Alla scoperta della collina costiera del Tigullio, tra antichi sentieri e Pietre Parlanti
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Genova - Sulle colline di Lavagna (GE), nell’entroterra del levante ligure, persino le pietre raccontano delle storie. Tramandano un passato quasi del tutto dimenticato, che sopravvive soltanto nei ricordi degli anziani e nei contorni del paesaggio. Ma non è sempre stato così, mi racconta la presidente dell’associazione Pietre Parlanti, Oenone Lloyd, inglese ma ligure d’adozione da oltre cinquant’anni.
«Quando è nata l’associazione, nel 2017, solo tre sentieri qui intorno erano percorribili», chiarisce Oenone. Oggi, grazie al lavoro paziente di decine di volontari, chilometri di sentieri sono stati ripuliti e resi nuovamente accessibili. Pietre Parlanti è una delle realtà più vivaci del Tigullio, venuta fuori dall’amicizia tra tre donne caparbie e intraprendenti che hanno visto nella Liguria la propria terra d’elezione.
Ex velista e restauratrice, Oenone ha scelto l’Italia per amore delle sue bellezze. Ha vissuto a Firenze, Roma, Milano e poi a Lavagna, per restarci. Poi l’incontro con la piemontese Ilaria Mazzini – scomparsa prematuramente pochi mesi fa – e l’umbra Paola Giostrella, tutte innamorate della riviera di Levante. È dalla loro devozione per il territorio che parte l’avventura di Pietre Parlanti.
«Ho fatto per tutta la vita la restauratrice – prosegue Oenone – oggi mi piace pensare che ciò a cui mi dedico, è il restauro del paesaggio». “La bellezza del paesaggio viene dalla mano dell’uomo”, si legge nella nota introduttiva dell’associazione. Pietre Parlanti è infatti un inno al paesaggio singolare del Tigullio, ai suoi terrazzamenti e muretti a secco: sono ecosistemi di civiltà che hanno abitato questi luoghi.
Quelle che rivivono nelle parole di Oenone sono le terre dell’ardesia. Nelle zone intorno a Lavagna e Santa Giulia di Centaura c’era un tempo una rete di sentieri fittissima che la gente usava per spostarsi e che è stata abbandonata negli ultimi sessant’anni, perché si è smesso di estrarre l’ardesia da queste parti. «Così ci siamo rimboccate le maniche e abbiamo provato a vedere dove portassero questi sentieri. Ogni volta è stata una nuova scoperta», prosegue la presidente di Pietre Parlanti.
Per Oenone il Tigullio è un vero e proprio museo a cielo aperto. A forza di ripulire i sentieri grazie all’aiuto di volontari, studenti e privati cittadini sono stati scoperti innumerevoli tasselli del passato di questi luoghi. «Sono venuti fuori mulini e vasche che alimentavano i loro ingranaggi, vie di pietra consumate dai passi delle portatrici di ardesia e i muretti a secco, davvero particolari da queste parti. Ne abbiamo ritrovati alcuni alti sei metri tutti fatti con scaglie di pietra nera», mi racconta Oenone.
Riscoprire la bellezza e farla apprezzare agli abitanti di queste terre è forse l’obiettivo principale di Pietre Parlanti. Diversi i progetti condotti nelle scuole e in collaborazione con l’università, tutti finalizzati a riscoprire le sapienti tecniche tramandate per generazioni per preservare questo territorio così vulnerabile. Ma soprattutto, come ci racconta Oenone, Pietre Parlanti è un appassionato tentativo di riavvicinare a questo paesaggio i cittadini di oggi.
Non a caso, poco più di un mese fa, a Pietre Parlanti è stato conferito un encomio, firmato dal Ministro alla Cultura, Gennaro Sangiuliano, nell’ambito del Premio Nazionale del Paesaggio. Il prestigioso riconoscimento, come si legge nella motivazione, è arrivato all’associazione di Lavagna «per aver intrapreso un’opera di recupero partecipato, volta al riconoscimento dell’importanza degli antichi paesaggi terrazzati dell’antica collina costiera del Tigullio, a rischio di abbandono e degrado».
«Questo paesaggio – conclude Oenone – offre ancora straordinarie opportunità produttive e itinerari per un turismo raffinato e consapevole». M non si può capire sino in fondo, se non lo si vede con i propri occhi, mi lascia intendere Oenone mentre chiacchieriamo al telefono. In effetti Pietre Parlanti nasce da una folgorazione, di chi ha visto e alla fine non se n’è più andato.
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