10 Mag 2023

Jubel, il nuovo progetto di educazione in natura che fiorisce in periferia

Scritto da: Valentina D'Amora

A Genova c'è un nuovo progetto di educazione in natura per bambini e bambine dai 3 ai 6 anni. Si chiama Jubel ed è stato avviato da due educatrici e amiche che hanno deciso di posare la prima pietra dell'educazione outdoor nella bassa Valpolcevera, in un luogo di natura inaspettato a due passi dalla città. Siamo andate a conoscerle per farci raccontare del loro progetto.

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Genova - È sabato mattina, entro in macchina con la mia bambina e partiamo alla volta di Rivarolo, alla scoperta di un nuovo asilo nel bosco che ha aperto a circa venti minuti da casa nostra. Per raggiungerlo si attraversa l’abitato di Certosa o la si aggira, passando da via Perlasca. Si svolta in via Teglia e poi da lì si sale in via Maritano. Questa è una zona della città che conosco poco, quindi mi affido al navigatore con un occhio e con l’altro seguo la macchina rossa davanti anche un’amica e i suoi due figli stanno andando a Jubel – per raggiungere la destinazione.

Parcheggiamo in uno spiazzo erboso a bordo strada e ci muoviamo a piedi verso l’asilo. Già da qui il panorama è molto diverso rispetto a pochi minuti prima. I bambini scendono dalla macchina e non stanno più nella pelle, corrono con i loro zainetti con pranzo e borraccia alla ricerca di questo pratone dove passeremo la giornata tra gioco libero, letture e attività creative.

Jubel 1

Dopo qualche minuto di salita e dopo aver attraversato un cancello lo troviamo: ci vengono incontro una dolcissima cagnolina, mascotte dell’asilo, Alessia e Giorgia, le educatrici. I bambini iniziano subito a giocare nella cucina in legno, esplorano lo spazio, entrano nella macchinina costruita con i pallet, saltano nei pneumatici colorati, si avvicinano all’atelier di pittura.

Io mi guardo intorno e resto colpita dalla yurta: queste strutture mi piacciono moltissimo esteticamente e mi incuriosiscono allo stesso tempo. Faccio capolino all’interno e un piacevolissimo profumo di legno mi riempie le narici, vedo l’angolo relax con i libri e i giochi e resto a contemplarlo per un po’, confrontandolo con il mio asilo, dove passavo le ore per lo più seduta a un banchetto a compilare schede e fotocopie, il movimento concesso era piuttosto poco, così inizio a tempestare Giorgia e Alessia di domande.

Alessia, Giorgia, raccontateci di Jubel e del vostro progetto educativo in natura.

Alessia: Io e Giorgia ci conosciamo da dieci anni, sin dai tempi della scuola, e nel cuore di entrambe è nata contemporaneamente la passione per questi progetti di educazione outdoor. Nel 2017 poi, frequentando un corso su come aprire un asilo nel bosco, sognavamo il futuro: “«Un domani ne apriremo uno tutto nostro – ci dicevamo – sarà un posto con tanti bimbi, ci saranno scambi, organizzeremo mercatini dell’usato e sarà un luogo dove le famiglie potranno venire qui a passare del tempo insieme, in natura”. E così un anno fa, a giugno 2022, il sogno ha preso forma: abbiamo costruito insieme ad alcuni amici la nostra yurta e a settembre iniziato a farci conoscere, con attività educative nel weekend.

Ci troviamo sulle alture di Rivarolo, in val Polcevera: perché avete scelto questa sede?

Alessia: Questo è il nostro territorio, anche se all’apparenza si presta poco a queste cose. Siamo state fortunate perché il titolare dell’azienda agricola Monte Galletto è un ragazzo che ha deciso di ospitarci, nella speranza che il progetto prendesse il volo. E poi questa è una zona che ha potenzialmente un bel bacino di utenza, poiché copre da Bolzaneto a Rivarolo fino a Certosa. È un quartiere in via di riqualificazione, hanno recentemente demolito la Diga e ci sono tutte le intenzioni per risollevarlo un po’.

jubel
Giorgia e Alessia davanti alla yurta dell’asilo
Come state procedendo? L’asilo è già stato avviato?

Giorgia: Per ora stiamo ancora organizzando eventi per farci conoscere, ci sono stati il campo invernale sotto Natale e quello primaverile a Pasqua, oltre agli incontri educativi nel finesettimana. L’idea è far partire un gruppo 3-6 anni a settembre. In questi mesi siamo entrate in contatto con tante famiglie del territorio e la risposta dei genitori è stata molto positiva, sono contenti che ci sia un asilo nel bosco in zona, nella bassa Valpolcevera.

Alessia: Probabilmente nell’entroterra quello dell’educazione all’aperto è un concetto più condiviso; qui invece siamo talmente vicini alla città che in tanti non hanno ancora capito cosa siamo esattamente, per questo ci stiamo impegnando per farci conoscere il più possibile.

