Gruppo Schneider: il mondo tessile tra agricoltura rigenerativa e tracciabilità
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Biella - Quando cent’anni fa Giovanni Schneider fu chiamato alle armi era molto giovane e al termine della prima guerra mondiale, ne uscì distrutto. Decise così di andare nel posto più lontano possibile dall’Europa per costruirsi una nuova vita: l’Australia. Questo paese lontano aveva già cent’anni fa un rapporto diretto con l’Italia e con il distretto tessile biellese, che ne acquistava le lane che facevano così il giro del mondo. Fu così che Giovanni Schneider vide nel mondo del tessile il suo futuro e nel 1922 si mise in proprio diventando socio di un’azienda locale.
Quando arrivò la seconda guerra mondiale, però, fu costretto a ritornare in Italia. Ed è proprio qui che porterà avanti la sua vita, specializzandosi nell’importazione di lane australiane per il mercato locale e scrivendo i primi capitoli della storia di una famiglia che nel mondo del tessile oggi ha compiuto cent’anni.
Dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, infatti, le vendite di lana sucida diminuirono drasticamente a favore di una crescente domanda di prodotti semilavorati. Questo significativo cambiamento nelle esigenze del mercato ha spinto il Gruppo a sviluppare una nuova area di business incentrata sui top di lana, la cui produzione è stata inizialmente affidata a fornitori esterni prima di essere trasferita internamente negli anni novanta.
Oggi l’azienda di Verrone offre un’ampia gamma di fibre naturali e lavora le fibre di alpaca, cammello, guanaco, lama e vicuna. Attraverso il sistema di tracciabilità, l’azienda segue il processo di lavorazione dei filati dalla fattoria al prodotto finale, unendo un’altissima qualità del prodotto alla responsabilità ambientale del mondo tessile.
A raccontarci la sua storia è il nipote Giovanni Schneider, che dal nonno ha preso non solo il nome ma anche lo spirito e la visione imprenditoriale. Oggi è Presidente del Gruppo Schneider e insieme a Laura Ros, Ceo dell’azienda, ci raccontano di questa eccellenza biellese.
IL VIAGGIO DELLE FIBRE PIÙ PREGIATE AL MONDO
L’azienda dal secondo dopoguerra si specializza nell’importazione di lane australiane per il mercato italiano e inglese. «Mio nonno, che ha sempre vissuto come esule, non ha mai voluto dotarsi di una struttura industriale. A distanza di anni mio padre, rendendosi conto che l’Italia stava iniziando a specializzarsi sul top di gamma, ha trovato in questa dimensione la sua nicchia, investendo sull’attività che poteva permettergli una qualità del prodotto di alto livello».
Oggi il Gruppo Schneider conta quattro stabilimenti che si occupano della lavorazione di lana. A fine anni ottanta nasce lo stabilimento biellese, al quale seguono le fabbriche in Patagonia argentina, in Cina e in Egitto. Altri due stabilimenti sono invece specializzati nell’ejarratura del cashmere – ovvero nella separazione delle fibre fini e più pregiate del sottopelo da quelle del manto esterno – e si trovano in Mongolia e in Iran.
Oggi alla Pettinatura di Verrone (BI) vengono lavorate alcune tra le lane più fini al mondo. Proprio come la lana merino: in media varia tra i 18 e i 23 micron, ovvero dalla metà a un terzo del diametro di un capello. Rispetto a queste misure, il Gruppo Schneider lavora fibre ancora più fini: «Noi facciamo micronaggi di 11-12 micron che sono fibre finissime, non facili da lavorare e molto costose a livello di materia prima. Per comprenderne la qualità, ci spiega Giovanni Schneider, basta pensare che la lana di 11 micron è più sottile della seta.
Un altro elemento distintivo dell’azienda è la sua capacità di lavorare diverse tipologie di fibre: dalla lana ultrasottile a quella che misura 40 micron che arriva dai monti biellesi e che viene utilizzata per i progetti di filiera locale. Ma vengono lavorate anche il mohair, lane di alpaca e di vicuna. Quest’ultima rappresenta la fibra più fine e preziosa che esiste in natura e di cui lo stabilimento lavora circa il 60% della fibra prodotta nel mondo. Parliamo di lane certificate per diversi standard riconosciuti a livello internazionale come il GOTS o il Responsible Wool Standard (RWS).
AUTHENTICO: UNA PIATTAFORMA AL FIANCO DI PASTORI E ALLEVATORI
Per garantire che la lana, il cashmere e le altre fibre animali provengano da aziende agricole che applicano le migliori pratiche di benessere animale e ambientale, il gruppo Schneider si è dotato della piattaforma digitale Authentico, che include oltre 1200 utenti che aderiscono ai valori dell’azienda. All’interno della piattaforma l’allevatore può inserire i suoi dati e certificarsi rispetto al tipo di lavoro che svolge e alla sostenibilità della sua attività.
«Abbiamo un rapporto diretto con il mondo rurale e con gli allevatori che sono registrati sulla nostra piattaforma Autentico. Questo ci assicura che la lana che arriva dagli allevamenti partner provenga da pecore il cui benessere viene rispettato. La lana, come nel caso delle fattorie dell’Australia o della Nuova Zelanda, è interamente tracciabile: ciò permette, da un lato, di garantire un legame diretto con gli allevatori e dall’altro di lavorare con loro per migliorare il rapporto dell’azienda con l’ambiente e con il benessere animale».
