Il Museo della Resistenza di Chiusa di Pesio: “Coltivare la memoria è un dovere civico”
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Cuneo - In provincia di Cuneo c’è un piccolo paese che custodisce un pezzo importante della storia del suo territorio. È Chiusa di Pesio, Comune che si trova all’ingresso dell’omonima valle, a metà tra pianure e montagna. Era il 4 marzo 2003 quando veniva inaugurato ufficialmente il suo Museo della Resistenza, I sentieri della Memoria. Il museo era ed è tuttora ospitato nel Complesso Museale Avena, in un antico palazzo di impianto quattrocentesco in piazza Cavour, nel fulcro del centro storico.
Oggi la comunità di Chiusa di Pesio celebra i vent’anni del Museo, un luogo che ripercorre momenti cruciali qui avvenuti e che mantiene viva la memoria collettiva. «L’inaugurazione fu un momento speciale, epocale per Chiusa di Pesio», racconta Maria Luisa De Caroli, Presidente dell’associazione.
![Museo della Resistenza Chiusa di Pesio](https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2023/03/Museo-della-Resistenza-Chiusa-di-Pesio-1024x681.jpg)
LA STORIA DELLA RESISTENZA IN VALLE PESIO
«Il Museo della Resistenza, oltre a essere il primo museo istituito nel nostro paese, è un luogo fisico in cui celebrare la memoria di tanti giovani che vissero una stagione irrepetibile e per essa seppero anche morire. Per volontà dei partigiani delle Formazioni “R” e del Comune, con l’allora sindaco Antonino Pecollo che tanto si adoperò, questo luogo fu istituito perché fu chiaro a tutti che coltivare la memoria era un dovere civico e un forte valore educativo e culturale».
La creazione del museo è stata un lungo lavoro ed è l’associazione Resistenza sempre nel Rinnovamento a gestirlo. In questi anni si è rivolta direttamente ai giovani, invitandoli a percorrere insieme i sentieri della memoria. Visitarlo significa percorrere diversi itinerari per immergersi nelle storie di queste terre: il primo – quello giallo – si chiama “Novecento: il secolo delle guerre” ed è pensato come percorso storico generale, mentre il secondo – quello rosso – è legato alla storia e alla documentazione locali. Addentrandosi negli spazi del museo non mancano poi scenografie di forte impatto emotivo, immagini fotografiche e una limitata selezione di oggetti, di carattere storico e documentale.
Fu chiaro a tutti che coltivare la memoria era un dovere civico e un forte valore educativo e culturale
UN MESSAGGIO PER I GIOVANI
«Qui è raccolta la memoria della Valle Pesio e delle tante famiglie tragicamente coinvolte dalla guerra. I giovani avranno sempre più bisogno di persone e luoghi come questo, che possano testimoniare quello che è successo ai loro nonni e bisnonni». Sono queste le parole del Sindaco Claudio Baudino, pronunciate durante l’evento di celebrazione dei vent’anni del Museo.
«Sono riconoscente di essere oggi qui e vedere che in queste due decadi si è fatto tanto. Un grazie sentito a tutti quelli che hanno lavorato e si sono impegnati perché questo museo vivesse in modo eccellente». Il museo offre ai giovani, e soprattutto agli alunni delle scuole, un luogo e un laboratorio dove essi hanno la possibilità di provare a “fabbricare” la storia: possono cercare avvenimenti, analizzarli, ordinarli e studiarli, per comprendere vicissitudini del passato.
![Museo della Resistenza Chiusa di Pesio1](https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2023/03/Museo-della-Resistenza-Chiusa-di-Pesio1-1024x681.jpeg)
Adolfo Mignemi è uno storico e Presidente del Comitato scientifico del Museo. Lui ben conosce il valore del materiale conservato nella struttura e l’unicità di alcuni oggetti esposti nelle sale: la pedalina, con cui si stampava il giornale clandestino Rinascita d’Italia, la macchina fotografica con cui Don Giuseppe Bruno fotografava i partigiani, i negativi originali di tutte le foto esposte al museo. Sono tutti materiali iconografici di rara importanza a livello nazionale.
Il museo è custode della memoria, testimone di una storia che ha scandito le sorti di un’intera valle e che oggi non può essere dimenticata. Una figura chiave è Luisa Mellano, pronipote di Piero Cosa e Presidente dell’Anpi di Fossano: invita a continuare a lavorare sui sentieri della memoria perché «se perdiamo la memoria siamo impotenti e facile preda di una storia che ritorna. La memoria è uno strumento indispensabile per comprendere il passato e mettere in sicurezza il futuro».
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