Support and Sustain Children: tra guerra e sisma, un aiuto agli sfollati siriani
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Da ormai dieci anni la Siria è in un perenne stato di conflitto e la crisi umanitaria che sta vivendo è enorme. La guerra civile ha provocato la fuga di oltre 6 milioni di persone di cui 4,5 milioni disperse in zone dove mancano strutture di accoglienza e beni di sussistenza. Dal 2014 l’ONU non ha più riportato il numero delle vittime registrate che è notevolmente aumentato nel corso degli anni: la sua ultima stima è di 191.369 persone, di cui almeno 8.803 minori.
Lunedì 6 febbraio 2023 la Siria e la confinante Turchia sono state colpite da quel potente terremoto di cui molto si sta parlando. È di più di 50mila decessi il bilancio delle vittime nei due Stati, con oltre 120mila feriti. Alla già grave crisi umanitaria si aggiunge dunque un nuovo inferno, tra sfollati e abitazioni distrutte. Continuano a esserci scosse d’assestamento e chi ancora possiede una casa ha comunque paura a rientrarci, preferendo dormire fuori o in auto.
In Siria mancano beni di prima necessità come cibo e acqua pulita e strutture ad hoc per accogliere chi ha perso tutto. Le persone registrate in condizione di bisogno sul territorio siriano, prima del sisma, erano 13,5 milioni e di queste 6,3 milioni sono sfollati, ovvero rimasti senza casa all’interno del territorio siriano. Ora questi numeri sono ulteriormente aumentati, raggiungere e portare aiuto a queste popolazioni risulta ancora più difficile per qualsiasi organizzazione internazionale, sia a causa della guerra sia per il terremoto.
Support and Sustain Children (SSCh) è una delle diverse realtà senza scopo di lucro che sta operando in Siria, oltre che in Turchia. Si tratta di una piccola organizzazione italiana no profit con sede a Verdellino, in provincia di Bergamo, nata nel 2018. Si potrebbe definire la naturale evoluzione dell’impegno umanitario, iniziato nel 2013, di Arianna Martini, fondatrice e presidente di SSCh.
«Siamo uomini e donne comuni – afferma Arianna – con lavori e famiglie e come tutti viviamo la sensazione di avere poco tempo da dedicare alle buone cause. Dopo aver visto dal vivo la situazione dei bambini nei campi profughi, poveri in tutto, abbiamo compreso che qualsiasi aiuto è per loro fondamentale. Per la loro stessa vita ma anche per noi, la nostra comunità e la nostra società».
Support and Sustain Children interviene principalmente in contesti colpiti da guerre e caratterizzati da forte emarginazione e povertà e, come si può dedurre dal nome dell’organizzazione, si interessa principalmente del presente e del futuro di bambini e bambine a cui è stata negata la possibilità di crescere in modo dignitoso. L’obiettivo è quello di fornire ai bambini sicurezza alimentare e acqua, cure mediche, riparo dal freddo e istruzione per strapparli alla schiavitù e all’ignoranza.
Da vari anni Arianna e Support and Sustain Children operano lungo il confine turcosiriano, dove si sono formati nel tempo campi di sfollati privi di qualsiasi supporto e riconoscimento ufficiale, dove le condizioni di vita sono inimmaginabili. Si tratta proprio delle zone colpite dal sisma, zone dove già mancavano cibo, acqua, istruzione, assistenza sanitaria, a cui si aggiunge ora anche una penuria di tende, coperte con cui riscaldarsi, medicinali e attrezzature per soccorrere tutte le vittime, bambini e non.
«Ero rientrata dal campo di Bab Al Salam poche ore prima del sisma – ci racconta Arianna – e, appena rincasata, la notte, ho ricevuto la notizia di quello che era accaduto. Sono rimasta pietrificata. Ho collaboratori e amici nella zona e molti di loro hanno perso tutto, familiari, casa. Avevamo inoltre da poco ristrutturato e reso operativa una piccola clinica pediatrica, che però fortunatamente sembra non aver ricevuto danni».
Alì, il medico della clinica di Bab Al Salam, ha subito la perdita di suo fratello e di tutta la sua famiglia, trovati morti sepolti sotto le macerie. Nonostante quanto accaduto, Alì ha continuato ad aiutare il più possibile e si è reso disponibile a gestire tutto il materiale che Support and Sustain Children riuscirà a fornire, tra cui coperte per tutti coloro che dormivano sotto un tetto e che ora sono per strada, medicinali e materiali di soccorso.
«Gli aiuti stentano ad arrivare – riprende Arianna –, da quello che so soltanto 14 camion di varie organizzazioni, contenenti provviste e beni, sono riusciti a passare il confine della Turchia per giungere in Siria. Io da dieci anni vado ogni mese a visitare il campo e, grazie anche allo sforzo dei volontari dell’organizzazione, noi di Support and Sustain Children siamo riusciti a costruire una rete fidata di collaboratori della zona con cui stiamo collaborando in questo momento difficile».
«A inizio marzo ritornerò nel campo di Bab Al Salam e andrò a consegnare delle tende per gli sfollati. Inoltre andrò a verificare se la nostra piccola clinica è del tutto intatta e sicura e se può contenere delle attrezzature che potranno poi servire a dare una mano alla popolazione locale». All’inferno della guerra si è aggiunto un altro inferno, quello del sisma, che è andato ad aggravare la già forte crisi umanitaria che era presente in Siria.
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