Radio Underground, il sogno nato per caso che connette i territori puntando sulla musica emergente
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Roma, Lazio - «Sono sempre stata abituata a creare cose che non esistono, sarà forse la mia formazione teatrale di provincia in piccoli teatri dove devi sapere fare tutto, ma è proprio tutto che mi ha portata nella vita a creare appunto quello che non c’è». Si presenta con queste parole Elisa Capo, un’anima “naturalmente virtuosa” con un sacco di idee, in attesa del momento giusto per esplodere e di sogni rimasti chiusi con cura in cassetti del cuore, impazienti di essere liberati. Elisa è la direttrice artistica di Radio Underground Italia.
Radio Underground era una di quelle cose che non c’erano e che adesso ci sono. Era il sogno che Elisa aveva riposto con cura nel suo cassetto personale per ben dodici anni. Poi, il 25 aprile 2022, insieme a un gruppo di amici che avevano dovuto abbandonare la gestione di un club musicale a causa della pandemia – ma che avevano ancora tanta voglia di fare musica e si sentivano sperduti – ha deciso di “tirarlo fuori” dandogli vita. La prima diretta è stata trasmessa dalla piazza principale di Genazzano, piccolo paesino in provincia di Roma, da cui tutto tutto ebbe inizio.
Elisa mi ha raccontato meglio la magia del suo sogno, un un sogno che conosco bene e che per anni ho preso per mano anch’io, facendo la speaker radiofonica per una piccola web radio di provincia nel bolognese che mi ha fatto appassionare alla narrazione. Perché la voce, la musica e le interazioni con gli altri verso qualcosa che si vive e che si sente non conoscono distanza e con il beat giusto si può abbattere ogni barriera.
Come nasce Radio Underground?
“Non so voi, ma quando entro in macchina o sono a casa io non riesco più a trovare una staziona radio che mi emozioni e che mandi musica diversa! Vorrei fare una radio di sola musica italiana alternativa al mainstream, vorrei farla in diretta, mi piacerebbe che ci fossero home studio un po’ in tutta Italia, che collaborassero con noi addetti ai lavori, ma anche appassionati sia del mezzo che della musica, insomma una rete di passioni intrecciate, secondo me funziona e comunque sarebbe l’unico progetto del genere in Italia…ci state?”. Ho usato queste parole per parlare del mio sogno a Marco e Valerio, i primi due pazzi saliti a bordo in quest’avventura, costruita con pazienza, chiacchierate, riunioni dietro a uno schermo e caparbietà anche insieme a Gabriele, il mio compagno.
Cosa ti ha spinto a tirare fuori il tuo sogno dal cassetto?
L’esigenza di creare questa radio è nata da diverse mancanze e coincidenze. La mancanza di un luogo dove sentire musica italiana diversa, dove promuovere un modo di intendere la musica che non sia quello usa e getta e la possibilità nello stesso tempo di tornare a una forma radiofonica che fosse più genuina, lontano dalle logiche dell’intrattenimento, tra una pubblicità e un’altra.
La coincidenza per me è stata andare a vivere in un piccolo paese in provincia di Roma, Genazzano, dove c’era uno dei pochissimi club musicali della zona, se non l’unico, Il Saltatempo, gestito da appassionati sia del paese stesso che della musica. Con loro mi sono ritrovata e – mentre nel frattempo la pandemia ha provocato la chiusura del locale – ho condiviso il mio sogno. Devo dire che la facilità con cui è stato accolto il progetto e la velocità con cui è stato messo in piedi confermano che l’incontro era quello giusto per avviare questo sogno.
Com’è strutturata la vostra radio?
Radio Underground ha undici postazioni sparse in tutta Italia – da Palermo a Udine, passando per Riccione – da dove trasmettono altrettanti speaker, dodici ore di dirette quasi tutti i giorni, più uno studio centrale che può ospitare piccoli live. Ma soprattutto la possibilità di trasmettere dappertutto con un suono invidiabile grazie alla capacità del nostro tecnico Valerio di superare ogni nuova sfida. Adesso ci sono anche speaker professionisti come Jelena Milic, artisti con programmi settimanali, giornalisti e molti altri professionisti e appassionati che lavorano nell’ombra per far funzionare al meglio il tutto e migliorare ogni giorno.
