Tiziana Biondi di Stonewall: “Nessuno deve sentirsi sbagliato perché è lontano dall’eteronormatività” – Amore Che Cambia #32
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Siracusa - Avete mai pensato al fatto che nella nostra cultura spesso l’orientamento sessuale di una persona determina e prevale nel giudizio della persona stessa? Vi siete mai chiesti perché? Quanto è “malata” una società che tralascia valori e virtù di un uomo o di una donna per evidenziare invece le sue preferenze sessuali? Una cultura omofoba e patriarcale che relega il sesso – già la parola è quasi impronunciabile per molti – a qualcosa di “sporco”, da tener nascosto è il motivo alla base di certi atteggiamenti e credenze.
Non ha dubbi su questo Tiziana Biondi, educatrice non formale e vicepresidente dell’associazione di iniziativa LGBTQIA+ Stonewall – il nome deriva dai famosi fatti di Stonewall del 1969 a New York, un evento che ha segnato l’inizio di tutti i grandi movimenti LGBTQIA+. Tiziana – nei due video qui sotto potete guardare e ascoltare la sua intervista – ha co-fondato l’associazione insieme alla sua compagna, una psicologa e due ragazzi nel 2008 a Siracusa. A loro si sono poi aggiunte anche altre persone che si occupano di infanzia, adolescenza, migranti e di educazione perché il rispetto delle differenze è alla base di una cultura sana e inclusiva.
Stonewall nasce soprattutto con l’intento di accedere in tutte le scuole superiori di Siracusa per realizzare un’indagine conoscitiva e scoprire cosa pensano ragazze e ragazzi, insieme al corpo docenti, sui temi gender. «La fotografia che abbiamo raccolto, costituita da un campione di diverse migliaia di persone, è abbastanza impietosa, non tanto per i ragazzi, quanto per i loro insegnanti», racconta Tiziana.
«Abbiamo dovuto scontrarci con molti pregiudizi. Chi, come me, è omosessuale e si occupa di educazione deve spesso dimostrare qualcosa in più rispetto agli eterosessuali. Ad esempio, deve avere maggiori competenze e in qualche modo rassicurare di essere una persona per bene.. Quando ci approcciamo agli studenti veniamo raccomandati di non “omosessualizzarli” o di non tirarli dentro l’associazione o addirittura di non confonderli».
COSA FA STONEWALL?
E per cercare di smontare pregiudizi, luoghi comuni e false credenze l’associazione Stonewall propone eventi, servizi e consulenze gratuite nelle scuole e nel territorio proprio per raggiungere una fetta di pubblico sempre più ampio. Da attività proposte sotto forma di gioco grazie alle quali, soprattutto i ragazzi, hanno modo di esprimersi senza paura del giudizio, ad un servizio di consulenza psicologica con i dottori Emma Lo Magro e Andrea Malpasso, un telefono amico attivo 23 ore su 24 e un sostegno legale per aiutare e sostenere le famiglie.
E poi rassegne cinematografiche dedicate a temi LGBTQIA+, open space aperti alle famiglie e happy hour senza tabù, un momento aperto a tutti per parlare di sessualità in compagnia di specialisti. Sono tante le attività che Stonewall svolge insieme ad altre associazioni del territorio e nazionali che si occupano di minori, migranti e povertà, intersecando tutti quei diritti che vengono a mancare e dando priorità a tutte le “differenze”. Infine la parata del pride a cui si collegano molti eventi collaterali e formativi, tra cui tutte le attività legate al tema della salute, a una sessualità consapevole e alle malattie sessualmente trasmissibili, visto anche l’incremento negli ultimi anni di malattie preoccupanti come la sifilide.
«Il problema non è di per sé il diverso orientamento sessuale, la diversa affettività o identità; il problema è chi vuol fare in modo che tutto questo venga percepito come sbagliato, peccaminoso e da nascondere. Al contrario dei miei tempi, adesso i ragazzi hanno voglia di essere, esserci ed essere visibili. A qualcuno infastidisce, ma è una speranza. Sta a noi adulti creare una società che li accolga, che non li faccia sentire sbagliati. Questo è il senso di tutto ciò che proponiamo. Posso dire di averlo vissuto sulla mia pelle», continua Tiziana.
