Il Museo della Resistenza di Chiusa di Pesio: “Coltivare la memoria è un dovere civico”
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Cuneo - In provincia di Cuneo c’è un piccolo paese che custodisce un pezzo importante della storia del suo territorio. È Chiusa di Pesio, Comune che si trova all’ingresso dell’omonima valle, a metà tra pianure e montagna. Era il 4 marzo 2003 quando veniva inaugurato ufficialmente il suo Museo della Resistenza, I sentieri della Memoria. Il museo era ed è tuttora ospitato nel Complesso Museale Avena, in un antico palazzo di impianto quattrocentesco in piazza Cavour, nel fulcro del centro storico.
Oggi la comunità di Chiusa di Pesio celebra i vent’anni del Museo, un luogo che ripercorre momenti cruciali qui avvenuti e che mantiene viva la memoria collettiva. «L’inaugurazione fu un momento speciale, epocale per Chiusa di Pesio», racconta Maria Luisa De Caroli, Presidente dell’associazione.
LA STORIA DELLA RESISTENZA IN VALLE PESIO
«Il Museo della Resistenza, oltre a essere il primo museo istituito nel nostro paese, è un luogo fisico in cui celebrare la memoria di tanti giovani che vissero una stagione irrepetibile e per essa seppero anche morire. Per volontà dei partigiani delle Formazioni “R” e del Comune, con l’allora sindaco Antonino Pecollo che tanto si adoperò, questo luogo fu istituito perché fu chiaro a tutti che coltivare la memoria era un dovere civico e un forte valore educativo e culturale».
La creazione del museo è stata un lungo lavoro ed è l’associazione Resistenza sempre nel Rinnovamento a gestirlo. In questi anni si è rivolta direttamente ai giovani, invitandoli a percorrere insieme i sentieri della memoria. Visitarlo significa percorrere diversi itinerari per immergersi nelle storie di queste terre: il primo – quello giallo – si chiama “Novecento: il secolo delle guerre” ed è pensato come percorso storico generale, mentre il secondo – quello rosso – è legato alla storia e alla documentazione locali. Addentrandosi negli spazi del museo non mancano poi scenografie di forte impatto emotivo, immagini fotografiche e una limitata selezione di oggetti, di carattere storico e documentale.
UN MESSAGGIO PER I GIOVANI
«Qui è raccolta la memoria della Valle Pesio e delle tante famiglie tragicamente coinvolte dalla guerra. I giovani avranno sempre più bisogno di persone e luoghi come questo, che possano testimoniare quello che è successo ai loro nonni e bisnonni». Sono queste le parole del Sindaco Claudio Baudino, pronunciate durante l’evento di celebrazione dei vent’anni del Museo.
«Sono riconoscente di essere oggi qui e vedere che in queste due decadi si è fatto tanto. Un grazie sentito a tutti quelli che hanno lavorato e si sono impegnati perché questo museo vivesse in modo eccellente». Il museo offre ai giovani, e soprattutto agli alunni delle scuole, un luogo e un laboratorio dove essi hanno la possibilità di provare a “fabbricare” la storia: possono cercare avvenimenti, analizzarli, ordinarli e studiarli, per comprendere vicissitudini del passato.
Adolfo Mignemi è uno storico e Presidente del Comitato scientifico del Museo. Lui ben conosce il valore del materiale conservato nella struttura e l’unicità di alcuni oggetti esposti nelle sale: la pedalina, con cui si stampava il giornale clandestino Rinascita d’Italia, la macchina fotografica con cui Don Giuseppe Bruno fotografava i partigiani, i negativi originali di tutte le foto esposte al museo. Sono tutti materiali iconografici di rara importanza a livello nazionale.
Il museo è custode della memoria, testimone di una storia che ha scandito le sorti di un’intera valle e che oggi non può essere dimenticata. Una figura chiave è Luisa Mellano, pronipote di Piero Cosa e Presidente dell’Anpi di Fossano: invita a continuare a lavorare sui sentieri della memoria perché «se perdiamo la memoria siamo impotenti e facile preda di una storia che ritorna. La memoria è uno strumento indispensabile per comprendere il passato e mettere in sicurezza il futuro».
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