Fabio Ferracane, dall’Australia a Marsala per produrre un vino genuino e naturale
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Trapani - “Il Marsala fu il primo vino italiano ad avere risonanza mondiale grazie al suo mentore principale, l’inglese John Woodhouse, originario di Liverpool. Alla fine del ‘700 la Sicilia era già famosa per i suoi vini alcolici e robusti a buon prezzo. Il vino da cui nacque il Marsala era conosciuto localmente come Perpetuum, dal metodo di invecchiamento che consisteva nel rabboccare le botti che contenevano una parte del vino consumato durante l’anno con il vino di nuova produzione, in maniera da conservarne le caratteristiche. Woodhouse arrivò a Marsala nel 1773 e fu colpito dalla bontà del vino dolce locale, assaggiato casualmente in un’osteria del porto”.
In questo angolo di Sicilia noto nel mondo per questo unicum è cresciuto Fabio Ferracane, un giovane enologo che dopo anni tra il nord Italia, l’Australia e la Nuova Zelanda, ha deciso di ritornare alle sue origini e dedicarsi ai vigneti che il padre aveva ricevuto in eredità dal nonno. Due ettari da cui riusciva a produrre vino per uso casalingo in modo genuino, senza l’aggiunta di sostanze chimiche e di lieviti.
L’avventura enoica di Fabio ha avuto inizio proprio qui, da “quel solo mosto” messo a fermentare con cui produrre vino autentico da condividere con un pubblico via via sempre più ampio. Dopo una laurea in Enologia e Viticoltura al nord Italia – dove ha imparato a vivere il vino come un processo biochimico, molto distante dalla sua idea e dal suo desiderio di produrre vino in modo naturale – ha fatto le valigie per l’Australia.
«Nel 2012 sono tornato nonostante stessi bene e avessi un buon lavoro nel mondo vinicolo. Il cuore e i ricordi, infatti, erano rimasti qui a Marsala. Vivere in Australia è un sogno per tanti, al mio rientro sono stato considerato “pazzo” per aver lasciato qualcosa di solido e certo, anche dalla mia famiglia. La crisi che si faceva sentire in Italia già dal 2007, le difficoltà economiche, nessuna certezza… ho iniziato nel 2012 con 1680 bottiglie, oggi ne produco 28.000 e sono presente in sedici mercati nel mondo» racconta Fabio, tornato a casa con la consapevolezza che l’espressione enologica del bellissimo territorio di Marsala potesse essere una vera e propria ragione di vita.
Fabio ha voluto dare un seguito al sogno di suo nonno, il proprietario originario dei vigneti con cui ha iniziato a produrre vino in modo naturale e autentico, rispecchiando le qualità e le caratteristiche del territorio. A distanza di anni ha acquistato altri terreni e oggi la sua azienda conta sette ettari con quattro vitigni, Catarratto, Grillo, Nero d’Avola e Merlot, capaci di generare dieci diverse tipologie di vino: frizzante, macerato, fermo, Catarratto in anfora, Catarratto prodotto da una vendemmia tardiva.
Nella vigna dell’azienda agricola Fabio Ferracane, in contrada Bosco a Marsala, non vengono mai utilizzati prodotti sistemici e chimici al fine di attuare una vitivinicoltura che rispetti l’ambiente, utilizzando pratiche di sovescio a rotazioni annue (veccia e favino) e pochi trattamenti di zolfo e rame per controllare la peronospora e l’oidio. I vini prodotti sono espressione di un territorio unico e il risultato di una filosofia aziendale, quella del “lento coltivare”, che è diventata il valore principale di questa piccola cantina familiare di alto valore artigianale.
«Ho cominciato a produrre vino senza essere figlio d’arte – racconta Fabio –. In Australia ho avuto modo di comprendere davvero il “senso del vino”, ho imparato molto anche a livello produttivo: la raccolta anticipata per estrarre maggiore acidità, un Ph più basso e quindi una minore possibilità di ossidazione. Lì c’è tanta chimica. Secondo un detto comune “anche con l’uva si può fare il vino”, bisogna stare molto attenti a cosa si aggiunge. La mia è una visione molto antica che racconta di una tradizione ben radicata, ma con uno sguardo sempre all’innovazione e al moderno».
Fabio è tornato per affetto dei suoi ricordi e per una passione viscerale che lo lega a quella terra per la quale, sin da bambino, rinunciava anche a uscire con gli amici. Gli bastava avere le mani sporche e impastate per essere felice. Il suo vino non è solo genuino, ma è anche espressione del territorio che lo produce per questo, di anno in anno, non avrà mai lo stesso sapore. Nel suo vino si sente il sole, il calore e l’anima di quella terra. Negli ultimi due anni a seguito delle alte temperature Fabio è stato costretto ad anticipare la raccolta. Siccità, desertificazione sono gli spettri di un prossimo futuro già tangibile.
«Le scorse annate sono state critiche, anche il 2023 sarà un anno di siccità. Usare la fermentazione naturale significa non controllare la temperatura. Ho avuto qualche problema a causa delle alte temperature, ma ho trovato strade diverse e nel 2021 ho cominciato a produrre il Vermouth che contiene un buon 70% di vino, erbe, essenze, zucchero e alcol.»
«Tra l’altro io non ho sistemi di irrigazione, la pianta vive dell’acqua che c’è nel terreno e che trova in profondità. Attraverso questo stress idrico la pianta è più forte, non si ammala. Il mio obiettivo resta sempre quello di realizzare un prodotto di massima qualità, non mi interessa la grande quantità. Solo così puoi gestire facilmente le fermentazioni e mantenere il vino più genuino possibile» conclude Fabio.
Passione, semplicità e tradizione sono gli ingredienti della ricetta di Fabio per un buon vino, il suo, la massima espressione del territorio in cui è nato e in cui ha deciso di tornare e stabilirsi.
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