7 Mar 2023

Sciopero globale per il clima: immagini e testimonianze della mobilitazione guidata da Fridays For Future

Scritto da: Redazione

Da Milano a Napoli, da Torino a Bologna e ancora in decine di città italiane i ragazzi e le ragazze dei Fridays For Future, insieme a tante altre sigle e a migliaia di cittadini e cittadine, sono scesi in piazza per denunciare l'urgenza di azioni decise ed efficaci per contrastare la crisi climatica. Vi raccontiamo alcuni fra i momenti salienti della mobilitazione di venerdì attraverso le immagini e il racconto dei nostri inviati Michele Cagnini e Benedetta Torsello.

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Venerdì è stata una giornata di rabbia e lotta, ma anche di liberazione e trasformazione. Di vita, futuro, cambiamento. Abbiamo generato energia che alimenterà il mondo e sfiderà il potere. Che sradicherà un sistema pesante che ci opprime e soffoca gli ecosistemi, che devasta e uccide. La nostra rabbia non si spegne, ma si rinnova”.

Così il gruppo dei Fridays For Future ha commentato la mobilitazione di venerdì 3 marzo in occasione dello sciopero globale per il clima. In una sessantina di città italiane ragazzi e ragazze – ma anche i grandi – sono scesi in piazza per protestare in particolare sulla politica energetica e sulla mancata decarbonizzazione, che è invece un punto urgente e importante dell’agenda.

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Bologna
MILANO

Non sono mancate ovviamente rivendicazioni più specifiche legate alla situazione locale. Ad esempio, il corteo del gruppo dei Fridays For Future di Milano si è diretto presso la sede del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, destinatario di tre richieste che riguardano l’organizzazione riguardanti le olimpiadi e paralimpiadi invernali Milano Cortina, che avranno inizio il 6 febbraio del 2026.

L’appello degli attivisti e delle attiviste chiede al CONI di prestare attenzione al greenwashing e e agli sponsor del settore delle fonti fossili, rifiutando tutte le sponsorizzazioni e partnership con le compagnie che traggono profitto dai combustibili fossili; di evitare la costruzione di qualsiasi nuova infrastruttura e riutilizzare gli impianti già esistenti in molte parti delle alpi; di costituire un’authority indipendente dal parere vincolante che valuti l’impatto ambientale complessivo dell’evento.

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Milano
NAPOLI

A Napoli sotto i riflettori è finita l’Università Federico II e i finanziamenti che riceve da Leonardo, azienda impegnata nel settore delle componenti per armi e materiale bellico e dunque decisamente discutibile dal punto di vista etico. Non solo: le proteste hanno evidenziato anche il clima eccessivamente competitivo che regna in università, che esercita una pressione enorme su studenti e studentesse, con conseguenze anche drammatiche, come il suicidio della studentessa della Federico II Diana Biondi.

BOLOGNA

Venerdì 3 marzo, come tanti altri venerdì prima di questo, le strade di Bologna si sono popolate di studenti di ogni istituto e grado, che sotto l’insegna della lotta al cambiamento climatico hanno ancora una volta fatto sentire la propria voce. Alle 9 di mattina il corteo si è spostato da piazza san Francesco, lungo le vie della città, fino in piazza Maggiore. Lungo il percorso le varie sigle presenti al corteo sono intervenute, ribadendo con i loro discorsi la natura intersezionale del movimento. Si è parlato di anti-militarismo, femminismo e diritti dei lavoratori.

La rivoluzione che chiede la rete di movimenti è ecologista e transfemminista: la lotta è la stessa, non ci può essere giustizia climatica senza giustizia sociale e viceversa

Il 3 marzo infatti sembra esserci stata una maggiore collaborazione – dal Collettivo Universitario Autonomo a Non Una Di meno, passando per Extiction Rebellion e Legambiente – per provare a rendere questo corteo non solo “per l’ambiente” ma “ecologista” nel senso etimologico della parola, cioè creando un vero e proprio discorso su tutto ciò che ci circonda in chiave sistemica.

È stata anche un’occasione per riflettere sulle modalità della mobilitazione e sul suo impatto dal punto di vista sociale. Ho avuto la possibilità di parlare con alcuni ragazzi e chiedere loro cosa farebbero se in cinque o dieci anni non dovesse cambiare nulla. Le risposte sono state tutte abbastanza simili e riassumibili in: “I metodi di protesta si evolvono di pari passo con la battaglia”. Insomma nessuno ha escluso metodi di lotta più accesa. L’approccio nonviolento del movimento risulta dunque un valore aggiunto In un’epoca in cui la lotta sta diventando sempre più conflittuale e la necessità di canalizzare questo dissenso potrebbe spostare molti attivisti verso nuovi metodi di approccio alle istituzioni.

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TORINO

Anche a Torino migliaia di manifestanti sono scesi in piazza. Il corteo, partito un po’ in sordina da piazza Castello, è cresciuto sfilando tra le principali vie del centro, riunendo gli attivisti di Fridays For Future, Extinction Rebellion e tutte le associazioni che si battono contro il cambiamento climatico. Insieme a loro, gli attivisti del movimento No TAV, diverse associazioni studentesche, alcune sigle sindacali e le donne iraniane, scese per la prima volta in piazza al fianco della lotta contro i cambiamenti climatici, perché la correlazione tra diritti civili e giustizia ambientale è ancora più evidente in quei regimi in cui vi è una sistematica violazione dei diritti umani.

Non solo slogan, ma azioni chiare davanti ai luoghi della rappresentanza hanno denunciato l’insofferenza dei movimenti per il clima nei confronti del negazionismo della classe politica e della sostanziale mancanza di una forte presa di posizione rispetto alla crisi in atto. A pochi minuti dall’inizio del corteo, di fronte al Palazzo della Regione, gli attivisti e le attiviste scesi in piazza hanno riversato del pesce marcio per denunciare il problema della siccità che ha gravemente colpito il nostro paese.

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In piazza Solferino è stata la volta di Extinction Rebellion che ha affisso un manifesto sulla fontana Angelica con su scritto “Acqua per tutte o champagne per qualcuno?”. I manifestanti hanno poi colorato di rosso con del succo di barbabietola l’acqua della fontana e tre ragazze vestite da sirene si sono sdraiate ai bordi della fontana. Verso la fine del corteo, i manifestanti si sono fermati a lungo davanti al Politecnico di Torino, dove sull’asfalto hanno lasciato una enorme scritta “Università guerra” per denunciare i preoccupanti rapporti intrattenuti dall’ateneo torinese con diverse aziende belliche. E dopo il fragore della protesta, il corteo ha osservato un minuto di silenzio, per non dimenticare le migliaia di vittime dovute proprio al cambiamento climatico.

8 MARZO

Ma la mobilitazione non si ferma qui: domani, mercoledì 8 marzo, Fridays For Future scenderà di nuovo in piazza al fianco di Non Una Di Meno, perché la rivoluzione che chiede la rete di movimenti è ecologista e transfemminista: due giorni di proteste e proposte, perché la lotta è la stessa, non ci può essere giustizia climatica senza giustizia sociale e viceversa.

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