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Padova, Veneto - Arrivo in macchina all’Abbazia di Praglia. Sono solo venti minuti dal centro di Padova, eppure il paesaggio è già quello di aperta campagna. Parcheggio un po’ lontano: è raro che io riesca ad arrivare in anticipo a un evento e voglio prendermi il lusso di passeggiare. Il paesaggio merita davvero: il profilo dei colli euganei così vicino, poi prati, fiori, piante, cespugli, bosco… tutto rigoglioso e ancora carico di goccioline di pioggia. In questo affresco trova posto lo stesso maestoso edificio del monastero, il silenzio, il rispetto. I prodotti officinali e alimentari dei frati sono famosi da sempre, da queste parti: creme, unguenti, olii, caramelle, vini, tisane, miele…
Entrando in questo luogo si percepiscono la cura, la conoscenza e il rispetto per la Natura, le stagioni e la terra. Perfetto per un convegno dal titolo Ritorno alla Terra – Le nuove generazioni al servizio del pianeta. Tornare a essere al servizio, a parlare di terra e non (solo) di produzione, ricominciare dallo studio, dalla cura, dalla sostenibilità. Chi può davvero ricominciare in un ambito antico come quello dell’agricoltura? I giovani.
Perché sì, ci sono altri giovani oltre a quelli descritti dai principali mass media. Ci sono i giovani che scelgono di vivere in campagna o di iscriversi ad agraria, che portano avanti l’azienda di famiglia o ne iniziano una da zero. E, come ricorda il giornalista Antonio Cianciullo, moderatore dell’incontro, i numeri dimostrano che questi under 35 sono sempre di più, soprattutto in Italia, nonostante le tante difficoltà dovute alle crisi climatica e ai sistemi agroalimentari e produttivi intensivi che impattano sugli ecosistemi, sulla biodiversità e sulla natura.
Forse ce la siamo chiesti tutti almeno una volta: questo parlare di sostenibilità e ambiente sarà solo una moda passeggera? Non ho un’azienda agricola, ma so che anche solo un orto è costanza, fatica e alto rischio. E allora mi viene facile capire che un’azienda, in qualsiasi campo, richieda tutto questo – costanza, fatica, rischio – più pianificazione, investimento, studio, confronto, flessibilità e innovazione. E, cosa più importante, economia.
Lo sottolinea il professor Paolo Sambo, docente ordinario di Orticoltura e Floricoltura presso il Dipartimento DAFNAE e Prorettore alle Politiche per le sedi decentrate dell’Università di Padova. Mi ricorda una cosa che tendo sempre a dimenticare: la sostenibilità non è solo quella ambientale, ci sono anche quella sociale e quella economica. E in agricoltura oggi devono valere tutte. Una sfida grande, che potrebbe spaventare, ma un ritorno sostenibile alla terra è possibile e ce lo dimostrano le storie dei giovani imprenditori agricoli presenti all’incontro.
Una tavola rotonda dell’associazione Filiera Futura organizzata e promossa insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. E meno male che a impegnarsi a valorizzare i giovani che lavorano la terra ci sono realtà come Filiera Futura, nata tre anni fa proprio per tutelare l’unicità, promuovere l’innovazione e favorire la competitività della produzione agroalimentare di qualità italiana. Un’associazione che fa dell’etica la sua caratteristica più ammirevole, mettendo al centro della propria attenzione i bisogni delle persone, delle comunità, degli enti e delle attività produttive che coinvolge.
I giovani, dicevamo, che portano nuove energie e fanno nuovi benedetti errori. Che gioia gli errori quando sono ben accolti, valorizzati e trasformati. Possono diventare innovazione. Nell’azienda di famiglia di Anna Maria Mantovani, ad esempio, il nonno non era certo propenso ad accogliere le “diavolerie moderne” dello zio, che pretendeva di far muovere i trattori da soli attraverso un monitor.
Oggi a Green Farm Anna Maria applica il suo campo di studio, ovvero l’agricoltura di precisione. Ogni quattro o cinque giorni dei satelliti passano sopra i campi dell’azienda agricola e rilevano immagini tramite sentinel che poi vengono elaborate e interpretate, permettendo di conoscere lo stato di salute delle piante. In base agli input ricevuti saranno valutate le azioni da svolgere in fase di concimazione, semina e irrigazione. Si tratta di metodologie che permettono di impattare meno sull’ambiente, garantendo una sicurezza molto elevata della materia prima oltre a standard qualitativi alti.
Oppure a Crespino, in provincia di Rovigo, c’è Sofia Michieli che con la sua azienda Le fragole di Sofia ha vinto il premio Smau 2019. La sua infatti è una serra hi-tech automatizzata da seimila metri quadrati, basata su canaline “up and down”, in grado di risparmiare suolo e acqua: il doppio di fragole, in metà spazio.
Ma non si tratta solo di tecnologia. In Piemonte Marco Bozzolo recupera la coltura un po’ dimenticata delle castagne. Pensate che l’80% dei castagneti della Regione è abbandonato. Certo, il sistema di vendita tende(va) a essere quasi feudale, ma le nuove possibilità date dall’online e un po’ di inventiva hanno fatto sì che l’azienda di Marco sia attiva e sostenibile, in tutti i sensi. Noi lo avevamo già intervistato nel 2019.
L’innovazione naturalmente non si ferma al puro lavoro a diretto contatto con la terra, va oltre. Preziosissimo e fondamentale è ad esempio il lavoro di Etifor , spin-off e prima B-corp nata dall’Università di Padova che fornisce consulenza a enti e aziende e li aiuta a migliorare i benefici economici, ambientali e sociali delle loro politiche, progetti e investimenti.
Ben venga quindi la moda della sostenibilità, se questi sono i risultati. I giovani che tornano alla terra sono davvero tanti, noi ne abbiamo un’enorme fiducia e son smetteremo di cercarli, trovarli e raccontarveli nei nostri articoli. Alla fine dell’incontro ho decisamente cambiato il mio significato della parola agricoltura, soprattutto del suo futuro. Come ha detto il professor Sambo, «passione, servizio alla comunità e all’ambiente. Agricoltura è anche questo. C’è spazio e c’è bisogno di ognuno dei progetti che vi abbiamo raccontato oggi e di molti altri».
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