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Bologna, Emilia-Romagna - Era l’ormai lontano 2007 quando Enrico, ex studente di sociologia, ebbe l’idea di dare sfogo alla sua passione per la birra in un casolare di campagna, dando parallelamente forma alla volontà di realizzare un progetto sociale dai nobili intenti. Insieme ad altri due soci decise di creare un’opportunità concreta per l’impiego di ragazzi con disabilità. Nasceva così il birrificio Vecchia Orsa. A raccontarmi le sue origini e la storia attuale è Martino Piccoli, responsabile commerciale di questa impresa sociale che a oggi è una realtà consolidata in Emilia Romagna – a San Giovanni in Persiceto, in provincia di bologna – e conosciuta in tutto il territorio nazionale.
LE ORIGINI
«Enrico non aveva subito pensato che la sua passione per la birra potesse far parte di un progetto di solidarietà, infatti mosse i primi passi verso tutt’altro obiettivo, incentrandosi esclusivamente sulla pet therapy», racconta Martino. Questo tentativo non durò molto e il progetto si evolse nella realtà del birrificio pochi mesi dopo perché – si sa – la passione prende spazio in maniera travolgente e non si può far altro che seguirne il flusso!
Il birrificio Vecchia Orsa oggi è inserito all’interno dei progetti gestiti dalla Cooperativa Sociale Arca Di Noè, una realtà bolognese che dal 2001 fa dell’inserimento lavorativo la propria missione principale. Il lavoro, anche per il birrificio Vecchia Orsa, rappresenta un’opportunità principale per portare avanti la propria mission perché è parte di un percorso di realizzazione e partecipazione alla vita sociale.
L’obiettivo primario è quello di garantire un’occupazione dignitosa alle persone che ne fanno parte, favorendone la crescita professionale all’interno del mercato del lavoro così da promuoverne un’esempio di società pienamente inclusiva anche per chi ha diverse fragilità. Importantissima è l’autodeterminazione che, all’interno di una società che è in continua crescita ed evoluzione, è al primissimo posto per tutto lo staff del Vecchia Orsa ed è proprio facendo fede a questo concetto che il birrificio ha realizzato il tratto distintivo che lo contraddistingue.
LA BIRRA SOCIALE ARTIGIANALE
«I colleghi con disabilità assunti nello staff imbottigliano etichettano e valorizzano ogni prodotto Vecchia Orsa», mi racconta Martino. Per fare sì che tutto questo continui a esistere, il birrificio ha deciso di non automatizzare nessun passaggio della filiera produttiva, «dalla produzione stessa della birra, all’etichettamento, dall’imbottigliamento fino ad arrivare alla parte conclusiva con il procedimento dello stoccaggio».
L’approccio comunicativo del birrificio Vecchia Orsa attribuisce importanza alla quotidianità del lavoro dei ragazzi, lasciando spazio all’ironia e allontanando pietismi e retorica che purtroppo, spesso e volentieri, sono ancora all’ordine del giorno quando si parla di lavoro e persone con disabilità e sapete perché? Perché non siamo abituati all’idea che anche le persone che nella propria routine possono avere bisogno di supporto esistono e possono apportare un cambiamento significativo nel mondo, come ognuno di noi. Di conseguenza, tendiamo erroneamente a non vedere queste persone – i cosiddetti “soggetti fragili” – come una risorsa per la società.
DALLA COSTRUZIONE DELLE AUTONOMIE ALL’ECONOMIA CIRCOLARE
Quando si parlerà sempre meno di assistenza e assistito e sempre più di collaborazione per una parità tra esseri umani, sarà in quel momento che la presenza di persone con disabilità all’interno di un contesto lavorativo – e non solo – non verrà più percepita come straordinaria. Il modo per raggiungere questo traguardo è parlare sempre più di realtà come il birrificio Vecchia Orsa, che operano rendendo concretamente questa strada sempre più asfaltata e sempre meno sterrata e disconnessa.
Il birrificio Vecchia Orsa ad oggi produce dodici diverse varietà di birra artigianale, tutti ad alta fermentazione, proponendo diversi stili di birre: belghe, tedesche, inglesi e strizza l’occhio anche oltreoceano, arrivando agli Stati Uniti D’America. «Crediamo tantissimo nel concetto di economia circolare, infatti il malto esausto derivato dalla produzione lo riutilizziamo in due modi: il primo come impasto per i panificati che proponiamo nei nostri pub, il secondo attraverso la collaborazione con un bio gestore della zona per ricavarne energia verde; ci piace dire infatti che i trattori della zona vengono alimentati a birra», conclude Martino.
Per consentire al pubblico di conoscere più a fondo la birra artigianale, il birrificio Vecchia Orsa ha ideato “Dietro le Pinte”, una visita guidata con degustazione alla scoperta del birrificio che, a discrezione della clientela, può concludersi con una cena a base di taglieri e altre specialità tipiche del territorio. Un ulteriore modo per toccare con mano e apprezzare il preziosissimo lavoro che questo progetto porta avanti quotidianamente.
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