Fra scienza e archeologia, al Museo di Montebelluna si parla di sessualità e tematiche di genere
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Treviso, Veneto - Futuro Agenda 2030. È questo il nome della mostra allestita presso il Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna (TV) grazie alla quale vengono affrontati gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, proponendo tematiche assolutamente contemporanee e urgenti, realizzando così una doppia virtuosa azione: da un lato far conoscere in maniera dinamica i punti essenziali della agenda, connettendoli con il patrimonio culturale dell’Italia; dall’altro mostrare “reperti” museali che specialmente nella visione dei giovani vengono spesso visti come “oggetti del passato”, in una prospettiva attuale.
In quest’ottica il museo ha potuto introdurre anche le questioni di genere, facendo riferimento al punto 5 dell’Agenda 2030, partendo quindi da assunti teorici e dichiarazioni sui diritti che sono condivisi da tutta Europa e formulati da istituzioni ritenute sopra le parti. Così viene presentato il progetto: “Futuro Agenda 2030 è un innovativo spazio espositivo e didattico sui temi dall’Agenda 2030 e dell’Economia circolare. Le sale si trasformano in aule interattive con percorsi centrati sulla relazione uomo-ambiente dove scienze e archeologia si incontrano”.
IL MUSEO
Nato nel 1984 grazie alla raccolta di materiali realizzata dal Gruppo Naturalistico di Bellona, il Museo di Montebelluna comprende una sezione naturalistica dalla vocazione didattica particolarmente avanzata e un display interattivo. C’è anche una sezione archeologica che conserva reperti di proprietà statale, dalla preistoria fino all’epoca romana, con alcuni oggetti di eccellenza come, ad esempio, la Situla (secchia) in bronzo decorata dalla necropoli protostorica di Posmon.
Il Museo Civico comprende inoltre uno spazio per gli allestimenti temporanei, che è quello che al momento ospita la mostra Futuro Agenda 2030, fondata su un approccio partecipativo per il pubblico e curata dalla conservatrice archeologa Emanuela Gilli e dal conservatore naturalista Giorgio Vaccari e concepita come uno spazio alternativo alle sezioni permanenti dove poter mettere in stretta comunicazione i patrimoni conservati nel museo con le nuove istanze e i nuovi approcci con diversi pubblici, dando loro anche ulteriori strumenti per visitare la parte più “tradizionale” dell’allestimento.
TEMATICHE DI GENERE FRA STORIA E ATTUALITÀ
La conservatrice e il conservatore di Montebelluna raccontano di un primo allestimento sempre collegato all’Agenda, risalente al 2021, in cui avevano realizzato un primo tentativo di parlare di differenze di genere, creando un corner dove, oltre a un piccolo display con elementi tratti dalle collezioni zoologiche che spiegavano la questione del sesso in natura da un punto di vista biologico, era stata allestita una vetrina con dieci vasi-ossuario delle collezioni archeologiche del museo.
Otto di questi reperti erano riferiti a donne e due a uomini e consentivano di affrontare la questione delle differenze storiche, sociali e culturali tra maschile e femminile. La piccola installazione aveva proposto una prima situazione interattiva con il pubblico, dove molto semplicemente alcune scatole richiamavano i diversi generi possibili, oltrepassando la visione binaria del maschile e femminile, e ciascun visitatore o visitatrice poteva scegliere con un tappino colorato da inserire nelle scatole in quale genere si riconoscesse.
Questa esperienza ha suscitato interesse da parte del pubblico, e in particolare da parte dei e delle giovani, ma ha anche generato la decisa opposizione da parte di un gruppo di genitori che, visto l’allestimento realizzato in autonomia e considerata questa “propaganda gender” inappropriata per i loro figli che potessero andare in visita all’allestimento, hanno chiesto che l’exhibit interattivo sull’identità di genere venisse occultato.
