Equitazione etica e naturale: ecco l’esperienza del centro di Nava
Seguici su:
Imperia - Insieme ai cani ci sono animali che fin dalla notte dei tempi accompagnano l’essere umano nelle sue attività quotidiane. Fedeli e fisicamente forti sono stati da sempre dei validi compagni di vita, lavoro e attività ludiche: parliamo dei cavalli. Ad oggi non esistono più cavalli selvaggi: anche quelli che vivono allo stato naturale sono discendenti di animali una volta addomesticati e poi inselvatichiti con il passare del tempo.
Questo ha determinato però un’impronta molto forte: da sempre utilizzati, sfruttati e in molti casi anche maltrattati in diversi modi questi animali hanno perso nel corso del tempo il ruolo di degni compagni per diventare servi passivi e sottomessi del volere dell’uomo.
Anche oggi che non vengono più utilizzati per fini di trasporto, vengono sfruttati per attirare turisti tramite centri di equitazione poco rispettosi e per fini agonistici, senza un trattamento alla pari, che ridia loro il ruolo che gli spetta.
Ma fortunatamente qualcosa sta iniziando a cambiare: i progetti che mettono al centro il cavallo stanno emergendo, mandando a tutti un messaggio molto chiaro: provare a vivere la passione per i cavalli come una spinta alla ricerca profonda di ciò che siamo noi e che sono loro, dando così un giusto ruolo alla loro esistenza.
Davide Rossi, originario di Bardinedo (SV), e Michela De Pasquale, di origine bolognese, incrociano le loro vite qualche anno fa a Bologna e scoprono di avere una grande passione in comune: i cavalli. Lei di formazione veterinaria e istruttrice, lui ippoterapeuta, decidono un paio di anni fa di spostare la loro attività dalle colline emiliane a quelle liguri, trovando casa per loro e i loro cavalli a Nava (IM).
A caratterizzarli sono una spiccata sensibilità per la salute psicofisica dei loro animali, e una propensione naturale a cercare con essi una relazione, che li ha spinti in questi anni a ricercare e studiare metodi per comprenderli.
L’IMPORTANZA DELLA PROFESSIONALITÀ
La prima a presentarsi è Michela «Sono istruttrice federale, ma mi sono staccata da quel mondo lì per tanti motivi. Nonostante questo, credo fortemente che la serietà e la professionalità siano elementi fondamentali, anche con etiche e modalità diverse. Sono contraria quindi ai progetti che si improvvisano».
«Fin da piccola ho adorato i cavalli, prendendo lezioni dai 9 anni in poi. Ho capito fin da subito che era quello che volevo fare nella vita. Mi sono laureata in medicina veterinaria e in parallelo ho fatto il percorso della Federazione come istruttrice e come guida».
Michela mi racconta che ha scelto di non operare come veterinaria di cavalli, vedendo come spesso questi animali vengono tenuti: seppur ci vengano spesi molti soldi, infatti, vengono sfruttati per fini umani, senza rispettare il loro volere e i loro bisogni. Decisa quindi di far tesoro delle conoscenze acquisite, Michela ha preferito scegliere la via di istruttrice per mettere in pratica un altro modo di convivere con i cavalli, diventando insieme a Davide, un esempio positivo per altre realtà e persone.
GESTIONE NATURALE E COMUNICAZIONE
Il centro di equitazione Il cavallo e la montagna, gestito da Michela e Davide, ha come metodo la gestione naturale dei cavalli, partendo dall’utilizzo del piede scalzo, ovvero l’assenza di ferratura, su cui Michela ha persino scritto la tesi di laurea.
«Il piede scalzo – mi spiega Michela – fa parte di una più ampia visione di gestione naturale dei cavalli, di cui questa tecnica è alla base. Inoltre una relazione sana e sicura tra due cavalli con i ferri non si può avere, perché per quanto siano buoni, nel caso si diano una pedata il rischio di provocare danni seri è alto. In fin dei conti la zampa è un organo di senso e tale deve rimanere».
