Alto: il piccolo comune di confine che vince lo spopolamento – Io Faccio Così #381
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Cuneo - “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, così afferma lo scienziato Lavoisier. E spesso la trasformazione avviene ad una velocità e modalità imprevedibili. E se ciò è vero per la vita di ognuno di noi lo è anche per i luoghi, che proprio come le persone possiedono una loro identità, conoscenza e capacità di evolvere e adattarsi al mondo esterno circostante.
Possiamo assistere a tali cambiamenti nelle grandi città, dove tutto corre ad una rapidità inafferrabile per le nostre percezioni, ma ancor di più nei piccoli centri, dove silenzio, dimensioni e lentezza sono strumenti importanti per riuscire a scorgere processi in corso di trasformazione profonda dei luoghi, delle persone che vi vivono e della natura circostante.
Oggi vi racconto del cambiamento che ha vissuto il paese di Alto, in Val Pennavaire, attraverso l’esperienza del suo sindaco uscente, Renato Sicca: 70 anni vissuti in questa terra di confine e con alle spalle 30 di carriera come funzionario comunale tecnico e 15 da primo cittadino.
UNA VITA IN COMUNE
«Ho iniziato la mia attività da sindaco nel 2008. Conoscevo bene la macchina amministrativa, ma guidarla si è rivelata tutta un’altra cosa. Nonostante tutte le difficoltà incontrate devo ammettere che i motivi di orgoglio sono molti: ho preso in mano un comune in difficoltà, e grazie anche al mio vicesindaco Danilo Calleri, abbiamo cercato di migliorare il paese senza dimenticarne la bellezza».
In questi anni infatti sono state molte le piccole e grandi opere fatte che Renato elenca cercando di ripercorrere gli anni passati; in particolare si sofferma nel raccontare l’acquisto di una grande abitazione in centro paese, oltre che l’area camper, i nuovi locali per servizi pubblici e molto altro.
LA VALLE E LA “NON CONVENZIONE”
Le bellezze naturalistiche della Val Pennavaire abbracciano la peculiarità di avere all’interno dello stesso territorio due comuni liguri e due piemontesi. I 4 comuni hanno creato in passato uno statuto di valle, ma nonostante siano passati oltre 10 anni sembra ancora molto lontana una vera e propria progettazione e visione coordinata di valle.
«Non ha mai granchè funzionato, ma credo sia significativo in quanto è una dimostrazione pratica dell’interesse che c’è sempre stato a ragionare come valle, nonostante questo però ad ogni incontro fatto ci siamo trovati a fare i conti con molte difficoltà: le normative delle due regioni di volta in volta cambiano, e così le idee in cantiere vengono stravolte».
IDENTITÀ E PROBLEMATICHE: PIEMONTE O LIGURIA?
Da diversi anni si parla di un possibile passaggio amministrativo alla vicina Liguria per semplificare alcuni aspetti della vita quotidiana dei suoi abitanti, ma non tutti sono d’accordo: il dibattito divide e accende gli animi, segno che tale discussione tocca l’identità dei suoi abitanti.
«La mentalità del nostro paese è ligure: il dialetto parlato, la cucina, i servizi, i modi di esprimersi nel gergo comune. La motivazione è dettata dalla conformazione del territorio, ma anche da motivi storici: i collegamenti viari con la vicina Caprauna e a sua volta con il Piemonte risalgono solo agli anni 50’».
Le difficoltà da affrontare nell’amministrare un comune di confine sono molte, come mi spiega bene Renato: tematiche come salute e rifiuti che in altri luoghi sono questioni complesse, ma gestibili, qui appaiono come criticità che paiono senza soluzione alcuna. A lasciare sole le amministrazioni a gestire il tutto, infatti, sono state negli ultimi anni anche le Regioni, non riconfermando le convenzioni precedentemente esistenti, che permettavano a queste aree di confine di accedere ai servizi dei rispettivi territori, facilitandone l’utilizzo.
ALTO: IL PAESE DEI BAMBINI
Una delle più grandi soddisfazioni dell’amministrazione uscente è la crescita significativa che il numero di abitanti ha avuto in questi anni sotto la sua guida: «ho preso un comune di circa 106 abitanti – racconta l’attuale sindaco -, che aveva subito nei decenni precedenti un grande spopolamento, e ad oggi registra circa 150 abitanti. Una crescita in totale controtendenza rispetto all’andamento di tanti altri comuni».
In questi anni infatti il paese è cambiato molto, perdendo in parte le sue radici strettamente locali e rigenerandosi attraverso un importante cambio di popolazione, con una crescita molto lenta ma costante nel tempo: «non c’è un ritorno alle origini della nostra popolazione, bensì persone nuove che non avevano nulla a che fare prima con Alto e che hanno scelto di venire a vivere qui, con non poche difficoltà».
E così sono state parecchie le famiglie che in questi ultimi anni hanno scelto di spostarsi a vivere in questo territorio, il quale ha assistito non solo ad un aumento demografico ma anche a un abbassamento sorprendente dell’età media della popolazione. Ad oggi sono infatti una ventina i bambini in età prescolare e scolare che vivono ad Alto, motivo per il quale sono stati attivati servizi ad hoc come il pulmino per il trasporto nelle due scuole liguri più vicine ed un dibattito sempre più acceso per richiedere l’aggiornamento della convenzione per il pediatra ligure.
TURISMO: DAL RIPOSO ALLO SPORT
Alle famiglie residenti, nel periodo estivo, si vanno ad aggiungere anche quelle liguri che hanno l’abitudine di trascorrere qualche settimana qui, fuori dalla confusione. Alto, infatti, è sempre stato un paese turistico: «dalla vicina Liguria sono sempre arrivate famiglie che affittavano case per il periodo estivo, soprattutto nonni con i relativi nipoti che trascorrevano qui tutto il periodo estivo».
«Questo tipo di turismo nei decenni è diminuito fino a quasi scomparire: oggi il turismo è solo nel weekend,ma spalmata in tutto l’anno e legato principalmente allo sport. Qui infatti appassionati di bici, arrampicata, trekking, escursionismo e parapendio trovano un luogo adatto alle diverse esigenze».
Renato per concludere mi lascia con una speranza: «Le difficoltà aumentano di anno in anno: essendo una zona di confine e dell’entroterra è sempre più difficile da amministrare. Amministrativamente i piccoli comuni non ce la fanno più a sopportare il carico di lavoro che è per molti aspetti paragonabile a quello di un grande comune. Non sarei per sopprimere i comuni, quanto più per aggregare i servizi per l’intera valle».
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