I Brottin, il nuovo progetto di educazione parentale in natura di Pietra Ligure
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Savona - Tempo fa vi avevo raccontato dell’esperienza Spazionatura della scuola materna in mezzo a un grande uliveto a Pietra Ligure, gestito dall’associazione Libelle. Qui natura, pedagogia e ricerca si uniscono e ciò che ne fuoriesce è un bellissimo laboratorio in cui grandi e piccoli possono percorrere un pezzo del proprio cammino insieme, per conoscersi e sperimentarsi attraverso il rapporto con gli altri e la natura.
Qualche settimana fa ho scoperto che dall’esperienza della scuola materna sta nascendo una nuova costola del progetto: I Brottìn educazione parentale in natura, che vuole offrire un proseguimento ai bambini e bambine che già frequentano la scuola materna, attraverso le stesse modalità.
A parlarmene è stata Vittoria Bortolazzo, che insieme a Ilaria Rosso sta gestendo e organizzando i primi incontri. «Siamo una comunità educante composta da genitori e insegnanti che ha come obiettivo comune creare un’educazione alternativa per i propri figli. Abbiamo condiviso un percorso già avviato gli scorsi anni e vorremmo portarlo avanti attraverso questa nuova importante tappa».
A seguito di una grande riflessione di gruppo, si è deciso di partire con una prima elementare per questo primo anno: nonostante siano consapevoli che sarebbe più semplice aprire a una multiclasse, hanno deciso di porlo come obiettivo da raggiungere nei prossimi anni, per avere modo di arrivarci con i giusti tempi.
IL RUOLO DELLA NATURA
L’associazione Libelle APS a livello burocratico e pedagogico sta sostenendo questo nuovo progetto, che in futuro potrebbe avere una vita e una identità proprie. Il team di coordinamento pedagogico condiviso tra i due progetti (3-6 anni e 6+ anni) mi racconta le basi educative già decise e quelle che attendono: «Crediamo fortemente che la Natura non debba essere solo il luogo in cui svolgere la maggior parte delle attività. Per la nostra visione essa è parte integrante di un’esperienza di apprendimento, un laboratorio, un luogo di scoperte, di esplorazioni, di iniziative, di progetti, di incontri e di scontri, di intercultura tra adulti e bambini».
«Non abbiamo ancora scritto un progetto perché rifugiamo dai dogmi e non vogliamo portare un unico metodo. Vogliamo restare in osservazione per cogliere i reali bisogni primari dei bambini e delle rispettive famiglie e poggiare su di essi i pilastri delle varie pedagogie che abbiamo studiato e sperimentato nel tempo».
I PILASTRI PEDAGOGICI
«Spazionatura ci ha insegnato questo: il passo più importante e forse anche più complesso è quello di approfondire diversi aspetti pedagogici invece che affidarsi unicamente a uno e seguirlo, proprio perché ogni bambino conosciuto sino ad ora ci ha rimandato questo. Ci sono bambini che hanno necessità differenti e il cui apprendimento esperienziale avviene in modalità e tempistiche diverse». Sono quindi chiari i pilastri, tra cui la pedagogia esperienziale, che «per noi è anche quella accidentale, ovvero ciò che accade deve essere poi frutto di un rilancio mirato».
«Parliamo poi di approccio democratico, ovvero partendo dai bambini consideriamo la loro esperienza e il loro pensiero critico come punto di partenza per costruire dei contenuti. A tutto ciò si aggiungono poi elementi già sperimentati con il progetto 3-6, tra cui i momenti di routine, l’importanza delle immersioni nel selvatico e del cerchio».
IL DOVE
La scuola, in apertura in autunno di quest’anno, avrà come sede un grande terreno adiacente a quello dello Spazionatura, con cui verranno condivise alcune strutture come l’atelier creativo. Una casa in legno avrà il compito di ripararli in caso in pioggia e necessità, con annessa una relativa compost toilet. Per il resto le attività, per quanto possibile, saranno svolte all’esterno.
I dettagli verranno valutati a seconda del numero degli iscritti, ma per ora il team di educatori fissi sarà composto da due persone: un insegnante per gli argomenti umanistici e l’altro per quelli scientifici. Inoltre sono previsti professionisti che tratteranno temi più specifici. Anche gli approfondimenti nasceranno proprio dagli input espressi dai bambini, che verranno colti come spunto per entrare più in profondità di un singolo argomento e sviscerare i singoli aspetti.
IL PROGRAMMA
«Il MIUR fornisce obiettivi molto belli, che sono stati redatti da pedagogisti illuminati, ed è nostro compito riuscire a raggiungerli, ma non ci preoccupa in quanto ciò è molto semplice per la natura esperienziale di risonanza per il bambino e il suo percorso». La paura di alcuni genitori, nonostante questo, è quella che dopo aver frequentato questo genere di scuola il bambino si trovi in difficoltà a dover rispettare regole più rigide imposte da altre scuole. Ma non è così: è la natura stessa del progetto che porta a sviluppare una consapevolezza emotiva.
«Il bambino impara a sentirsi e ad autoregolarsi anche in situazioni di forte stress, pertanto sviluppa una comprensione di sé maggiore, che lo può aiutare ad affacciarsi poi al mondo esterno con più strumenti. Ovviamente in questo percorso non è solo: il ruolo di educatori e famiglie è fondamentale ed è per questo che si parla di comunità educante».
Il 22 aprile la scuola aprirà le sue porte per una mattinata di divulgazione e confronto sulle diverse iniziative attive o in partenza, tra cui il progetto 6+: sarà un’occasione per incontrare le famiglie già coinvolte e le insegnanti che coordinano la parte pedagogica del progetto.
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