E raccontateci di Jubel: innanzitutto perché avete scelto questo nome per la vostra realtà?

Giorgia: Jubel è una parola tedesca che significa “intensa gioia” ed è per noi quella che prova nel momento dell’apprendimento il bambino, di cui promuoviamo ogni giorno l’esperienza diretta. E poi è “giubilo” anche per noi, perché dietro al lato lavorativo di questo progetto c’è il nostro divertimento.


All’aperto cambiano molto le relazioni e il gioco: l’outdoor agevola tante dinamiche dell’infanzia

E la vostra struttura al coperto?

Giorgia: È una yurta, una struttura mongola dove i bambini sono sempre contenti di stare, di passare del tempo.

Alessia: È tutta fatta a mano, come ogni cosa che c’è in asilo. Tantissimi oggetti li abbiamo costruiti noi con materiali di riciclo, altre cose ci sono arrivate da donazioni sparse ed è stato molto bello vedere in questi mesi la grande disponibilità del vicinato. Anche i mercatini dell’usato che abbiamo organizzato al sabato hanno aiutato a creare condivisione tra le famiglie del territorio, questo è un aspetto a cui teniamo molto.

Qual è la filosofia pedagogica che sta dietro ogni vostra attività, al di là dell’outdoor?

Giorgia: Ogni scuola nel bosco segue metodi e approcci pedagogici differenti, se pur con un obiettivo comune; alcune danno più spazio al gioco libero rispetto alle attività strutturate, in altre accade il contrario. A Jubel tendiamo a lasciare ai bambini molto tempo libero, ma proponiamo allo stesso tempo diverse passeggiate in natura, da cui può nascere spontaneamente un’attività, proprio perché l’apprendimento all’aperto suscita nel bambino emozioni più intense. Nell’atto stesso di salire su un albero il bambino, per esempio, capisce la propria autonomia a livello fisico, che migliora giorno per giorno.

Alessia: Sì, andando al parco capita di vedere bambini molto protetti e controllati dai familiari; qui invece ogni bimbo arriva con il proprio zainetto, con dentro una borraccia e il proprio pranzo. Senza critiche, quello che intendiamo è che tutti i piccoli che frequentano il nostro asilo vengono accompagnati passo passo in un percorso di autonomia e di indipendenza. Ognuno riconosce autonomamente quando ha sete, ha caldo o quando deve andare in bagno per esempio.

jubel pittura

Ci piace molto, anche accompagnare le attività con una musica adatta per creare l’atmosfera giusta. In ogni caso la filosofia che guida ogni nostra azione educativa è: “Questo mondo è anche tuo e te ne devi prendere cura”. La speranza è quella di lasciare a ognuno di loro qualcosa dentro, affinché un domani siano più consapevoli che la natura è casa nostra.

Dalla vostra esperienza di educatrici cosa state notando qui rispetto agli asili classici?

Giorgia: All’aperto cambiano molto le relazioni e il gioco. In aula a volte si crea confusione, c’è poco spazio e sale il vociare, mentre all’esterno anche un semplice litigio viene affrontato diversamente, perché dove c’è più libertà di movimento si gestiscono meglio le emozioni. Se un bambino o una bambina per esempio si trova in difficoltà cerca un piccolo spazio di quiete dove calmarsi e poi ritorna serenamente nel gruppo. L’outdoor in questo senso agevola tante dinamiche dell’infanzia.

Alessia: In ogni caso il punto fondamentale di partenza è che il bambino deve stare bene. Se, per esempio, piove in un asilo tradizionale non si esce; con noi si sta comunque fuori ben equipaggiati e si gioca tutti insieme. Da parte nostra chiaramente questo prevede uno sforzo maggiore, perché se anche solo uno si bagna, bisogna entrare nella yurta e cambiarlo. La cura del bambino per noi però è estremamente importante, d’altronde non si può restare tante ore bagnati, specialmente d’inverno.

Anche il genitore che decide di portare il bambino qui sa che questo comporta un impegno anche per la famiglia, perché ogni giorno dovrà preparargli il pranzo… e poi perché tre giorni su cinque tornerà a casa sporco di terra! Dev’essere una scelta consapevole, dietro la quale c’è un lavoro importante dell’adulto e anche un percorso di crescita del bambino.

E i vostri progetti futuri? Cosa bolle in pentola?

Alessia: Vorremmo diventare un “punto formativo”, una sorta di luogo di riferimento culturale per tante famiglie del territorio e non solo, per ospitare corsi di tutti i generi. Mi viene in mente, per esempio, quello di disostruzione pediatrica, importantissimo, ma anche un percorso di educazione alimentare. E poi presentazioni di libri per i più piccoli!

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