Ma avere un rapporto diretto con gli allevatori significa anche contribuire in maniera forte alla salvaguardia dei territori: non solo favorire una agricoltura rigenerativa con pratiche di allevamento meno inquinanti, ma anche una gestione sostenibile dei pascoli, una protezione delle specie in via di estinzione e il divieto di pratiche dannose come il mulesing.
«Il nostro protocollo con il suo codice si differenzia dagli altri per il fatto che noi non abbiamo la pretesa di insegnare al pastore come allevare le pecore perché lo sa fare da generazioni. Abbiamo piuttosto l’obiettivo di spiegargli quali sono le esigenze del mercato: oggi la qualità non è più solo un valore intrinseco misurabile ma è fatto di tanti elementi intangibili, soprattutto quelli che vanno a comporre l’attenzione all’ambiente».
GRUPPO SCHNEIDER, INTERPRETE TRA IL MONDO DELLA MODA E IL MONDO DELL’AGRICOLTURA
Benessere animale, ambiente e responsabilità sociale sono le tre parole chiave su cui si fonda l’impegno dell’azienda. Il Gruppo Schneider è oggi il più grande distributore al mondo di lana certificata dell’Argentina ed uno dei gestori di terra più importante del Sud America. È l’unica realtà ad aver ottenuto in questo stato una concessione governativa per la tosatura della vicuna.
La concessione interessa una proprietà di 100.000 ettari sulle Ande, a più di 4000 metri di altezza. Parliamo di territori estremamente brulli dove gli animali sono selvatici e liberi. «Sono animali che non vengono allevati in cattività. Noi una volta l’anno li tosiamo attraverso un rapidissimo lavoro manuale fatto nel più totale silenzio per non spaventare l’animale. Per farlo, lavoriamo con persone esperte come veterinari e un membro del Ministero dell’agricoltura, dal momento che questi sono animali protetti».
Inoltre, in Patagonia il Gruppo Schneider gestisce circa 20 allevamenti, dove affitta proprietà che sono state dismesse per questioni generazionali. Anche in questo caso il rapporto con gli allevatori è molto stretto.
A conferma dell’impegno al fianco degli allevatori, il gruppo Schneider organizza tutti gli anni una conferenza in cui invita i suoi stakeholders più importanti come allevatori, marchi di moda o ong che partecipano così ad alcuni giorni di training e formazione. Le scorse edizioni sono state un successo e hanno portato partecipanti da paesi esteri come Mongolia e Perù.
«Nel 2022 alla nostra conferenza hanno partecipato più di 1000 persone: non facciamo formazione solo ai nostri allevatori ma anche a coloro che non fanno parte del programma. Questa è una conferenza che nasce per essere aperta a tutti e che ci permette anche di creare un link diretto con le aziende di moda. Per il mese di maggio abbiamo organizzato un evento che ospiterà 45 allevatori australiani che faranno visita alla fabbrica e con i quali ci occuperemo di trattare il tema dell’agricoltura rigenerativa che a noi sta molto a cuore».
GLI IMPATTI DEL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO SUL SETTORE TESSILE
«Per quanto riguarda l’ambito energetico – ci spiega Laura Ros -, il conflitto russo-ucraino ha impattato principalmente sull’Italia, mentre negli stabilimenti degli altri paesi ha avuto conseguenze molto più limitate», come nel caso dell’Egitto che è un paese produttore o della Cina e dell’Argentina che hanno prezzi calmierati. Con una gestione attenta, però, si è riusciti a limitare l’entità del problema anche in Italia. Riguardo all’export, oggi ci sono dei paesi, come nel caso della Russia, in cui l’azienda non ha proseguito i rapporti di vendita. Anche se, ci viene spiegato, non si è trattato di grossi volumi».
IL SEGRETO STA NELLA COLLABORAZIONE
Da sempre l’alta qualità e la visione dell’azienda hanno permesso alla Schneider di sopravvivere nel tempo. «Abbiamo cercato di diversificarci rispetto ad altre aziende concorrenti e di non porci come “fornitori” di materia prima, quanto piuttosto come “partner” dei nostri clienti. Questo significa altissima qualità del servizio, della materia prima, aiuto nella ricerca di fibre nuove e quindi un rapporto che si stabilizza e che dura nel tempo».
Ed è soprattutto la scelta di collaborare con altre realtà del territorio ad aver permesso allo stabilimento di Verrone di sopravvivere in un momento di difficoltà: «Nel 2012 in un momento di crisi abbiamo considerato di chiudere il nostro stabilimento. Siamo andati dai nostri principali clienti e gli abbiamo presentato la situazione. Loro ci hanno risposto: “Non ci possiamo permettere che il vostro stabilimento chiuda” e hanno deciso di co-investire».
Oggi la Schneider è socia al 55%, mentre Loro Piana, Marzotto ed Ermenegildo Zegna sono entrate con quote paritetiche del 15%. «Penso questa sia stata un’importante operazione: tre aziende che in parte sono concorrenti si aggregano per collaborare con un anello della filiera che altrimenti sarebbe stato perso».
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