Com’è il palinsesto di Radio Underground?
Abbiamo degli speaker – io, Jelena Milic, Il collettivo Mazinga – che ci sono tutti i giorni e che trasmettono la mattina e il pomeriggio. Poi ci sono altri – Bianca Crocetta, Luca Tosi da Udine, Paolo Tocco da Chieti, Claudia Vernier, Rosa, Chiara Nuzzaci dalla Puglia, Nestor Fabbri da Riccione e il collettivo del Fanfulla da Roma, il gruppo del coworking palermitano Neu Noi – che invece trasmettono una volta a settimana con programmi tematici dai vari studi sparsi in tutta Italia.
Il palinsesto è sempre in aggiornamento perché una delle tante particolarità di questa radio è che possiamo far trasmettere i nostri speaker dappertutto grazie al nostro fantastico tecnico Valerio Quaresima e questo sta creando una rete viva di appassionati ed esperti di musica che vogliono dare il loro contributo anche non essendo fisicamente a Genazzano.
C’è qualche tematica su cui avete focus particolari all’interno della vostra programmazione?
Oltre alla musica, vero cuore del progetto, che viene proposta sia con le tantissime novità che settimanalmente scoviamo, che con i capisaldi del cantautorato e del rock italiano di ogni epoca, ogni speaker e programma può liberamente proporre dei contenuti. Anche qui si cerca di dare una taglio diverso da quello proposto dai media nazionali tentando di intervistare i protagonisti delle vicende e facendo rete anche con i circoli Arci, di cui facciamo parte, che essendo su tutti i territori possono fornire una visione diretta della situazione, com’è stato per esempio per la strage di Cutro, di cui ci siamo ampiamente occupati.
Che cosa manca secondo te nelle radio mainstream che gli ascoltatori ricercano e che cosa si è “perso” nel tempo?
Non credo manchi nulla: la radio mainstream rispecchia un tipo di pubblico che vuole intrattenersi ed è figlia del suo tempo con musica usa e getta e programmi leggeri e poco impegnativi. Se fossi nei panni di alcuni direttori artistici punterei un po’ di più sulla musica italiana emergente, quella vera che suona e sa stare su un palco, anche per poter piano piano cambiare l’orecchio del pubblico ed educarlo ad un ascolto diverso.
Credo che ci sia tutta una fetta di audience – che poi è quella che ascolta podcast, audiolibri o semplicemente musica – che avrebbe voglia, in macchina o durante la giornata, di avere una compagnia diversa, di scoprire musica nuova che gli algoritmi delle piattaforme non riescono a fargli scovare il tutto condito da una vicinanza vera con gli speaker ed argomenti non scontati.
I vostri sponsor rispettano i lavoratori e l’ambiente. Come ci entrate in contatto, come li selezionate e come collaborate?
Alcune volte siamo noi che li contattiamo perché ci piace come si pongono o e soprattutto quello che fanno. Siamo sempre alla ricerca di attività che proprio nel mainsream non riescono a emergere. Altre volte ci contattano loro stessi perché, oltre a farsi pubblicità e ad avere uno spot confezionato da usare dappertutto, vogliono sostenere il progetto stesso.
Progetti futuri?
Tanti! Intanto il 25 aprile ci sarà il nostro primo compleanno che si terrà all’interno del festival Fuochi nella Notte, arrivato alla 21° edizione, che si terrà proprio a Genazzano dal 22 al 25 aprile con concerti, teatro, una mostra di arte contemporanea e molto altro. Poi chiaramente abbiamo intenzione di ampliare il nostro palinsesto e di avere nuovi programmi e speaker da tutta Italia, di organizzare un nostro festival dedicato alla musica italiana emergente e di approdare magari anche all’estero con chi per un motivo o l’altro ha dovuto lasciare l’Italia.
Dove possiamo ascoltare Radio Underground?
La radio ha un sito, dal quale si possono scaricare gratuitamente le app – reperibili anche dagli stores – per tutti i telefoni. Inoltre si può ascoltare tramite Alexa e Twitch.
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