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Trapani - Quanti di noi, almeno una volta nella vita, hanno pensato: “Mollo tutto e vado a vivere su un’isola”? Giuliana e Toni l’hanno fatto davvero: hanno deciso di lasciare Milano per cambiare vita e trasferirsi in Sicilia, sull’isola di Pantelleria. «Per compiere un passo così deve succedere qualcosa che ti sprona a fare quello che da tempo pensi e desideri, ma rinunci perché manca il coraggio».
Giuliana torna un po’ indietro con gli anni: «Mi ero da poco trasferita a Milano da Ivrea, ma la vita lì non faceva per me. Ricordo che, durante le chiacchiere con le mie colleghe, alla classica domanda “cosa faresti se vincessi al superenalotto?” io rispondevo che avrei aperto un b&b al mare. Questo era il mio desiderio, ma sarebbe rimasto tale se non fosse arrivato qualcosa a spingermi a realizzarlo. Toni condivideva il mio stesso sogno. Cambiare vita voleva dire anche fare i conti con le nostre famiglie d’origine e le necessità familiari di ognuno. Ecco cosa ci tratteneva, in realtà, dal trovare il posto giusto».
Ma cosa spinge una coppia non più giovanissima come Giuliana e Toni a lasciare una vita ben avviata per trasferirsi su un’isola e ricominciare? «A entrambi piaceva l’idea di andare a vivere in un territorio insulare. Non so perché. Siamo subacquei e abbiamo passato tutte le nostre vacanze in un’isola diversa alla ricerca del posto giusto, dove poter aprire un’attività e vivere anche d’inverno. Poi un giorno è scattata la molla: dopo un bel riconoscimento sul lavoro, il mio capo mi ha messo i bastoni fra le ruote. Non potevo accettarlo e sono tornata a casa dicendo: “È arrivato il momento di farlo”. Un’amica ci propose di provare Pantelleria. Così nel dicembre 2012, la visitammo e ce ne innamorammo».
Ma come in tutte le scelte che comportano un cambio drastico di vita, c’è sempre un momento critico nella fase del trasferimento. «Il periodo più duro è stato chiudere una casa e aprirne un’altra», ricorda Giuliana. «Mai tenere i piedi in due scarpe. Se si cambia vita lo si fa in modo definitivo: mentre io continuavo a stare a Milano a fare i pacchi e spedirli, chiudere col lavoro e cercare di vendere casa, Toni faceva avanti e indietro per sistemare i dammusi ancora inabitabili dove ci saremmo stabiliti. A luglio 2013 abbiamo organizzato il trasferimento definitivo e finalmente a ottobre dello stesso anno abbiamo potuto rilassarci. Solo allora ci siamo resi conto della nostra felicità».
Passare dalla vita frenetica di una città come Milano a un’isola come Pantelleria ha sicuramente comportato un cambiamento e Giuliana ne parla positivamente: «Prima stavamo un po’ fuori Milano, non c’erano il traffico e l’inquinamento acustico della città, ma un rumore di fondo comunque arrivava e la vita era frenetica. Qui ora viviamo nel vero silenzio, in mezzo ai colori e se incontri qualcuno per strada non basta salutarlo, “devi” fermarti e parlare».
Giuliana e Toni hanno scoperto che vivere in un’isola significa che se arriva il maltempo la nave potrebbe fermarsi per due settimane e quindi potrebbero mancare i beni freschi. «Si va avanti con quello che c’è. Col tempo abbiamo capito cosa vuol dire non trovare le cose al supermercato e accettare questa mancanza. Abbiamo scoperto che gli appuntamenti hanno orari molto variabili e i pacchi arrivano senza fretta. Ma quanto bene si sta senza lo stress di Milano!».
