Seguici su:
L’ultimo rapporto del Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) ha recentemente confermato l’allarme: il surriscaldamento del pianeta, con un aumento della temperatura media globale di 1,1°C rispetto all’era preindustriale (1850-1900), sta già avendo impatti diffusi e disastrosi in tutto il mondo. Il superamento della soglia di 1,5°C entro la fine del secolo avrà effetti probabilmente devastanti sull’ecosistema globale e sulle generazioni future.
Per questo è fondamentale contenere il surriscaldamento entro la soglia critica invertendo la rotta con politiche climatiche ambiziose in grado di ridurre le emissioni climalteranti globali del 43% entro il 2030, attraverso il phasing-out dei sussidi alle fonti fossili entro il 2030, la decarbonizzazione del settore elettrico con il phasing-out del carbone e del gas fossile entro il 2030 per i Paesi OCSE ed entro il 2040 a livello globale e l’accelerazione della giusta transizione verso un futuro libero dalle fossili e 100% rinnovabile, secondo i calcoli di Legambiente.
CAMBIAMENTI CLIMATICI E CAPACITÀ DI ADATTAMENTO
«Siamo davanti a un aspetto inedito nella storia del pianeta: una persona può sperimentare anche in una sola porzione della propria vita – trent’anni e non cento o duecento – gli effetti dei cambiamenti climatici e rendersi conto che il clima sta cambiando. Questo ha messo le persone davanti a una maggiore consapevolezza, anche se confusa», ci ha spiegato il meteorologo Filippo Thiery durante la puntata di A tu per tu + dedicata al clima, rimarcando l’importanza di lavori come Climax Po e delle attività dell’IPCC di divulgazione e approfondimento scientifico.
Di emergenza climatica si è parlato anche a Roma nei giorni scorsi presso la nuova Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei deputati, in una conferenza di approfondimento sui temi del Piano Nazionale di adattamento climatico e Legge per il Clima, organizzata in occasione del lancio del progetto europeo Life Climax Po, alla quale hanno partecipato numerosi esperti e rappresentanti istituzionali e politici.
«Il progetto Climax Po che abbiamo presentato insieme a tutti i partner coinvolti attivamente – ha sottolineato il Segretario Generale dell’Autorità di bacino distrettuale del Fiume Po Alessandro Bratti – rappresenta un’applicazione molto concreta del Piano di Adattamento al cambiamento climatico. Un cambiamento climatico che necessita sempre di più di azioni adeguate alle criticità, sia di natura gestionale che infrastrutturale, utili a contrastarne gli effetti più negativi; Climax Po aiuta ad affrontare queste tematiche, combinando insieme i vari approcci, nessuno dei quali può essere trascurabile».
A proposito di adattamento al cambiamento climatico, la situazione delineate dal rappresentante del movimento della transizione Cristiano Bottone non è rosea: «Persone che sono abituate a un certo tipo di mondo e che improvvisamente devono confrontarsi con fenomeni che non hanno mai visto prima non sono pronte e questo fa sì che quando il fenomeno arriva ci troviamo in condizioni di pericolo. Un pericolo di vario livello: rischiamo non solo la vita, ma anche le attrezzature, le infrastrutture, i capitali e tutto questo pesa».
Anteprima: https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2023/03/Clima-e-Meteo-breve.mp3
Cover: https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2023/03/2-2.jpg
Name: Clima, maltempo, siccità: cosa possiamo fare per adattarci? – A tu per tu + #5
Autore: Daniel Tarozzi
Permesso: ""
Per ascoltare il podcast completo abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento
Filename: Clima-e-Meteo-breve
Uno scenario del genere non è confortato dai dati, come quelli riportati da Giorgio Zampetti, Direttore generale di Legambiente: «Nel 2022 l’Italia ha registrato oltre 300 eventi climatici estremi che hanno causato danni e impatti, il 50% in più rispetto all’anno precedente. Sempre più frequenti sono le crisi idriche causate dalla siccità, in aumento tra il 2021 e il 2023. Il bacino del fiume Po è l’area più colpita dove intervenire è urgente, ma al tempo stesso può diventare un’esperienza pilota nelle politiche di adattamento alla crisi climatica».
IL CASO DEL FIUME PO
Il distretto del fiume Po è un hot spot climatico: si estende per circa 87.000 chilometri quadrati comprendendo otto regioni e parte del territorio francese e svizzero. Quasi un terzo della popolazione italiana, circa 20 milioni, vive nel territorio del distretto. Nello stesso territorio viene prodotto oltre il 40% del PIL nazionale, il 55% della produzione idroelettrica e sono presenti oltre 3 milioni di ettari di superficie agricola. All’interno dell’intero bacino si contano 684 i siti natura 2000 e 420 aree naturali protette locali, regionali e nazionali. Il Fiume Po è quindi un ecosistema naturale ricco di specie e habitat di estremo valore conservati all’interno di 37 Zone di protezione speciale e 49 Zone speciali di conservazione e da 13 aree naturali protette di interesse locale, regionale o nazionale.
Gli Assesment Report dell’IPCC includono questo distretto nelle aree Europee continentali che subiranno una variazione del regime piovoso e un aumento degli eventi idrometeorologici estremi. In base ai modelli climatici di circolazione globale, il distretto si trova nella fascia Europea di transizione della variazione di piovosità, caratterizzata da un alto grado di indeterminatezza previsionale che genera incertezza sugli sviluppi futuri del clima. Le attività di monitoraggio meteo-idrologico da parte delle Agenzie ambientali del Distretto confermano e in alcuni casi rafforzano i trend nazionali di aumento della temperatura.
A partire dal 2000 ci sono stati ben sette anni in cui il bilancio idroclimatico – cioè la differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione – del Distretto è risultato fortemente negativo. Nello stesso periodo soprattutto a causa delle elevate temperature medie è aumentata la richiesta d’acqua in alcuni settori, in particolare in quello agricolo. Maggior domanda e minor disponibilità stanno rendendo sempre più difficile la gestione della risorsa idrica a scala distrettuale.
LIFE CLIMAX PO
La siccità e i suoi impatti non sono solo il risultato del riscaldamento globale, ma sono anche influenzati da fattori come l’impermeabilizzazione dei suoli, la cattiva gestione dei fiumi e delle aree naturali, l’inefficienza delle attività produttive rispetto allo sfruttamento delle risorse naturali. «Oggi il suolo viene visto come una piattaforma che può essere valorizzata mettendoci sopra dei volumi o delle strade e il nostro modello di sviluppo è ancorato ancora a questo. In generale non abbiamo alcuna sensibilità su cosa sia il suolo», ci ha spiegato il professor Paolo Pileri durante la puntata di A tu per tu + Salviamo il suolo prima che sia troppo tardi.
Per affrontare il cambiamento climatico e le correlate sfide ambientali è nato il progetto Life Climax Po, cofinanziato da programma LIFE dell’Unione Europea, per rendere smart la gestione delle risorse idriche del bacino del Po. Il progetto ha l’obiettivo di identificare, sviluppare e attuare attività e pratiche che promuovono l’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso una gestione “climaticamente intelligente” delle risorse idriche a scala di distretto idrografico. Il progetto, della durata di nove anni (2023-2032) riprende gli aspetti principali riportati nella SNACC e ne favorisce l’implementazione.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento