Dai locali serali alla locanda montana in Val Pennavaire: ecco la storia di Nicole e Alfredo
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Cuneo - Conosco bene questo luogo eppure ogni volta che supero l’ultima grande curva e mi trovo il lago davanti, circondato dall’anfiteatro naturale di montagne, lo stupore ritorna. Qui a Madonna del Lago, ad Alto, in Val Pennavaire, il tempo sembra non essere trascorso: la natura fa da padrona con le sue rocce dominanti, l’acqua del lago naturale e le tante sfumature di verde dei prati che fanno da sfondo all’insieme. Tanto da essere inserita tra le Zps (ovvero zone di protezione speciale), per preservarne le bellezze.
I segni del passaggio dell’uomo sono limitati a un santuario inagibile e una chiesa antica, ad oggi convertita a ristorante. Da qui partono molti sentieri che conducono all’Alta Via dei Monti Liguri, ai Monti Armetta, Dubasso e Galero. Ma non solo: l’area è frequentata da molti sportivi per attività come climbing, parapendio ed escursionismo. Indipendentemente dalla disciplina praticata, è difficile rimanere indifferenti alla bellezza di questo luogo di pace e alla sua capacità di far entrare il turista in ascolto di sé.
Ci sono tornata qualche giorno fa per conoscere meglio Nicole Bala e Alfredo Frea, una coppia di giovani ragazzi che hanno da pochi mesi preso in gestione il ristorante La locanda del lago: con energie nuove, a dispetto del fatto che entrambi non hanno mai gestito un ristorante montano, stanno apportando in val Pennavaire nuove idee e propositi, nonostante siano qui da pochi mesi.
AL VIA LE PRESENTAZIONI: LUI È ALFREDO…
Alfredo è un ligure d’hoc: ha vissuto a Toirano (SV) e studiato tra Loano e Albenga. Frequentando il liceo scientifico si è reso conto che mentre nelle relazioni e attività sociali riscuoteva molto successo, così non era nello studio. Decide, nonostante questo, di iscriversi alla facoltà di farmacia, ma dopo anni passati a lavorare come farmacista e a studiare abbandona questa strada. Coglie però al volo l’opportunità proposta dal padre di aprire insieme un locale serale ad Albenga, che diventa fin da subito molto popolare.
«Probabilmente non è stata la scelta più furba – mi confida Alfredo –, perché lavorare in farmacia aveva orari e impegni limitati, che nel campo della ristorazione non ci sono, però ho deciso di ascoltarmi e scegliere ciò che mi piace fare». I proprietari del locale decidono però di non rinnovare il contratto di affitto e dopo diverse esperienze come dipendente, Alfredo incontra finalmente Nicole, che camba la sua vita e gli apre nuovi orizzonti.
…E LEI È NICOLE
Lei ha 24 anni ed è di origine polacca. È arrivata in Italia quando aveva 14 anni con la madre, frequentando la scuola secondaria di primo e secondo grado ad Alassio: «In Polonia vivevo in città – mi racconta Nicole –, ma molto spesso nel weekend andavo in campagna da mia nonna o nei maneggi, quindi in mezzo alla natura. I primi anni qui sono stati molto complessi per me da sostenere: non conoscevo la lingua, la mia famiglia e i miei amici erano lontani e il contesto intorno era totalmente diverso».
Nicole infatti, appassionata di cavalli – con cui passa diverse ore al giorno –, fa molta fatica ad ambientarsi e trovare il suo posto in questa nuova dimensione di vita. Avendo necessità di contribuire al bilancio economico familiare, inizia a lavorare in un locale serale dalle cinque del pomeriggio alle cinque del mattino tutti i giorni, frequentando di giorno la scuola. Dopo qualche mese però decide di dedicarsi esclusivamente al lavoro.
Passa così un paio di anni, ma il malessere e l’infelicità continuano a crescere, fino a quando decide di tornare in Polonia per cercare quella vita da cui era stata strappata e che avrebbe voluto continuare a vivere. Lì prende casa e acquista un’auto e un cavallo con i risparmi degli anni precedenti, realizzando il suo sogno. Dopo un anno torna in Italia per una settimana per trovare gli amici e la madre e appena tornata conosce Alfredo, che nel frattempo ha preso il suo posto al locale.
Il colpo di fulmine è immediato: «Sono tornata in Polonia dopo la settimana di vacanza, ma continuavo a pensare ad Alfredo. Ho deciso quindi di prendermi un mese dal lavoro per vivere questa relazione che stava nascendo e capire cosa fosse. E da alloro non sono più tornata».
IL LAGO, UN LUOGO DI PACE
Madonna del lago ad Alto è tra i primi luoghi dove sono stati e, proprio mangiando alla locanda, il precedente titolare racconta loro che sta cercando di vendere l’attività: Alfredo e Nicole ci pensano e si fanno trasportare dall’emozione reciproca. Passare da una vita frenetica e dettata da ritmi non loro fino a quel momento sembrava impossibile. «Conoscevo bene questo luogo – racconta Alfredo – perché venivo spesso quando avevo bisogno di scaricare tensione e stress accumulati. Quando riuscivo a scappare dal lavoro venivo qui e camminavo, vedendo la locanda spesso chiusa pensavo che mi sarebbe piaciuto lavorarci, ma da solo non me la sentivo».
Ma insieme le cose cambiano velocemente: decidono di prendere al volo l’opportunità e lanciarsi in questa nuova avventura e in pochi mesi entrano nella gestione della locanda e iniziano a sistemarla. Oggi vivono all’interno dei locali e dedicano tutte le loro energie a migliorare il luogo: stanno sistemando l’ex stalla per creare posti letto per gli ospiti, oltre a essere aperti tutti i giorni della settimana a pranzo su prenotazione. La sensibilità di lei per gli animali si coglie dalla scelta di avere un menù vegetariano che affianca quello più tradizionale. Nel parlarmi di questo luogo diventato casa, mi raccontano le mille idee che vorrebbero realizzare: eventi, attività per bambini, animali.
VIVERE SUI CONFINI: LE DIFFICOLTÀ
Nel trasferirsi qui però le difficoltà non sono mancate: «Mentre nel nostro vissuto il confine – questo ponte creato tra le due regioni – non è percepito, è molto diverso per ciò che riguarda la parte più amministrativa dell’attività. Affidandomi infatti a professionisti liguri, spesso non hanno conoscenze sulla giurisdizione piemontese e di conseguenza non è stato facile capire come riuscire a rientrare nei parametri indicati».
Inoltre Alfredo e Nicole mi raccontano come la loro vita al di fuori della locanda sia strettamente legata al versante della Liguria: «Risalendo verso la parte Piemontese il primo centro abitato che si trova è Ormea, che è comunque piccolo e con pochi servizi. A parità di distanza quindi per ogni commissione e necessità scendiamo verso il mare», spiegano.
«Spesso i turisti liguri non sanno che la regione è diversa e si stupiscono del cartello che segnala il cambio, ma per chi vive qui è evidente. Per esempio per quanto riguarda la gestione della spazzatura: il porta a porta non esiste e i punti di raccolta della differenziata sono solo al centro del paese, mentre qui abbiamo solo l’indifferenziata. Ho provato a inserirli io, ma senza successo. Capisco le difficoltà logistiche, ma credo che sia la priorità in questo momento storico su cui intervenire».
Li saluto e con loro questo luogo di pace, sapendo che li rivedrò molto presto!
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