LA SUA STORIA…
Quando si capisce di essere omessessuale o trans si vorrebbe il sostegno e l’approvazione della famiglia e della scuola. Tiziana, originaria di Agrigento, prima di trasferirsi a Siracusa per motivi di studio ha fatto coming out con sua mamma, sua sorella e una ristretta cerchia di amicizie. «Mi sentivo l’unica lesbica nella mia città. A Siracusa invece mi si è aperto un mondo, un’altra vita era possibile. Capire che non si è sbagliati è fondamentale. Da bambina sentivo che non ero come le altre coetanee» .
«Mi batteva il cuore per le ragazzine, mi sentivo l’unica al mondo, ma non per questo sbagliata. Forse perché sono una persona molto positiva e determinata. Ma non vale per tutti. Non si può dividere il mondo in etero o omo. La sessualità è meravigliosa, sfaccettata e variegata, l’importante è che nessuno debba sentirsi sbagliato e fuori posto perché lontano dall’eteronormatività».
Dal 2016 Tiziana si è unita civilmente con sua moglie Carmen, anche lei attivista e co-fondatrice dell’associazione. Un amore che dovrebbe fare notizia. Un amore che dovrebbe vincere sulle brutture, sulle violenze, sulle discriminazioni e sui pregiudizi. Negli anni, per fortuna, tante cose sono cambiate, ma ancora non basta.
LA SICILIA, I PREGIUDIZI E GLI EVENTI DI GIARRE
Non si direbbe, eppure le città che contano maggiori aggressioni omofobe sono Roma e Milano; in Sicilia invece, come racconta anche Tiziana, si nota una differenza tra i piccoli centri di provincia e le città più grandi come Siracusa. Proprio in Sicilia si è costituito il primo circolo Arcigay nel 1980. Nacque a Palermo sull’onda emotiva di una manifestazione organizzata a Giarre per il duplice omicidio di una giovane coppia di omosessuali, avvenuto sempre nel 1980, che divenne fondamentale nella storia del movimento di liberazione omosessuale italiano.
Secondo lo scrittore Piergiorgio Paterlini, autore di Ragazzi che amano ragazzi, il primo libro italiano sugli adolescenti gay, gli eventi di Giarre hanno assunto un’importanza archetipica, spazzando via lo stereotipo dell’effeminatezza, della prostituzione minorile, dei gay vip, del ragazzo etero che va con l’omosessuale adulto. Si è parlato di un amore normale e non di un delitto afferente al mondo omesessuale.
Da questi fatti, Marco Bisceglie, ex prete lucano scomunicato perché comunista e gay, insieme a Massimo Milani, Gino Campanella e altri pionieri, il 9 dicembre a Palermo ha fondato il primo circolo locale di Arcigay con il sostegno dell’Arci siciliana. Pensare dunque che l’omosessualità sia vissuta come un problema maggiore al sud è uno stereotipo. Sono altri i problemi.
COSA MANCA?
L’Italia non si è ancora dotata di una legge per la prevenzione al contrasto dell’omolesbotransbifobia, la misoginia e l’abilismo. Non esiste una legge sul matrimonio egualitario, i figli delle famiglie arcobaleno non sono riconosciuti legalmente da entrambi i genitori e manca anche una normativa più semplice per le persone trans che permetta più facilmente di accedere ai farmaci dopo le operazioni di transizione e il riconoscimento del cambio nome.
La classe politica, soprattutto di destra, mostra di sconoscere molto spesso queste tematiche, restando ancorata a pregiudizi e ruoli di genere legati all’orientamento sessuale. Mancano anche un’educazione diffusa e consapevole per una scuola aperta e inclusiva e una corretta informazione.
«Anche quella di Papa Francesco è stata una finta apertura a mio avviso. L’omosessualità è ancora peccato. Per la chiesa cattolica, omofobica e sessofobica, puoi essere omosessuale ma l’importante è che non pratichi la tua omosessualità. Ai ragazzi giovani che sentono di non essere eterosessuali, che non si riconoscono nel loro corpo, voglio ricordare che la vita è una sola e va vissuta a pieno, che nessuno deve farci sentire sbagliati perché non siamo un problema, non siamo peccatori».
«L’Italia che cambia è un paese libero da stereotipi e pregiudizi dove ognuno possa sentirsi libero di essere ciò che è, nel quale ognuno possa avere diritto alla felicità. Quando si parla di persone LGBTQIA+ si fa più spesso riferimento all’aspetto legato al sesso, senza pensare che anche noi ci innamoriamo. Anche noi abbiamo diritto di parlare della nostra vita privata. L’amore forte e vero esiste e bisogna dare visibilità e cittadinanza», conclude Tiziana.
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