Avviata a Genova la prima CER, Comunità Energetica Rinnovabile della Liguria. Si chiama SOLE
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Genova - Trovare tetti inutilizzati per installare e gestire piccoli impianti fotovoltaici locali in modo da favorire l’autoconsumo e la condivisione dell’energia pulita tra cittadini, enti pubblici e imprese. Questo è il principio della CER SOLE, la prima Comunità Energetica Rinnovabile solidale in Liguria che reinveste le risorse generate nel tessuto locale a sostegno dell’ambiente, del contrasto alla povertà energetica e per progetti sociali. Ho fatto due chiacchiere con Elena Putti, la presidente per farmi raccontare come si è sviluppato questo progetto.
Elena, com’è nata l’idea?
Io e alcuni amici avevamo da tempo sentito parlare di queste strutture emergenti, le CER, un ottimo strumento per coniugare impegno sociale e transizione ecologica. E la versione solidale della comunità energetica secondo noi concilia le due cose al meglio.
E così avete avviato la vostra CER SOLE.
Sì, abbiamo scelto il nome giocando con la parola “sole” che diventa acronimo di SOlidale, Libera, Ecologica. Volevamo aprire la strada in Liguria, che è la regione più indietro di tutta Italia su questo aspetto, per poter essere di stimolo per la nascita di queste strutture partecipate che legano coscienza civica e benefici sul territorio.
Perché proprio adesso?
Uno dei nostri soci ha avuto occasione di partecipare all’operazione edilizia di riconversione dell’ex autolavaggio abbandonato in corso Italia. Ha preso parte alla cordata che ha acquistato questo bene e s’è finalmente creata la situazione giusta.
Il nostro socio ha finanziato la copertura a pannelli del tetto della struttura, che diventerà una pizzeria, ed è nato così il primo impianto – a 20 kw picco annui, quindi di piccole-medie dimensioni – della nostra CER. La nostra speranza ora è quella di associarci presto ad altri impianti, per far crescere la produzione e la ridistribuzione dell’energia pulita.
Chi fa parte del gruppo di fondatori?
Siamo partiti cercando di coinvolgere cittadini con una personalità sociale affine al progetto, che ci hanno dato effettivamente un supporto nella fase costitutiva. Del gruppo fanno parte attivisti e professionisti intenzionati a diffondere un nuovo modello di consumo, condiviso, collettivo che non generi benefici solo per gli attori economici coinvolti, ma per tutta la cittadinanza.
Anche diverse persone in situazione di povertà energetica, che saranno i primi destinatari della redistribuzione degli utili che devolviamo a favore delle fasce della cittadinanza più fragili, hanno preso parte al gruppo.
Oltre a produrre energia pulita volete diventare un punto di riferimento per le nuove future comunità energetiche sul territorio?
Sì, un altro dei nostri scopi statutari è la didattica a tutti i livelli, per andare a sensibilizzare l’opinione pubblica, mostrando tutti i possibili benefici per la città e fare quello che le istituzioni in questo momento non stanno facendo, cioè fornire una consulenza gratuita ai cittadini che hanno bisogno di consigli su come costituire una nuova CER.
Noi liguri siamo penultimi per utilizzo e installazione di fonti rinnovabili e ultimi per utilizzo di energia pulita: questo significa che c’è ancora molto lavoro da fare per convincere i cittadini ad aderire a queste forme associative.
Come funziona una CER e che differenza c’è tra una classica e una solidale?
Immagina un impianto fotovoltaico che produce energia: una parte va in autoconsumo per i membri della comunità, mentre il resto viene immesso nella rete. Per i surplus di energia arrivano forti incentivi che ritornano alla comunità energetica, quindi ai soci, i quali possono trattenerli per sé oppure rimetterli in circolo per progetti di utilità sociale, ambientale, ecologica o solidale sul proprio territorio.
La differenza è proprio questa: le CER nascono per generare benefici per i soci dell’associazione. Gli incentivi arrivano in genere in forma di ristori economici per i membri, ma ci sono comunità, come appunto le CER solidali, che li ridistribuiscono a progetti locali. Ed è proprio questo il modello di consumo che vogliamo spingere.
E voi avete già idea di come impiegare i ristori?
L’idea è quella di mantenerli in cassa e impiegarli per diverse iniziative: dalla manutenzione del verde pubblico di alcune aiuole della città all’installazione di rastrelliere elettriche in Corso Italia, ma anche per finanziare un’associazione in difficoltà o anche per sostenere cittadini in fragilità economica. Poi ogni CER decide il proprio piano di riparto in maniera condivisa. In ogni caso per noi questa è un’opportunità da non perdere e una grande occasione di crescita per tutta la città.
Per saperne di più su come funzionano le Comuntà Energetiche Solidali, qui trovi un approfondimento.
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