Celebriamo la giornata mondiale delle lotte contadine
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«Noi produciamo cibo, non lo fabbrichiamo! Noi siamo a fianco di chi lotta per la giustizia sociale e climatica!». Sono queste le parole di Ari – Associazione Rurale Italiana, organizzazione contadina composta da agricoltori e agricoltrici e da tutte quelle persone che hanno a cuore la promozione e la difesa dell’agricoltura contadina, agroecologica e solidale e la sovranità alimentare.
Il 17 aprile ARI, insieme a La Via Campesina, ha celebrato la giornata mondiale delle lotte contadine. L’associazione infatti fa parte di questo movimento internazionale che riunisce milioni di contadini, piccoli e medi produttori, persone senza terra, donne e giovani, indigeni, migranti e lavoratori agricoli di tutto il mondo. Persone che difendono la piccola agricoltura sostenibile come modo per promuovere la giustizia sociale e la dignità.
LOTTE CONTADINE PER DIFENDERE LA TERRA
La giornata del 17 aprile venne istituita per ricordare la data di 23 anni fa, quando diciannove manifestanti del Movimento Sem Terra furono uccisi dalla polizia brasiliana a Eldorado dos Carajás nello stato del Pará, mentre erano intenti a difendere la loro terra. Da quel giorno, ogni anno i contadini e le contadine dei movimenti di base di tutto il mondo si fermano e ricordano i loro colleghi e compagni che hanno perso la vita, ma che hanno anche lottato e vinto per il diritto al cibo, alla terra, all’acqua e soprattutto a un lavoro e a una vita dignitosa.
Tutti diritti che dal dicembre 2018 sono sanciti anche nella Dichiarazione dell’ONU per i Diritti dei Contadini e di Altre Persone che lavorano nelle zone rurali (UNDROP) votata a grandissima maggioranza dall’assemblea generale delle Nazioni Unite, malgrado l’astensione di molti Paesi Europei, compresa l’Italia.
Come racconta Ari – Associazione Rurale italiana, «la lotta in Italia e in molti Paesi nel mondo per la giustizia climatica e la giustizia sociale è oggi messa in grave pericolo dall’emanazione, da parte di alcuni governi europei, di leggi sempre più restrittive, che colpiscono le persone che si battono contro le inique condizioni di lavoro e la distruzione sistematica degli ecosistemi in cui noi tutti e tutte viviamo e operiamo. Negli ultimi 38 anni abbiamo perso due aziende agricole su tre, ma quelle con un’estensione superiore ai 100 ettari sono aumentate di circa il 18%. Noi, in questo contesto, con le nostre aziende di dimensione modesta continuiamo a resistere».
«Un pugno di industrie agroalimentari e di grandi imprese agricole, sostenute da potentati economici e politiche agricole inique decise dalle “istituzioni democratiche”, cerca di farci credere che l’agricoltura del futuro sia senza contadini e fatta “solo” di braccianti malati e accompagnati nel lavoro da OGM, veleni e robot». L’agricoltura infatti è oggi uno dei settori più a rischio nell’ambito della crisi climatica e ambientale, come ci è stato ricordato nei numerosi interventi sul tema dell’agriecologia e agobusiness durante il Climate Social Camp di Torino, in cui ha partecipato come relatrice anche ARI.
PER UN’AGRICOLTURA SOCIALMENTE GIUSTA
Così l’associazione è dalla parte della crescita della società civile, di un’agricoltura contadina socialmente giusta e di un corretto utilizzo di tutte le risorse naturali rispettoso della biodiversità, attento a una produzione ecologicamente durevole per la sovranità alimentare. «Oggi e nel tempo vogliamo sollevarci ancora contro questa fandonia, vogliamo sollevarci ancora contro la propaganda che ci vuole asserviti alle multinazionali dei semi e dei veleni, che ci vuole ridurre a produttori di un made in Italy che deve conquistare mercati internazionali mentre perde costantemente importanti fette del nostro mercato interno, mercato di cui vive l’agricoltura contadina».
La realtà, secondo l’associazione, è che «l’agricoltura italiana è maggioritariamente contadina e sempre più agroecologica e biologica. L’agricoltura contadina è la colonna portante della nostra sovranità alimentare e non è un fantoccio da agitare per parlare di autarchia 2.0, reprimendo le lotte dei movimenti che si battono per l’ambiente e la transizione agroecologica seria».
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