Deafal: “Rigenerare i suoli per rigenerare la società” – Io Faccio Così #386
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Asti - Deafal è una di quelle storie alla base della “mia visione” dell’Italia Che Cambia, che porta avanti valori e pratiche in cui credo profondamente, e se dovessi indicare cinque realtà fondamentali nel campo agricolo o nel campo della lotta alla cementificazione, tra quelle incontrate in questi dieci anni, sicuramente la includerei nell’elenco. Eppure – incredibile ma vero – non avevamo ancora pubblicato “la storia” su Deafal. Sono almeno tre anni che organizzo e poi per vari motivi rinvio.
Ed è scalpitando quindi che arrivo ad Asti in una mattina di marzo di questo 2023. Io e Paolo ci troviamo direttamente lì, a casa di Susanna Debenedetti, coordinatrice Area Agricoltura Organica e Rigenerativa Deafal. Già, perché accanto a questa sigla strana – Deafal appunto – va messo per completezza del nome sempre questa dicitura meravigliosa. Tre parole alla base della nostra sopravvivenza: agricoltura – organica – rigenerativa. Ma nell’home page del loro sito, anzi dei loro siti, sta un’altra dicitura che mi risuona profondamente: rigenerare i suoli per rigenerare la società.
Tutto è interconnesso e i disastri di questi giorni in Romagna – come i precedenti nelle Marche, in Toscana, in Sicilia e in molte altre parti di Italia e del mondo – vanno sì messi in relazione con l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi innestati dal cambiamento climatico, ma sono altrettanto dovuti ai processi di cementificazione del territorio, di impermeabilizzazione della terra, di disboscamento e di un’agricoltura chimica dissennata che distrugge letteralmente “la vita sulla terra” – in questo caso con la t minuscola di terra intesa proprio come terriccio –, ma anche la salute di molti esseri umani, costringendo pure “alla fame” chi lavora nel settore.
E allora – allarme spoiler – un altro elemento che mi entusiasma di quanto emerge dalla chiacchierata con Susanna è l’attenzione agli aspetti economici di chi sceglie di rivolgersi a Deafal per una consulenza o un percorso formativo. Perché per rigenerare la società occorre anche rendere sostenibili economicamente determinate prassi. Facciamo un po’ di chiarezza prima di proseguire.
DEAFAL: CHE SIGNIFICA?
Deafal sta per Delegazione Europea per l’Agricoltura Familiare in Africa, Asia e America latina. Un nome un po’ complicato vero? Deve essere per questo che ci hanno aggiunto accanto i chiarimenti che ho appena presentato nelle righe precedenti. Sul sito ufficiale dell’organizzazione – tecnicamente dell’associazione – si legge: “Comunità sociali e naturali complesse si radicano e evolvono grazie al riconoscimento della dignità delle persone e all’interazione armonica tra mondo rurale ed urbano!”.
I PRIMI ANNI TRA BRASILE, MESSICO, CUBA E L’ITALIA
Deafal nasce nel 1998 in modo informale e si costituisce nel 2000 come Diafab, delegazione italiana per l’agricoltura familiare brasiliana. In quel periodo infatti i fondatori di Deafal lavoravano con i produttori brasiliani nel cercare di rafforzare sia la parte produttiva che commerciale. Fin da subito si è lavorato sull’idea di scambio, facendo venire ad esempio i produttori brasiliani a conoscere le forme di mercato italiano attraverso fiere di settore. «Il nostro obiettivo – mi racconta Susanna – non era quello di esportare i prodotti brasiliani, ma far crescere il loro valore». Quando un prodotto viene esportato infatti acquista valore anche sul mercato locale e questo permette a chi lo produce di emanciparsi dalla povertà estrema.
I progetti si diffondono e Diafab si sposta anche in Messico, dove lavorando con un’associazione di donne viene a contatto con il problema della violenza di genere. «Dovevamo lavorare con gli uomini per risolverlo», mi confida Susanna. E l’agricoltura è stato il metodo più efficace per venire in contatto con gli uomini messicani – chi lavorava con l’agricoltura infatti rimaneva, mentre gli altri espatriavano. Susanna – all’epoca totalmente non competente in campo agricolo – incontra a Cuba Jairo Restrepo Rivera, un agronomo colombiano che ha dato vita all’Agricoltura Organica e Rigenerativa (AOR). «Era il guru, tutti ne parlavano. Io non sapevo nulla di agricoltura e quando l’ho sentito parlare è stata una folgorazione».
I CONTADINI E GLI AGRICOLTORI SONO LE FONDAMENTA DELLA NOSTRA SOCIETÀ
«Jairo – racconta Susanna – è molto carismatico, un pozzo di conoscenza che con il suo lavoro ridà valore a contadini, agricoltori e agricoltura. Li mette al primo posto, ritiene che siano parte fondamentale della sopravvivenza dell’umanità. Io in quel momento lavoravo nel continente americano ma mi sono resa conto che ridare valore alla terra e a chi la lavora era fondamentale anche in Italia, in “occidente”. Fino a quel momento pensavamo che la situazione in Messico fosse distante da quella italiana, invece ci siamo resi conto che c’erano tante similitudini. Abbiamo quindi deciso di lavorare al “contrario”: non andare più a insegnare a “loro” come si stava al mondo, ma portare l’agricoltura organica in Italia».
