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Milano, Lombardia - “Comunicare significa comprendere e scambiare messaggi significativi con gli altri ed è una delle capacità più importanti che abbiamo come esseri umani”, scrivono gli autori e la autrici di Moovy presentando il loro progetto. Già, perché non tutti al mondo comunichiamo nello stesso identico modo; tuttavia, possiamo essere messi nelle condizioni di poterlo fare.
Siamo poco abituati a pensare alla vasta gamma di possibilità comunicative che ci circondano nella quotidianità. Sicuramente la modalità più diffusa, quella che tutti bene o male conosciamo e che siamo più abituati a vedere utilizzata, è la parola, ma esiste un’infinita di modi per esprimersi, anche se molto spesso mancano gli spazi e gli strumenti per poterlo fare.
Oggi vi parlerò proprio di questo: di un modo per comunicare divertente e riabilitativo pensato per tutti quei bambini e quelle bambine che hanno difficoltà cognitive e di linguaggio. Come anticipato, il progetto si chiama Moovy ed è gioco da tavolo che nasce dalla collaborazione tra il Politecnico di Milano, l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e la consapevolezza che i principali strumenti che utilizziamo per metterci in relazione con il mondo sono le nostre abilità linguistiche e cognitive.
Ma cosa succederebbe se non fossimo in grado di farlo? Se non riuscissimo a comprendere quello che ci viene detto oppure a far capire quello che proviamo o di cui abbiamo bisogno agli altri? Provate a pensare solo per un momento di essere in un ristorante dove non siete in grado ordinare nulla dal menù perché non sapete in che modo farvi capire e i camerieri intorno a voi non riescono a codificare la vostra lingua… non vi sentireste in trappola?
La presenza di determinate difficoltà spesso porta a limitazioni nelle abilità sociali e nell’autonomia personale e potrebbe impattare notevolmente sulla vita di tutti i giorni. Per questo un gioco che fornisce un ponte di comunicazione e distrugge le barriere linguistiche anche verso chi non comunica come noi è un’importantissima innovazione. Il progetto Moovy ha la funzionalità di fornire ai bambini che ne necessitano e ai loro terapeuti uno strumento che sia facile, intuitivo, divertente ed efficace per facilitare l’apprendimento.
Ma com’è fatto e come funziona nella pratica? Il gioco è composto da una tabellone, una board interattiva, 36 carte taggate, un’app per telefono e tablet, una scatola e dei raccoglitori per gli stimoli. Per giocare è necessario disporre la board e gli stimoli sulla plancia di gioco e far partire l’attività usando l’app. Moovy è stato studiato per bambini dai 4 ai 13 anni, ma è anche indicato per giovani adulti. L’idea principale del gioco è quella di trasporre il “movimento argomentale” di natura mentale in azione motoria, che si svolge davanti agli occhi del giocatore attraverso un movimento fisico in cui lui stesso è attivamente coinvolto.
Il gruppo di giovani ricercatori che ha dato vita a tutto questo è capitanato da Eleonora Beccaluva, dottoranda di Psicologia, Linguistica e Neuroscienze Cognitive di Milano-Bicocca, team leader e ideatrice del progetto con Mathyas Giudici, dottorando di Ingegneria dell’Informazione del Politecnico di Milano. Per l’area tecnologica, inoltre, il progetto si avvale della competenza di Fabiano Riccardi (PhD presso l’i3Lab del Politecnico di Milano) e per l’area contenuti di quella di Lucilla Guidotti (logopedista e dottoranda di Psicologia, Linguistica e Neuroscienze Cognitive di Milano-Bicocca) mentre la supervisione scientifica è a cura dei professori Franca Garzotto (Politecnico di Milano – i3lab) e Fabrizio Arosio (Università degli Studi di Milano-Bicocca – BIL Group).
Il gruppo di ricercatori ha preso parte alle attività di formazione, alla raccolta fondi e al grande lavoro di squadra organizzato da Bicocca Università del Crowdfunding in collaborazione con Produzioni dal Basso, Street Is Culture e FeelCrowd. “Con Moovy vogliamo offrire uno strumento concreto per aiutare bambini e terapisti nel percorso logopedico. Grazie alle donazioni ricevute potremo costruire nuovi Moovy e soprattutto, potremo regalare sessioni gratuite di terapia a tanti bimbi che ne hanno bisogno, progettando al contempo nuove attività per loro. Il sostegno dei donatori sarà il regalo più grande”, scrive il team.
Da persona con disabilità, anche se non a livello linguistico, mi sto sempre di più avvicinando al mondo dei giochi da tavolo inclusivi perché penso veramente che possano avvicinare le persone ed eliminare determinati tabù attraverso il divertimento, che è una delle bellezze della vita che ogni essere umano, senza discriminazioni di sorta, può provare a modo suo. Mi auguro che un progetto come questo possa dare l’input per far sì che vengano realizzati e pensati sempre più giochi che non lascino indietro nessuno.
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