Sicuramente vivere su un’isola comporta ritmi e abitudini nuovi rispetto a una città ed è quello che è accaduto anche a Giuliana e Toni. «La nostra vita è divisa in due tempi, come quella di quasi tutti qui: quando ci sono i voli dal continente e quando non ci sono. Tutti i giorni abbiamo voli da e per la Sicilia – Trapani, Palermo, Catania –, ma dal resto d’Italia i collegamenti sono attivi da maggio a ottobre. Non che in inverno non si possa venire qui, ma bisogna fare scalo. Per l’italiano medio Pantelleria è troppo distante. Invece qui fuori stagione è stupendo, senza considerare che ci sono le acque termali in cui potersi immergere anche a gennaio».
In questo periodo – a parte il lavoro al computer, la gestione delle prenotazioni del b&b, organizzare la camere e altri impegni simili – il tempo è tutto della coppia: «Facciamo passeggiate nel verde e in montagna, camminate con un gruppo di persone, panteschi e non, corse, ma anche normali cene con amici e incontri culturali. E comunque, se non vuoi farlo non ti annoi. Mi annoiavo molto di più i fine settimana a Milano in inverno, quando era troppo freddo per uscire e fare qualsiasi cosa».
In estate qui le cose cambiano perché c’è tanto lavoro e tutti sono impegnati: «Quando ci salutiamo con gli amici ci diamo appuntamento all’autunno già da maggio. Ma anche in questi mesi, in cui ci alziamo all’alba per preparare le colazioni e andiamo a dormire tardi perché spesso ceniamo in compagnia, non c’è lo stesso stress della vita cittadina. È inutile agitarsi per fare in fretta. È proprio un modo diverso di affrontare la vita!».
Vivere su un’isola cambia la piramide dei bisogni e delle necessità quotidiane e la signora Giuliana lo conferma: «Qui tutto costa di più, dalla benzina al cibo, alla corrente, ma si ha bisogno di molto meno. I vestiti sono pochi, non serve niente di elegante, scarpe poche e tutte sportive, non si esce la sera per gli aperitivi fighetti e il caffè al bar costa uguale al banco come al tavolo». È curioso contare quanta gente si è trasferita sull’isola per vivere una vita diversa: «Credo che quest’isola sia tra le più abitate da stranieri», osserva Giuliana. «Non so quanti siano i veri panteschi, io continuo a conoscere persone che arrivano da Scandinavia, Germania o nord Italia».
La sanità in Italia è un tasto dolente, figuriamoci sulle isole. «Quando siamo arrivati l’ospedale c’era. Poi qualche anno fa li hanno chiusi nei Comuni sotto i 10000 abitanti e chi ci ha rimesso sono proprio state le isole. L’ospedale è diventato un presidio ospedaliero e hanno chiuso il punto nascite». Adesso i medici arrivano due giorni la settimana, a parte l’ortopedico che è qui fisso, quindi i disagi ci sono. «In caso di emergenze c’è l’elicottero ovviamente».
Ci sono scuole elementari nelle varie contrade. Scuole medie e superiori sono solo in paese, con un ottimo servizio di scuolabus.
Si dice che Pantelleria è l’isola del vento e Giuliana conferma: «Come ho accennato prima, l’isola è ventosa. Per organizzare qualunque cosa bisogna fare i conti col vento. Non è facile, ma ha il grande pregio di non essere troppo calda in estate. Noi a casa non abbiamo l’aria condizionata. I dammusi ce l’hanno ma si usa pochissimo».
Mentre Giuliana si racconta, mi chiedo se ci sia un’età giusta per questo tipo di scelte. «No, c’è uno stato psicologico giusto», osserva lei. «Deve scattare la molla. Devi avere anche una base economica giusta! Non è una cosa da sottovalutare: io avevo qualche soldo da parte, il TFR e i proventi della vendita della casa». A distanza di quasi dieci anni, rifarebbero la stessa scelta? «Io avevo cinquant’anni compiuti, Toni sessanta. Se l’avessi fatto prima, se la molla fosse scattata prima, se avessi conosciuto Pantelleria prima… tante volte lo dico, ma non so darmi una risposta. Però so una cosa: quando il colpo di follia arriva, non bisogna farselo scappare, perché non torna più, ne sono convinta».
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