31 Mar 2023

La Mafia in Liguria esiste ma si può sconfiggere

Scritto da: Emanuela Sabidussi

Ieri si è tenuto a Imperia un evento per parlare della Mafia in Liguria e delle sue inevitabili conseguenze nella società civile. Ma non solo: sono state presentate attività concrete già in atto per dimostrare come attraverso il cambiamento dell'immaginario collettivo si possa sconfiggere la criminalità organizzata partendo proprio dai beni confiscati e riutilizzati a fini sociali.

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Imperia - La mafia in Liguria esiste e, come diceva Peppino Impastato, “è una montagna di merda”: si è insinuata nei decenni passati nel mondo dell’edilizia, del movimento da terra, delle droghe e sottrae, toglie a noi tutti in modo insidioso e illegale. Ieri si è tenuto a Imperia un evento di formazione e incontro organizzato da Alleanza delle Cooperative Italiane per affrontare da diversi punti di vista la questione.

A volere fortemente l’iniziativa e a facilitarla è stata Mariapia Cavani, giornalista e collaboratrice di ConfCooperative Liguria, la quale spiega: «Sono gli anni ‘50 quando in Liguria si inizia a parlare di Mafia e il mio desiderio, condiviso da tutte le persone che hanno contribuito e collaborato all’organizzazione di questo evento, è che diventi patrimonio comune la consapevolezza che un argine per le infiltrazioni mafiose non solo sia possibile, ma è già realtà».

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«Ma non solo: l’evento, nato dall’Alleanza delle cooperative aveva l’obiettivo di formare i soci e i cooperatori per mostrare come una sana impresa oggi possa essere esempio di successo per un’economia malata, dimostrando di come sia possibile esserci e agire, non cedendo a ricatti e interessi». Mariapia mi spiega che ognuno di noi ha una parte di responsabilità nel contrastare le mafie, attraverso una sana informazione e formazione. «Come dice Don Ciotti, la parte sana della società civile e responsabile non ci sta a farsi condizionare da questo tipo di realtà che sembra promettere benessere e ricchezza, ma impoverisce solo un territorio».

E dobbiamo porre molta attenzione, perché ci è entrata nella mente un’iconografia dei malavitosi che non è reale, almeno al giorno d’oggi, e qui al nord Italia la lupara è stata sostituita da tempo. Gli affari mafiosi vengono portati avanti quotidianamente da persone in giacca e cravatta, professionisti con la valigetta, che controllano il territorio attraverso l’edilizia, la sanità e non solo.

L’ATTACCO DURANTE L’EVENTO

L’evento – seguito anche online da avvocati e giornalisti di tutta Italia – ha avuto ritardi e problematiche non banali già pochi minuti dopo il suo inizio. Dopo le presentazioni più istituzionali infatti, si è inserito tra i partecipanti un hacker che ha preso possesso illegittimamente del comando online della riunione, inviando al posto delle immagini della sala gremita video pornografici in lingua russa. Gli organizzatori, accortisi di ciò, hanno cercato invano per diverso tempo di bloccare il malintenzionato, senza riuscirci. L’evento in presenza è proseguito e per chi era online sono state trovate modalità organizzate sul momento per riuscire a risolvere il problema.

Non cancelleremo i segni della violenza mafiosa sugli edifici, ma resteranno a testimonianza della brutalità che caratterizza il loro agire sul territorio

Tutti i presenti si sono chiesti se non fosse un modo come tanti di bloccare l’evento, a conferma del fatto che l’iniziativa ha colpito nel segno degli interessi malavitosi in Regione e non solo. Conferme e rivendicazioni non ne sono arrivate, quindi si attendono le indagini che svolgerà la polizia postale per comprendere le fonti dell’attacco.

I BENI CONFISCATI

Al convegno è intervenuto anche Roberto Centi, presidente della Commissione antimafia regionale, per presentare il nuovo bando della Regione Liguria per il finanziamento di interventi sui beni confiscati e riassegnati: un fondo di 600 mila euro che andrà a finanziare la fruibilità e il riutilizzo a scopi sociali dei beni. Ha dichiarato Centi: «Tra le novità del nuovo bando ci sono le imprese e le startup come elemento di stimolo. Speriamo inoltre, visto l’interesse, di portare il bando a un milione di euro». E visto che i simboli rivestono nella nostra società un ruolo fondamentale questi beni riassegnati a enti con finalità sociali, rappresenta per noi tutti in maniera evidente e tangibile che sconfiggere la mafia è possibile.

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RIPRENDIAMOCELI

«Il controllo del territorio – mi spiega Mariapia Cavani – che loro avevano grazie al possesso di questi spazi è stato sottratto. Significa che vince lo Stato e non la Mafia, cosa non scontata per molte persone». E da qui nasce anche il titolo dell’evento Riprendiamoceli, manifesto con cui si vuole sottolineare il pieno diritto della società civile a rivendicare il possesso e il riutilizzo di tali bene, come a ricordare che la Mafia sottrae dai nostri territori e dalle nostre vite di cittadini: è il momento di dimostrarlo e mostrarlo attraverso gesti concreti.

Dal 2014 ad oggi sono stati 464 i beni confiscati, di cui 137 già destinati a diversi utilizzi, mentre gli altri sono ancora in attesa di essere presi in carico. La presenza di tali beni è sparsa per l’intero territorio ligure: 247 si trovano nel genovese, 121 nel savonese, 56 nella provincia di La spezia e 40 in quella di Imperia. Riprendiamoceli è anche un podcast che racconta la situazione attuale dei beni confiscati alle mafie in Liguria, per sostenere ad alta voce la necessità del loro riutilizzo a scopi sociali, così come vuole la legge, e racconta alcune buone pratiche. Realizzato insieme a IVG di Savona, su Cittadellaspezia e su Riviera24 e a disposizione anche su Spreaker.

Il secondo progetto è un ciclo di seminari, destinati a soci cooperatori, dal titolo “Cooperative e legalità – L’evoluzione digitale come strumento contro crisi ed infiltrazioni”, sui moderni strumenti a disposizione e le opportunità che la digitalizzazione offre. Abbiamo ad oggi conferma che la Mafia sia un problema da affrontare anche al nord, ma a differenza del passato sappiamo anche che ciò è possibile, passando attraverso una formazione e informazione sana e una collaborazione e cooperazione di tutti coloro che già operano sul territorio per raggiungere fini sociali, oltre che economici.

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