Festival sostenibili: nuove norme e più consapevolezza per ridurre l’impatto degli eventi
Seguici su:
Il mondo intero, inteso come popolazione ma anche e soprattutto come istituzioni, è impegnato nel rispetto dei 17 Obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta dai governi dei 193 Paesi membri dell’ ONU. Tutti i Paesi si sono impegnati a raggiungere i 169 traguardi entro il 2030 ma c’è la consapevolezza che, a sette anni dalla scadenza, non potranno essere raggiunti in toto.
Ritardi politici, inconvenienti industriali, pressioni economiche e molte altre variabili stanno contribuendo mettere a repentaglio il rispetto della scadenza, ma al contempo si sta generando un circolo virtuoso grazie al quale la necessità di perseguire uno futuro sostenibile è entrato a pieno diritto nelle dinamiche della maggior parte della popolazione e il numero di coloro che antepongono la coscienza green al loro operato è in continua crescita.
Gli eventi – intesi come festival, fiere, mostre espositive, manifestazioni sportive e così via – possono essere paragonati a organismi bulimici, energivori e attenti più all’apparire che all’essere. Gli organizzatori di grandi eventi si sono preoccupati, almeno fino a qualche anno addietro, esclusivamente della loro buona riuscita in termini economici, di presenze e di diffusione. Oggi è indubbiamente in atto un cambio di rotta, vuoi per contenere i costi di chi organizza ma anche e soprattutto perché si sta diffondendo la consapevolezza che “sostenibile è meglio” per una moltitudine di fattori.
L’ Italia che cambia è anche quella che, dai palcoscenici degli eventi ai quali partecipiamo in massa, esorta il pubblico, anche dando il buon esempio, a vivere con la consapevolezza che un futuro sostenibile è possibile anche nei pochi e piccoli gesti quotidiani. L’attenzione alle buone pratiche ha cominciato a far parte del mondo della cultura ancor prima che i governi cominciassero a raccomandare prima e a imporre poi criteri da adottare per una sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
È fuor di dubbio che un messaggio lanciato da un palcoscenico fa più presa sui fan di quel beniamino – attore, cantante, danzatore, artista di vari generi – rispetto a qualsiasi articolo di giornale, decreto ministeriale o documentario televisivo. Il palcoscenico portatore sano di buone pratiche diventa quindi un moltiplicatore delle stesse attraverso le sue molteplici platee. È così che i Criteri Ambientali Minimi (CAM) emanati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, sono entrati a far parte, anche, degli eventi di spettacolo.
Attualmente sono 19 i CAM che coloro che operano in molti settori – edilizia, rifiuti urbani, illuminazione, arredi, carta, eventi – hanno l’obbligo si rispettare. Scopo dell’adozione dei criteri ambientali minimi per eventi culturali è quello di migliorare l’impronta ecologica degli eventi culturali attraverso l’inclusione di criteri sociali e ambientali negli appalti pubblici per eventi culturali finanziati, promossi o organizzati dalla pubblica autorità.
Molte realtà culturali del mondo dello spettacolo, senza attendere i CAM, anche solo affidandosi al Codice degli appalti – che già anticipava parte del decreto – o più semplicemente alla propria visione lungimirante, hanno adottato buone pratiche trasferendole al proprio pubblico. Ed è proprio questa l’essenza della sostenibilità applicata agli eventi: non solo dare il buon esempio affinché altre imprese culturali possano attingere da esperienze terze, ma anche fare in modo che il pubblico porti a casa ciò a cui ha assistito dalla platea.
Tra le realtà culturali che hanno intrapreso un percorso di sostenibilità da qualche anno non possono non essere citate il Rossini Opera festival, Umbria Jazz, il Puccini Festival, Opera Estate Festival, Santarcangelo dei Teatri, Campania Teatro Festival e tante altre kermesse, molte delle quali afferenti a Italiafestival, l’associazione multidisciplinare che dal 1987 include alcuni tra i più prestigiosi festival italiani.
L’associazione – che oggi rappresentata 43 festival e 5 reti di festival che operano nell’ambito musicale, teatrale, delle arti performative e della danza, della letteratura e di altre manifestazioni artistiche – si è fatta portavoce già da qualche anno delle pratiche di sostenibilità da applicare all’interno dei processi culturali dello spettacolo dal vivo. Italiafestival ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Rete Ambiente e Salute, in partnership con Legambiente, attraverso una convenzione che agevola la diffusione di buone pratiche e processi sostenibili ai suoi numerosi soci tramite la certificazione Ecoevents.
Non c’è attività culturale più radicata nel contesto di riferimento di un festival. Le arti performative proposte da un festival nascono in quel luogo per quel luogo e sono esportabili solo nei ricordi degli spettatori, insieme ai volti, agli usi e i costumi di quei luoghi e alle buone pratiche applicate. In questo modo si innesca un effetto domino che dai palcoscenici rimbalza nelle case e nelle abitudini di tutti.
«Abbiamo scoperto con piacere che tante buone pratiche facevano già parte del nostro quotidiano ora le abbiamo sistematizzate e completate. Certo si può fare di più ma crediamo in questa strada e la percorriamo con convinzione», ha dichiarato Cristian Della Chiara, direttore generale del Rossini Opera Festival, che nel 2022 ha conseguito la certificazione Ecoevents sulla base di un protocollo di 115 buone pratiche da rispettare.
«Tra i risultati già ottenuti nel corso del 2022, il Festival ha registrato la riduzione dell’uso della plastica di oltre il 55% e ha attivato processi virtuosi riguardanti la raccolta differenziata diffusa in tutti i luoghi di lavoro e di spettacolo, l’uso di prodotti per food and beverage a km0, la tracciabilità e l’uso razionale delle risorse, la comunicazione e condivisione della scelta green verso i nostri stakeholder, il monitoraggio e valutazione degli impatti».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento