12 Apr 2023

Boscovillaggio: dove i bambini crescono liberi in natura in un’area marginale

Scritto da: Lorena Di Maria

Boscovillaggio è un progetto educativo che nasce a Varzi (PV), da un gruppo di famiglie che sentiva il bisogno di un'educazione in natura per i loro figli. Il progetto oggi compie 10 anni e ci mostra cosa significa fare educazione in un'area marginale, scommettendo sui bambini e sulla loro crescita fisica, emotiva e relazionale.

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Pavia, Lombardia - A Varzi, piccolo comune dell’alta Valle Staffora, i bambini e le bambine di Boscovillaggio imparano tutti i giorni dalla maestra Natura. Oggi è la primavera, domani è l’autunno e dopodomani sarà il freddo inverno: qui ogni occasione è buona per crescere al ritmo delle stagioni e delle sue infinite sfumature. Boscovillaggio è un progetto educativo che nasce dieci anni fa e che si ispira alla pedagogia degli asili nel bosco. Prima un’esigenza, oggi un sogno diventato realtà grazie un gruppo di genitori che sentivano il bisogno di offrire ai loro figli un’educazione più vicina alla natura.

A raccontarci il progetto è Elisa, che proprio dieci anni fa, insieme al suo compagno Riccardo, ha scelto Varzi come luogo in cui iniziare una nuova vita. Prima la loro casa era a Pavia, dove Elisa lavorava nel mondo dell’editoria facendo tutti i giorni da pendolare fino a Milano, mentre Riccardo era occupato in un centro sperimentale per la cura dei tumori. A un certo punto hanno sentito la necessità di cambiare le loro vite. Hanno iniziato a viaggiare, a fare esperienze di woofing e a conoscere progetti educativi, finchè non sono giunti sull’appennino, dove hanno iniziato un nuovo capitolo.

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UNA COMUNITA’ DI FAMIGLIE IN RETE

Tra infiniti posti, Varzi si è dimostrato essere il luogo adatto per loro: qui Elisa e Riccardo hanno potuto appoggiarsi a una casa di famiglia che era inutilizzata la maggior parte dell’anno. Ma nel paese c’era qualcosa di speciale che li ha convinti a fare il passo definitivo: a Varzi, infatti, era attiva una comunità di famiglie che si era messa in rete per supportarsi a vicenda nella vita di tutti i giorni. Una comunità aperta e creativa, che credeva nel mutuo aiuto e nella bellezza della condivisione.

«A Varzi abbiamo avuto modo di confrontarci con diversi genitori che erano fuggiti dalla città per vivere nell’appennino. Presto abbiamo scoperto che avevano già avviato diversi progetti e attività ma ciò di cui sentivano la mancanza era un’educazione adeguata ai loro figli. Un’educazione che fosse più vicina alla natura e che, a causa della carenza di proposte sul territorio, non avevano trovato».

Così Elisa ha deciso di portare le sue conoscenze in ambito educativo, apprese durante il suo periodo sabbatico, offrendosi come figura educativa. «Tutto è nato come semplice sperimentazione», ci spiega. «Il prossimo anno compiremo 10 anni e solo oggi possiamo vedere quanta strada abbiamo fatto».

CRESCERE IN NATURA: IL PROGETTO DI BOSCOVILLAGGIO

Il progetto accoglie bambini e bambine dai 2 ai 6 anni che sono accompagnati da figure educative preparate. Così a Boscovillaggio le giornate scorrono lentamente in un ambiente stimolante e le attività mutano nel tempo, accompagnate dall’arrivo del sole, della pioggia, della neve o di una semplice giornata in cui cielo è grigio.

Capita di frequente che durante le giornate li si trovi in cerchio a raccontare come stanno o seduti a fare la colazione a base di frutta in attesa delle attività mattutine. Non mancano poi le attività nel bosco, in cucina o nella falegnameria dove si divertono a svolgere lavori manuali; oppure semplicemente trascorrono il tempo giocando senza nessun programma prefissato. Quando arriva l’ora del pranzo i “camerieri” a turno preparano la tavola per i compagni e dopo il pranzo si lavano i piatti, i denti e arriva il momento della lettura nell’angolo del silenzio dove possono ascoltare storie o magari anche addormentarsi.

Ho sempre pensato che Boscovillaggio non sarebbe mai potuto nascere in città. Sì, avremmo certamente avuto più bambini su cui contare ma meno spazi per nascere e a crescere

Insomma, a Boscovillaggio tutti i giorni si impara facendo. A volte anche un germoglio che spunta su un albero può offrire una piccola lezione di vita, oppure fare l’orto, la vendemmia o giocare al fiume. L’apprendimento è incidentale e il mondo intorno a ogni bambino e bambina è così ricco di dettagli che ha sempre tanto da insegnare. «I modelli pedagogici da cui ci ispiriamo sono molteplici, come il metodo Montessori, l’educazione libertaria o la pedagogia di Waldorf. Ovviamente cambiano anche in base alla sensibilità delle figure educative che si sono unite al progetto in questi anni». 

Oggi Boscovillaggio conta 13 bambini e bambine: «Questo è il numero che ci siamo dati come tetto massimo, sia per la dimensione della sede che ci ospita, sia per le figure educative che li possono seguire nelle attività all’aperto». Nel tempo il progetto ha cambiato diverse sedi, fino a quella attuale, ovvero la canonica della chiesa di una frazione di Varzi che gli è stata offerta in affitto dalla diocesi.

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PRENDERE DECISIONI E GESTIRE I CONFLITTI: UNA COMUNITÀ EDUCANTE

Uno degli aspetti più virtuosi di Boscovillaggio è la capacità di collaborazione tra le famiglie e le figure educative che insieme prendono le decisioni in maniera orizzontale. Così i genitori sono coinvolti nei progetti in prima persona e non sono semplici utenti. Infatti, come ci spiega Elisa, «significa che non sono io che offro un “pacchetto” e i genitori usufruiscono di un servizio. Qui tutti partecipano attivamente».

L’organizzazione a Boscovillaggio è suddivisa in gruppi, dove ogni famiglia a turno offre il suo contributo. «Abbiamo organizzato quattro gruppi di lavoro: il gruppo tesoreria che ritira quote mensili, paga lo stipendio alle figure educative e si occupa dei conti; il gruppo organizzazione eventi per l’autofinanziamento; il gruppo manutenzione e infine il gruppo “di supporto alle maestre”, che si impegna a “fare da ponte” e gestire le eventuali difficoltà tra le figure educative e i genitori».

Certo, in questi anni non sono mancati momenti difficili come il periodo della pandemia, che ha fatto emergere paure e frequenti momenti di confronto. «Nonostante il periodo del Covid siamo sempre riusciti a chiarirci e parlarci. Le famiglie, ad esempio, non hanno mai costruito muri perché hanno sempre preferito trovare soluzioni. Lo hanno fatto per il benessere dei propri figli, che per loro è il bene più alto».

VIVERE IL CONFINE: UN PROGETTO EDUCATIVO NELL’APPENNINO

Per comprendere meglio cosa significa vivere in un territorio di confine, Elisa mi racconta la sua esperienza partendo dal tema dell’educazione. «A Varzi la proposta educativa esiste e comprende una scuola elementare, media e superiore. Allo stesso tempo, però, Boscovillaggio è l’unico progetto che offre un’educazione alternativa e in natura nell’arco di chilometri». Infatti, alcune tra le realtà alternative più vicine risiedono a Pavia o nell’alessandrino, ovvero a una distanza significativa.

«Ho sempre pensato che Boscovillaggio non sarebbe mai potuto nascere in città. Sì, avremmo certamente avuto più bambini su cui contare ma meno spazi per nascere e crescere. Paradossalmente è nato e vive da 10 anni in una zona marginale, dove le famiglie devono comunque fare 20 chilometri in media per raggiungerlo. Questo per dire che le aree marginali hanno dei contro ma anche dei pro: se arrivi con un tuo progetto hai a disposizione molto più spazio. È come se avessi carta bianca. In città invece è tutto più compresso e purtroppo anche più costoso».

Possiamo dire che in questi ultimi anni l’educazione in natura e i progetti come gli asili nel bosco siano diventati più familiari anche agli occhi di chi prima non si interessava di questo tipo di educazione. Certo, in un’area marginale come l’appennino in cui si trova Varzi le difficoltà non sono mancate: «Quando abbiamo avviato il progetto non è stato semplice stabilire un rapporto con gli abitanti che di queste terre sono autoctoni e tuttora percepiamo una certa resistenza. Penso che questa diffidenza derivi dal fatto che abbiamo iniziato a fare cose nuove che non erano mai state fatte qui».

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Oggi però la comunità educante di Boscovillaggio sta avviando collaborazioni con realtà del territorio come nel caso della Pro Loco che negli ultimi due anni ha coinvolto il progetto per svolgere attività durante le sagre e le feste di paese. «Per noi è un grande passo avanti» ci confida Elisa.

Per concludere, le domando cosa significa per lei vivere in un territorio di confine, come quello dell’area delle Quattro Province. «Rispetto al confine di regione, percepisco molto più significativo lo stacco tra pianura e appennino. Ad esempio, se penso alle valli attigue come la Val Tidone (che fa parte dell’appennino emiliano) o la Val Borbera (che fa parte dell’appennino piemontese), sento che c’è molta più affinità rispetto alla pianura padana, anche se queste valli fanno parte di regioni diverse dalla mia. Con queste valli condividiamo le stesse problematiche e lo stesso modo di vivere».

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