Carmen Spigno: “Dipingo con la terra per ricordarmi di esserne parte”
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Savona - Secondo Marcel Proust il mondo non è stato creato una sola volta, bensì tutte le volte che è sopravvenuto un artista originale. Io oggi ve ne presento una: si chiama Carmen Spigno ed è una pittrice che utilizza nelle sue opere esclusivamente materiali naturali, come terre e resine da lei stessa cercate in Natura, lavorate e utilizzate.
La conosco di vista da qualche anno e fin da subito la sua eleganza, sensibilità e delicatezza mi hanno colpita. Non è stata quindi una sorpresa quando ho scoperto che tali doti le utilizzava anche nella sua arte. Da oltre quarant’anni di mostre personali e collettive in Italia e in diversi Paesi, la sua arte è stata notata da diversi critici e giornalisti, tanto da farle conferire l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica per meriti artistici. Decisa a scoprire di più la vado a trovare nel suo atelier personale a Garlenda (SV) per rivolgerle qualche domanda.
Carmen, raccontaci di te: hai sempre avuto la passione per l’arte?
Penso che la passione per l’arte sia nata con me stessa: ho sempre disegnato fin da piccola, ma è durante il percorso di studi magistrali che ho appreso le diverse tecniche e lì l’amore e la passione sono cresciuti.
Tu hai insegnato nelle scuole, giusto?
Ho insegnato poi per quasi quarant’anni nelle scuole primarie e usavo l’arte come mezzo per spiegare, chiarire i singoli argomenti. A ciò ho poi aggiunto anche momenti dedicati alla pittura, laboratori creativi e artistici, in cui loro stessi potevano sperimentarsi con tecniche e modalità diverse, sia con lavori personali che di gruppo. Non solo: ho coinvolto nei diversi anni anche esperti di altre tecniche che non conoscevo, per ampliare ancor di più le loro conoscenze legate al mondo delle immagini, per comprendere meglio la fotografia, il cinema, i fumetti. E parallelamente anche io continuavo a formarmi sempre più, scoprendo nuove passioni.
Ed è stato così che hai scoperto il mondo dei materiali naturali?
Esatto. Ho conosciuto a fine degli anni ‘70 per caso Andrea Bagnasco, pittore genovese, tra i fondatori del Gruppo delle Terre ovvero un collettivo di artisti che aveva abbandonato i colori sintetici, scegliendo di usare solo i colori della terra. É stato un incontro illuminante e fondamentale per me: da lui ho imparato come e dove raccogliere la terra, come estrarre il pigmento e usarlo per dipingere.
La terra non è solo marrone, come pensiamo noi: a seconda della quantità di sali minerali e di altre sostanze cambia di colore. Ci sono terre più rosse, ricche di ferro, o verdi, se contengono rame, o gialle, se hanno zolfo. Si tratta di una pittura informale – ha infatti poco di figurativo – ma proprio per questo ancora più affascinante, in quanto è la terra stessa con i suoi movimenti naturali a creare forme implicite diverse di volta in volta a essere artefice silenziosa di forme astratte e comunicative.
Alle terre poi si aggiunge anche la resina, prodotta naturalmente dagli alberi da frutto in caso di ferite al tronco e ai rami. Essa si solidifica assumendo così un colore ambrato e, sciolta nell’acqua, diventa poi la base per il colore. Le forme che ne fuoriescono, così astratte e dai colori vivi e al tempo stesso spenti, rispecchiano ciò che vedo nella vita. Sono parte di essa parte della realtà, ma al tempo stesso staccata da essa.
Perché hai scelto proprio questa tecnica, fra tante sperimentate?
Usare queste terre da sensazioni totalmente diverse, da quelle sperimentate con altri materiali e tecniche. Quando dipingo mi sento appartenere alla natura, è come entrare in un mondo a sé, spinta da una voglia di ricercare nuove mete interne ed esterne. Lo vivo come un mondo apparentemente statico, ma che in realtà è in continua evoluzione.
In questi anni ho usato materiali diversi fra di loro – legno, stoffa, sughero, ferro, vetro – scoprendo come questa terra così viva reagisca e si adatti in modo differente, assumendo forme inedite e proponendo un nuovo modo di vedere e vivere il materiale stesso. É un modo di ricercare nuove sponde: prende l’anima e dona gratificazioni profonde, permettendo di esprimere non solo la mia creatività, ma anche quel filo che mi collega alla Terra e che mi ricorda che ne sono parte.
Come ti ha cambiata l’arte?
Credo sia fondamentale per ognuno di noi esprimere la propria creatività per esplorare il mondo materiale, ma anche e soprattutto quello interiore, entrando in contatto attraverso l’espressione artistica con lati del proprio essere che magari non conosciamo ancora. Negli anni alcune persone mi hanno detto, guardando i miei lavori, che sono tormentati. Può darsi! Quando ci si butta, estraendo ciò che abbiamo dentro arriva di tutto, ma è solo guardando ciò si muove al nostro interno e che fuoriesce all’esterno possiamo imparare.
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