Onderod: camperizzare il tuo furgone in modo personalizzato e sostenibile – Io Faccio Così #385
Seguici su:
Fra le tante storie di cambio vita che raccontiamo ogni giorno su Italia Che Cambia, ce ne sono ancora molte che hanno il potere di sorprenderci con la stessa intensità di quando abbiamo iniziato, ormai più di dieci anni fa. Qualcuna di queste storie ci impressiona per l’originalità del progetto che sono state in grado di generare, qualcun’altra per la rapidità o la casualità del mutamento, altre ancora per la complessità o la profondità del cambiamento.
La storia che vi presentiamo oggi ci ha sorpresi per un elemento decisamente più raro: la quantità di correzioni di rotta attraverso cui si è manifestata prima di stabilizzarsi. Per molti versi infatti, quella di Emmanuele Gennari assomiglia più a una traversata a nuoto in un mare infestato da (contro)correnti che a un radicale e repentino ribaltamento di prospettiva. La destinazione finale? Beh, quella è uguale per tutti. L’isola che non c’è.
UNA VITA FRA UFFICIO, OFFICINA E CAMPAGNA
Nato a Prato in epoca pre-cinese, cresciuto tra la stessa Prato e il Valdarno, Emmanuele si sbraccia sulle onde della vita da quando aveva 15 anni. Fin dall’adolescenza coltiva la segreta ambizione di indossare la cravatta. Per questo frequenta le scuole serali fino al diploma e poi approfitta dei ritagli di tempo fra un tubo, un bullone e un corso di agente immobiliare per depennare un po’ di esami della facoltà di economia. Fino al coronamento del suo sogno di gioventù, che finalmente annoda al collo quando si trasferisce a Roma ed entra nel torbido mondo dei fondi d’investimento. “Ma per fortuna dura poco”, ci dice.
Già, perché una volta scoperto l’arcano, lascia la cravatta a Roma e rientra in Toscana, dove torna a ondeggiare fra le infinite possibilità del lavoro manuale, destreggiandosi fra automazione industriale, carpenteria metallica, falegnameria, impianti elettrici e meccanici. Il tutto ben condito da una buona dose di viaggi in furgone e di partite a calcetto da un lato; di impegno civico e buone pratiche agricole dall’altro.
Fra queste ultime, l’esperienza più degna di nota risale al 2014, quando diventa il tecnico di riferimento di Mondeggi Bene Comune, il podere di proprietà pubblica nei pressi di Firenze lasciato per decenni in stato di abbandono e occupato da un presidio di cittadini che in poco tempo lo ha rigenerato e convertito all’agro-ecologia contadina. Un presidio del quale il nostro Emmanuele fa parte fin dall’inizio. Nello stesso periodo, definisce finalmente il suo piano per la maturità. Si fa assumere da una grande azienda costruttrice di camper, ma anche qui solo per il tempo che basta a capire cosa non vuole fare: no a mezzi troppo grandi, troppo nuovi, troppo lussuosi, troppo costosi.
ONDEROD
Quindi si licenzia e, sempre a Firenze, fonda finalmente il suo marchio di allestimenti personalizzati su furgoni. È finita, direte voi. E invece no. Perché non appena presa questa decisione, l’onda più grande di tutte lo travolge in pieno. Allora prende armi – leggi cassetta degli attrezzi – e bagagli, carica tutto su Renato, il suo primo furgone autocostruito, e surfa l’onda lunga dell’amore fino alla provincia di Salerno. È qui che lo attende Giuseppina Renna, animatrice territoriale, esperta di progettazione partecipata e attivista nel terzo settore che da Firenze è appena tornata nella sua terra natia: il Cilento.
Ed è sempre qui che cresce e si sviluppa il suo progetto, dal nome particolarmente coerente con la traversante storia della sua vita a correnti alternate – Onderod –, un nuovo e innovativo marchio che ripara, trasforma e, se necessario, omologa furgoni più o meno usati utilizzando anche pezzi riciclati ma perfettamente funzionanti, con un occhio alla sostenibilità e al risparmio. Il fine è quello di realizzare allestimenti essenziali, volendo minimalisti, di stampo artigianale, su progetti personalizzati insieme al committente. “Perché il fine gratifica i mezzi”, aggiunge gongolante Emmanuele quando sottolinea il motto da lui stesso coniato che lo accompagna fin dall’inizio della sua attività.
«Lavorare su progetti personalizzati è più faticoso, perché diminuisce la quota di lavoro standardizzato – confida – ma è anche più appagante, perché stimola l’inventiva nella ricerca di soluzioni per ogni dettaglio». E fa brillare di più gli occhi del committente alla consegna, aggiungiamo noi. «Non è soltanto una questione di dare risposte tecniche a delle esigenze. Cucire addosso al cliente il proprio van significa creare ogni volta un pezzo unico che ne riflette la personalità e lo stile. Al punto che ogni tanto mi viene voglia di definire Onderod una vera e propria sartoria di camperizzazione».
Per non parlare del fatto che tale approccio aumenta la possibilità che il protagonista della nostra storia venga a contatto con persone interessanti e dalle notevoli doti umane: «Spesso si tratta di persone nel bel mezzo del loro percorso di cambiamento, che si trovano a un punto della vita in cui sono stato io stesso. Ecco, l’empatia che si crea in questi casi le rasserena molto in un momento in cui stanno decidendo di fare un passo che sicuramente avrà un’incidenza sia sul proprio stile di vita che sul proprio portafoglio».
L’ATTIVITÀ DI ONDEROD
Dal punto di vista del lavoro, Emmanuele divide i suoi clienti in due grandi categorie. Quelli che lo contattano per trasformare un van già in loro possesso e quelli che si affidano a lui nella ricerca del furgone giusto per loro. Il rapporto con questi ultimi nasce fin dalla prima telefonata, che a volte è già risolutiva. Sì, perché gli può capitare di avere in magazzino qualche furgone di seconda mano che lui stesso ha selezionato fra la giungla di annunci nella quale solo un esperto riesce a districarsi e che attende solo di essere adottato e trasformato.
L’ultima invenzione di Emmanuele non è esattamente un furgone, anche se il nome potrebbe trarre in inganno. Si chiama infatti Via col Van ed è il suo primo laboratorio di camperizzazione artigianale, organizzato in collaborazione con Scuola Capitale Sociale e Italia Che Cambia e destinato sia a chi possiede già un van, sia a chi non lo possiede e ha bisogno di capire quale scegliere. Il corso avrà come oggetto l’autocostruzione di ciò che occorre per rendere abitabile un furgone riutilizzando e rigenerando il materiale più adatto.
La sua convinzione è che basterebbe che alcune semplici tecniche fossero condivise da chi le conosce per comprendere quanti oggetti si possono riutilizzare o rigenerare; quanto materiale destinato alla discarica può ancora essere utile, quanta soddisfazione si può provare nel realizzare da soli ciò che si desidera. Spesso non è nemmeno questione di tecniche. Poche spiegazioni e un buon incoraggiamento possono bastare per accorgersi di quante cose si possono fare con le proprie mani.
«Il sogno di Onderod ora è quello di far togliere la cravatta a quante più persone possibili», conclude Emmanuele tra il serio e lo scherzoso. Appuntamento dunque al 30 maggio e al 6 giugno per i due moduli online e al weekend 16-18 giugno per quello in presenza, che si terrà nello splendido scenario della Comunità Aia Santa di Vicchio del Mugello, a nord di Firenze.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento