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Udine, Friuli Venezia Giulia - Quello che vi raccontiamo oggi non è un progetto di cambio vita, né di cambio lavoro. Parliamo, invece, dell’impatto del turismo, dell’importanza della gestione dei rifiuti e di quali azioni siano utili per tenere la barra dritta sul turismo responsabile. Per farlo abbiamo fatto due chiacchiere con Federico Venturini, ricercatore dell’Università degli Studi di Udine che si occupa, tra le altre cose, di ecologia sociale e processi partecipativi.
Zero Waste e sostenibilità turistica non è un semplice progetto universitario di ricerca, ma un progetto di ricerca-azione che analizza il presente e le pratiche attuali, cercando al tempo stesso anche di risolvere problemi in prospettiva futura. Può, quindi, un progetto universitario di ricerca fare la differenza in ambito turistico?
Federico, raccontaci di Zero Waste e sostenibilità turistica.
Questo progetto è una sorta di continuazione di un altro progetto finanziato dall’UE in merito al turismo a basso impatto applicato alla città di Žalec in Slovenia, iniziato nel 2019 e concluso nel 2020. Abbiamo, quindi, proposto alla regione Friuli Venezia Giulia di poter portare avanti questo tipo di approfondimenti anche in regione e l’idea è stata accolta dall’amministrazione con entusiasmo.
Cosa vi ha mosso?
Ci siamo resi conto che i flussi di rifiuti nelle località turistiche hanno delle ondulazioni molto accentuate e questo costituisce un problema per la gestione a livello regionale, da cercare il più possibile di migliorare.
Quali sono le tempistiche di questa ricerca e come sta andando?
Come progetto di ricerca è stato avviato a inizio 2022 e si concluderà a fine maggio 2023, ma è stato rinnovato per altri due anni. L’obiettivo è interagire e andare il più possibile a intaccare comportamenti ormai sedimentati, sperando di riuscire a portare un cambiamento di rotta.
Come avete strutturato il lavoro?
Il progetto si articola due piani diversi: da una parte lavoriamo con i comuni, gli operatori turistici e le aziende di gestione dei rifiuti e dall’altra sensibilizziamo i ragazzi delle scuole.
Abbiamo identificato quattro comuni per il nostro focus: due località di mare, Grado e Lignano Sabbiadoro – che registra più di tre milioni di visite all’anno –, e due di montagna, Tarvisio e Sappada. Prossimamente allargheremo la platea di città, pur continuando con questi quattro comuni.
In concreto cosa abbiamo fatto? Siamo riusciti a mettere insieme dei soggetti che lavorano nello stesso ambito, quello del turismo, insieme agli operatori che si occupano della gestione rifiuti e le amministrazioni. È stato un successo, in primis perché prima non dialogavano e poi molto utile per far capire quali sono le necessità dei singoli soggetti.
Cosa avete scoperto in questo anno di analisi?
Innanzitutto che i turisti producono tanti rifiuti e non fanno la raccolta differenziata; in più le strutture ricettive non sono ben organizzate su questo aspetto, perché anche gli alberghi producono tanti rifiuti – come i contenitori monodose di marmellate o miele, ad esempio, utilizzati in camera o in sala o le saponette in bagno – e poi la raccolta viene fatta male perché il personale a fine turno, stanco o poco formato, raccoglie e colloca tutto in un sacco unico senza differenziare.
Le normative in materia siano piuttosto precise, eppure viene fatto un solo singolo sacco e gettato nel primo bidone. Parlando dei ristoranti, alcune cucine hanno difficoltà a trovare spazi adeguati per i diversi bidoncini e, in tanti casi, i cassonetti della differenziata sono anche lontani dal locale, il che diventa un forte deterrente.
In quali altri ambiti state indagando?
Al momento ci siamo focalizzati sugli alberghi e i ristoranti, su cui abbiamo rilevato una forte necessità di fare investimenti. C’è poi il grande mare delle seconde case e delle agenzie immobiliari che sono più difficili da analizzare.
Per la riduzione dei prodotti monouso quali soluzioni vedete fattibili?
All’interno dei bagni nelle camere e nelle aree comuni, ad esempio, un’opzione è quella di inserire dei dispenser per sapone, bagnoschiuma e shampoo. I comportamenti virtuosi sono necessari e sono possibili, ma c’è ancora moltissimo da fare sulla gestione corretta, per questo abbiamo elaborato dei tavoli, delle riunioni nei vari comuni da cui sono emerse cose abbastanza interessanti.
Gli albergatori di Lignano Sabbiadoro hanno deciso di investire in quattro video che mostrano la corretta gestione dei rifiuti: hanno assunto un cameraman che sta girando proprio in questi giorni filmati sull’umido, sul vetro, sulla plastica e sull’indifferenziata. Verrà lanciato sui vari social e rimarrà a disposizione di chiunque cerchi di reperire informazioni in merito alla raccolta.
C’è un’azione, tra quelle elaborate finora, che ritenete più efficace?