E così neo 2010 organizzano il primo tour nel nostro Paese, in collaborazione con Jairo: «Abbiamo percorso tutta l’Italia con un pulmino facendo visita ai coltivatori ed è partita l’avventura dell’agricoltura organica. Nei primi anni abbiamo lavorato con consulenti esterni latino americani e a poco a poco abbiamo creato il nostro team tecnico italiano che adattava le esperienze fatte altrove alla realtà locale.
DEAFAL OGGI TRA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE, AGRICOLTURA RIGENERATIVA ED EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA GLOBALE ED AMBIENTALE
Nel 2013 vengono organizzati i primi i corsi e da allora ne sono stati realizzati circa 150, con oltre 4000 persone formate: «Abbiamo affiancato oltre 200 aziende sul territorio – racconta Susanna – e nel biennio 2014-2015, grazie allo straordinario lavoro di Anna Morera e Adelaide Strada, abbiamo aperto un filone sull’educazione alla cittadinanza globale e ambientale».
«Lavoriamo quindi sul concetto di agroecologia in forma sistemica – prosegue Susanna –, toccando diversi ambiti dell’esistenza e creando linguaggi e metodi per introdurre il concetto agroecologico nella quotidianità e nella vita delle persone. Oggi quindi Deafal conta tre grandi aree: la cooperazione internazionale, l’agricoltura organica e rigenerativa e l’educazione alla cittadinanza globale ed educazione ambientale».
AGRICOLTURA ORGANICA RIGENERATIVA
Ok, ma cosa significa quindi agricoltura organica rigenerativa? Sulla prima parola – almeno in teoria – non c’è molto da spiegare, ma le altre due? Lo chiedo a Susanna. «La discussione sul nome è stata lunga. Agricoltura organica perché lavoriamo con la vita, non è l’organico che di solito colleghiamo al biologico, è la microbiologia, un’agricoltura viva. Rigenerativa perché andiamo a rigenerare il suolo, si parte sempre dalle basi e dal concetto che se c’è un suolo sano avremo piante, animali e uomini sani».
«Vogliamo rigenerare il suolo con tecniche e metodologie diverse in base alle varie aziende che lavorano nei diversi territori. Rigenerare il suolo è ricreare vitalità perché – anche se molti non lo sanno – il suolo è un organismo vivo. Con l’agricoltura industriale il suolo è stato considerato un substrato usato come qualcosa da cui risucchiare elementi per produrre, ma il suolo in realtà è un organismo vivo che va nutrito, coperto, curato, rigenerato».
L’IMPORTANZA DEL SUOLO E DELLA SUA RIGENERAZIONE
L’ho accennato all’inizio, il suolo è alla base della nostra esistenza e la cementificazione e l’agricoltura industriale stanno innestando drammatici processi di desertificazione, frane, alluvioni, morti. A questo tema ho dedicato un’intera puntata del podcast che conduco per gli abbonati di Italia Che Cambia, che vi riproponiamo qui sotto. Tra gli ospiti non poteva mancare Deafal, in questo caso rappresentata da Matteo Mancini che sul tema dell’agricoltura organica rigenerativa ha anche scritto un libro.
Anteprima: https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2022/12/A-tu-per-tu-2-anteprima.mp3
Cover: https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2022/12/INMR-Copertina-per-homepage-2022-12-20T082238.028.jpg
Name: Salviamo il suolo prima che sia troppo tardi - A tu per tu + #2
Autore: Daniel Tarozzi
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Per fortuna, oltre a denunciare la desertificazione del suolo, possiamo anche agire per rigenerarlo! «Si può fare in tanti modi – mi spiega Susanna – ad esempio con i compostaggi o le cover crops, le colture di copertura dei sovesci che vengono sfalciati per tempo. Gestiamo i terreni con le keyline che permettono di valorizzare al meglio l’acqua presente e contrastare l’erosione. In generale lavoriamo sul creare un ecosistema complesso di salute generale».
L’erosione del suolo è uno dei principali problemi del mondo contemporaneo ma purtroppo poco affrontato e poco conosciuto. È un problema che “non si vede”, spesso provocato senza nemmeno rendersene conto, ad esempio da allevamenti gestiti male. «Se non si gestiscono gli allevamenti all’aperto fa in maniera oculata – mi spiega Susanna – si genera un disastro. Introdurre gli animali in agricoltura è fondamentale ma serve farlo in maniera strutturata e accorta. Possiamo rigenerare i pascoli e il suolo, captare acqua, persino nei deserti si possono coltivare delle aree verdi. Ma occorre studiare e praticare».
LA SFIDA DELLA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA
Oggi tendenzialmente essere agricoltori o imprenditori agricoli non è sostenibile anche a livello economico. «Se ci pensi, senza i sussidi statali e senza tutta una serie di attività collaterali che la maggior parte degli agricoltori avvia, come ospitalità, asilo nel bosco, fattorie didattiche o altro, il sistema non starebbe insieme. Con l’approccio organico e rigenerativo si risparmiano un sacco di soldi. Ad esempio, non si comprano più fertilizzanti e diserbanti. Con le nostre consulenze cerchiamo di rendere sostenibile un’azienda agricola a 360 gradi, dal punto di vista ambientale ed ecologico certo, ma anche da quello economico. Non facciamo i miracoli, attiviamo un processo, una trasformazione, ma i risultati non tardano ad arrivare!».
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