Queste e altre critiche non hanno certo scoraggiato il personale del museo, che ha deciso di sviluppare in maniera più estesa e attenta la sperimentazione dedicata ai generi e ha chiesto una consulenza alla dottoressa Nicole Moolhuijsen, esperta di museografia e museologia con una specializzazione sui temi trattati. Il team ha lavorato intensamente creando quella che oggi è la sezione della mostra Futuro Agenda 2030 dedicata all’obiettivo 5. Il corner coniuga materiali tratti dalle sezioni naturalistica e archeologica, accompagnati da una serie di pannelli e immagini che aiutano ad affrontare il tema delle differenze di genere, in maniera scientifica ma al contempo divulgativa e con una straordinaria capacità di connettere la storia del museo con l’attualità.
LA SESSUALITÀ NEL MONDO NATURALE
Una sezione espone diverse specie animali su uno sfondo che riproduce un mosaico di immagini di natura – occhi, livree, ali… – che ne moltiplicano ulteriormente la varietà. Questa sezione presenta una tavolozza di situazioni naturali raccontate da un pannello didascalico dal titolo “Sesso negli animali: accoppiamento e riproduzione”.
Il messaggio del corner si focalizza sul fatto che accanto al significato evolutivo della riproduzione sessuale, attraverso strategie quali monogamia, poliandria e scelta sessuale, in molte specie l’accoppiamento attiene alla dimensione del piacere e avviene anche tra individui dello stesso sesso. Tali evidenze contrastano con la visione solo riproduttiva della sessualità, legata alla continuazione della specie come la vulgata scientifica occidentale ha diffuso per secoli.
In continuità con questi concetti, un altro pannello racconta che caratteristiche genetiche, ormonali e anatomiche danno origine a molte sfumature della sfera sessuale nella specie umana, introducendo così una lettura non binaria che comprende anche ad esempio le persone intersessuali. Partendo da alcuni assunti della biologia umana, si introduce un discorso che supera divisioni rigide e binarie ancora molto diffuse specie nella trasmissione dei saperi scientifici nelle scuole primarie e afferma l’importanza che la gestione della salute tenga conto di tutti gli aspetti che costituiscono una persona dal sesso al genere, dall’etnia all’età allo stile di vita.
Un altro spazio è dedicato a reperti archeologici abbinati alle rappresentazioni, tratte dalla famosa situla del museo, di un uomo e di una donna, la cui caratterizzazione maschile e femminile è veicolata dagli ornamenti e altri accessori della cultura materiale di 2500 anni fa. L’allestimento vuole sollevare in maniera chiara la questione delle differenze tra maschile e femminile, ma di nuovo allargando subito la questione fuori dalla visione binaria.
Questo è il punto in cui appare molto chiaro che tutte le nostre considerazioni sul genere devono superare la semplice visione biologica per entrare in un ambito che è quello delle costruzioni culturali. Questa sezione introduce la questione essenziale degli stereotipi che vengono così “scientificamente” e storicamente decostruiti.
L’impostazione grafica del corner rimanda alla contemporaneità, come nel pannello appena citato in cui viene inserita una foto del lavoro dell’artista coreana Jeong Mee, Pink and blu Project, che ha fotografato le stanze di bambini e bambine sommersi dai loro oggetti rosa o blu, mostrando come la società dei consumi influenzi in maniera determinante l’auto rappresentazione del proprio genere, attraverso una divisione binaria che contrappone continuamente maschile e femminile.
L’approccio proposto dal Museo Civico di Montebelluna è particolarmente interessante e seminale nell’ambito della ricerca sull’introduzione di metodologie queer all’interno dei musei. Il dato essenziale è che non si tratta più di proporre un evento puntiforme, una visita guidata o un laboratorio didattico, ma si sceglie di trasformare una parte del display museale in un discorso sulle differenze di genere che diviene organico e stabile nella struttura museale.
Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti frutto della collaborazione fra Hangar Piemonte e Italia Che Cambia che ha lo scopo di raccontare la trasformazione culturale che stanno mettendo in atto persone, organizzazioni e intere comunità intorno a noi.
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