricole e apistiche; la raccolta dei terreni in difficoltà con il supporto dei Comuni; il coordinamento per l’attivazione delle imprese agricole per la prima lavorazione dei terreni e la successiva semina; la condivisione dei dati qualitativi e quantitativi della produzione di miele negli areali coinvolti prima e dopo l’attivazione del Progetto Fioraia; le attività di supporto e monitoraggio o le attività di divulgazione, formazione, educazione e inclusione sociale atte a impegnare attivamente soggetti svantaggiati. 

Fioraia3

Così le aree abbandonate saranno recuperate e cedute in comodato d’uso gratuito ai contadini locali, con l’impegno a destinare parte del terreno a piante mellifere e pollinifere. Il territorio nel tempo si rigenererà migliorando sensibilmente la sopravvivenza delle api e degli insetti impollinatori. Oggi il progetto Fioraia invita chiunque abbia un terreno da rigenerare a segnalarlo e si rivolge anche ad allevatori, apicoltori o enti interessati a sviluppare insieme questo percorso.

Il modello innovativo di sviluppo non prevede soltanto la semina di specie botaniche utili agli insetti impollinatori ma coinvolgerà dinamicamente gli abitanti del territorio. «Crediamo sia una vera rivoluzione, perché per la prima volta i cittadini diventano attori di un cambiamento così grande, in cui è in gioco non solo la tutela della biodiversità dei territori, ma la disponibilità e la qualità del cibo che mangiamo tutti noi, compresi questi insetti così importanti».

Per maggiori informazioni è possibile consultare la campagna di crowdfunding del Progetto Fioraia.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
CereAMO: per mangiar bene dobbiamo “tornare indietro” di 80 anni
CereAMO: per mangiar bene dobbiamo “tornare indietro” di 80 anni

L’agricoltura può contrastare lo spopolamento delle aree interne?
L’agricoltura può contrastare lo spopolamento delle aree interne?

La storia di A Cà du Ricci: oltre il biologico c’è la fiducia verso chi coltiva
La storia di A Cà du Ricci: oltre il biologico c’è la fiducia verso chi coltiva

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Elezioni regionali: chi ha vinto in Umbria ed Emilia-Romagna e come governeranno – #1022

|

CereAMO: per mangiar bene dobbiamo “tornare indietro” di 80 anni

|

Bye bye all’economia circolare dei rifiuti: Olbia rinuncia a 10 milioni di euro del PNRR

|

Overtourism a Palermo, un incontro per ritrovare l’identità della città

|

DDL 1660: l’Italia sta scivolando in una democratura?

|

Speculazione energetica, bocciato il progetto di mega-centrale di Uta: vincono ambiente e archeologia

|

Samuele di Naturalmente Scola: “Vi racconto com’è davvero essere un giovane agricoltore oggi”

|

La Slovenia, la NATO e il movimento pacifista: facciamo il punto con Aurelio Juri

string(8) "piemonte"