La cosa più interessante è probabilmente quella che abbiamo fatto a Lignano: lì abbiamo elaborato una lista di comportamenti virtuosi, pensati per strutture di ospitalità e di ristorazione, agenzie di affitti turistici, uffici spiaggia e attività commerciali. Chi seguirà questo nostro decalogo potrà aderire alla campagna Ospitalità Rifiuti Zero. In regione non ci sono ancora esperienze di questo tipo, quindi le strutture potranno fregiarsi di questo nuovo riconoscimento di stampo ecologico. A scegliere gli aderenti ci sarà una commissione composta da un esponente del comune e di un ente gestore dei rifiuti e un referente dell’università. Successivamente verranno eseguiti monitoraggi nelle varie strutture per verificare l’effettivo andamento delle buone pratiche.
Il nostro intento è innanzitutto quello di rendere obbligatorio un percorso formativo per tutte le strutture, per divulgare il divieto di usare monodose in sala e in camera, promuovere l’adozione di caraffe con acqua di rubinetto o microfiltrata e avviare un’azione di controllo della gestione dei rifiuti umidi. Alle gelaterie, per esempio, suggeriamo di utilizzare coppette e palette in materiale riciclabile o compostabile, alle rosticcerie e panetterie di ridurre gli imballaggi di carta e ai supermercati di evitare l’utilizzo di plastica e polistirolo per fasciare piccole quantità di frutta. I nostri incontri a Lignano Sabbiadoro sono stati molto partecipati, quindi siamo fiduciosi: vediamo come questa iniziativa si svilupperà in futuro.
Come sta andando invece il progetto di sensibilizzazione delle nuove generazioni?
Con i ragazzi delle scuole siamo partiti da questo assunto: il miglior rifiuto è quello che non viene prodotto. I rifiuti anche mentalmente si tendono a eliminare, fa parte del significato della parola stessa: è un rifiuto, non fa più parte della mia vita. Questo comporta ovviamente dei problemi, perché quando portiamo l’oggetto nel bidone, poi, è come se non ci riguardasse più. Invece non è proprio così.
Finora abbiamo coinvolto 600 ragazzi in totale: studenti delle scuole medie dei quattro comuni oggetto del nostro studio e poi alcuni istituti superiori con indirizzo Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera che hanno aderito alla nostra proposta.
Alle scuole medie abbiamo proposto dei workshop di due ore per classe, per stimolare tante diverse competenze, non solo legate ai rifiuti, tra cui il parlare in pubblico. Abbiamo poi introdotto il concetto Rifiuti Zero, portando degli oggetti per far toccare loro con mano l’argomento. Abbiamo affiancato per esempio una borsa riutilizzabile in tessuto a una in plastica, una borraccia in metallo e una in plastica, le saponette solide per la doccia, le spugnette di luffa naturale da utilizzare in cucina. Questa carrellata di oggetti riutilizzabili non serviva solo a mostrare le diverse possibilità ma anche dimostrare quali dovrebbero essere le preferenze.
Ci siamo resi conto che i ragazzi hanno conoscenze piuttosto scarse di quel che succede dei rifiuti, ma capiscono bene la problematica, sanno che dovrebbero fare più attenzione, ne hanno consapevolezza. E questo ci fa ben sperare, perché li abbiamo visti disponibili al cambiamento. Siamo consci, però, che questa sia solo una piccola goccia in un grande mare educativo.
E con i più grandi?
Abbiamo coinvolto i ragazzi e le ragazze che andranno a lavorare come operatori in sala, quindi i futuri camerieri, o in cucina, i futuri cuochi. Insieme siamo riusciti a stilare dei decaloghi specifici per le loro professioni. Poi molti di loro hanno già svolto gli stage dell’alternanza scuola-lavoro, quindi hanno toccato con mano le cattive pratiche del settore. Una cosa che è emersa è la necessità di arginare gli sprechi di cibo: oltre alla gestione più corretta degli alimenti, è opportuno acquistare i vari ingredienti in piccole quantità, anche se il problema rilevato più di frequente in cucina è che spesso è difficile calcolare in anticipo i coperti.
Così abbiamo ragionato sul “dopo”, su come riutilizzare gli scarti o le materie prime inutilizzate delle varie ricette sul menu. Dalla preparazione di una quiche ai supplì e agli arancini con il riso avanzato, dalla frutta matura da trasformare in marmellata ai brodi con il pesce inutilizzato. Abbiamo notato che gli studenti più grandi, soprattutto della quarta o quinta superiore, hanno preso molto sul serio questa attività, forse perché sono consapevoli che a breve andranno poi con le loro gambe e dovranno affrontare tutti questi aspetti.
“Zero Waste e sostenibilità turistica” è un progetto di ricerca condotto dall’Università di Udine e coordinato dal prof. Andrea Guaran che rientra nell’accordo attuativo tra il Dipartimento di Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società dell’Ateneo e la Direzione centrale difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile della Regione friulana.
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