Il centro si rifà al metodo della scuola Parelli Natural Horsemanship, che insegna a capire meglio il comportamento naturale del cavallo e ad applicare queste conoscenze nella vita quotidiana.
«Un altro aspetto per noi fondamentale – racconta Davide – è la gestione degli animali ed in generale di chi frequenta il nostro centro equitazione: applichiamo i principi Parelli anche a chi monta per la prima volta, anche se non lo nominiamo. Alla base di tutto c’è la comunicazione, ed è due vie: parlare e ascoltare ciò che il cavallo comunica».
PARTNER NON SERVI
Ed è così che mi spiegano l’estrema attenzione che ogni giorno pongono per riuscire a rendere il cavallo un partner partecipativo: in natura il cavallo starebbe benissimo senza uomo e di questo ne sono consapevoli. L’obiettivo è quindi trovare un compromesso, ovvero proporre loro una vita e un lavoro che non sono quelli che farebbero in natura, ma trattandoli come partner piuttosto che servi.
«Nella relazione mi piace molto la definizione di leader, piuttosto che capo tiranno. Cerchiamo di capire, infatti, a seconda dell’indole del cavallo, cosa gli piace fare e quando, per condurli a svolgere attività insieme, senza imporre loro nulla, ed evitando in tutti i modi la coercizione».
In questi anni si sono avvicinate molte persone al centro di equitazione, e spesso avevano sensibilità e visioni diverse da quelle di Davide e Michela, ma come mi hanno ben spiegato vi è un’autoselezione molto naturale: tutti coloro che si avvicinano senza la volontà di comprendere questo punto di vista diverso dopo il primo incontro se ne vanno».
I BENEFICI
L’equitazione, se svolta con eticità, passione e amore, può portare moltissimi benefici a chi la pratica. Conferma ne è l’esperienza pluriennale di Davide, che ha lavorato a Bologna nel campo dell’ippoterapia, ovvero tutte quelle tecniche mediche che utilizzano il cavallo per migliorare lo stato di salute di persone.
«Lavorando su diverse problematiche in cui il cavallo fa da mediatore per amplificare il lavoro del terapeuta, ho potuto comprendere come ognuno abbia il proprio percorso e le proprie sfide da superare per poter migliorare se stesso: c’è quello troppo sicuro che attraverso la terapia può imparare a mettersi in discussione, mentre la persona insicura allo stesso modo può acquisire maggiore sicurezza.
SAPER UNIRE EMOTIVITÀ E FISICITÀ
Ma se pensate che basti sviluppare la capacità fisica vi sbagliate: secondo Michela e Davide l’equitazione è una disciplina che è sia fisica che emotiva, se vissuta in maniera etica. «Mi piace che le persone siano brave tecnicamente, – mi spiega Michela – ma non mi interessa contribuire a creare cavalieri, quanto persone di cavalli».
«Dovrebbe essere prima di tutto la spinta per avviare un lavoro profondo su di sé, perché non si può chiedere a qualcun altro di fare qualcosa, quando si è i primi a non riuscire a farlo: io ad esempio ho paura delle mucche e il mio cavallo anche. Sono conscia che non riesco a chiedergli di stare tranquillo nel vederle, perché sono la prima a non riuscire a farlo».
«Quindi è fondamentale sapersi mettere in discussione: se il cavallo non riesce a fare qualcosa, forse è la persona che non sa chiederglielo nel modo giusto». E Davide aggiunge: «Cerchiamo di porre attenzione anche alle reazioni che i cavalli hanno a secondo delle persone che si avvicinano a noi: ci sono cavalli che assorbono di più le frustrazioni degli umani con cui interagiscono e le rimandano indietro».
«Alla fine ciò che porti ai cavalli è ciò che sei: quindi se riesci a cambiare insieme ai cavalli, riuscirai a portare questo cambiamento anche nel mondo esterno». Buon cambiamento etico, dunque, e che ci porti sempre più vicini a noi stessi.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento