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Genova - Quella con il legno, per Enzo Romeo è una storia lunga una vita. Aveva appena vent’anni la prima volta che iniziò a curiosare e interessarsi a questo materiale così semplice e affascinante allo stesso tempo. «Avevo studiato per diventare perito industriale e non avevo manualità, ma solo una grandissima voglia di fare», mi racconta.
Sul filo dei ricordi, mentre chiacchieriamo al telefono, mi cita una frase di Gandhi letta da ragazzo e che in qualche modo ha condizionato le sue scelte e acceso il desiderio di creare qualcosa con le proprie mani. «Esiste una correlazione tra lo sviluppo dell’intelligenza e il lavoro manuale – prosegue parafrasandola – Questa cosa mi ha colpito moltissimo e in qualche modo influenzato nelle scelte fatte».
Così da giovanissimo apprende i fondamenti della falegnameria grazie agli insegnamenti di Giuseppe Donato, falegname del centro storico di Genova. «Poi come spesso accade, la vita ti porta per strade che non si scelgono direttamente e quindi per trentasei anni, spinto da esigenze economiche e familiari, ho lavorato in ferrovia», prosegue. Quella per il legno resta comunque una passione importante, da coltivare nel tempo libero e appena ne ha l’opportunità.
UN ARTIGIANO CREATIVO
Per anni Enzo continua a osservare e imparare: incrocia la lunga esperienza di Amleto Bellino, falegname piemontese specializzato nel restauro di strutture antiche e nel rifacimento di solai, boiserie e pavimenti, utilizzando legno vecchio. E fa quello che tra artigiani si definisce «rubare il sapere». Nel 2017 si licenzia e crea La forma nel legno, mettendo su un laboratorio nella casa in campagna a Neirone.
«Ho iniziato così a sperimentare. Immaginare, disegnare dei mobili e poi provare a realizzarli», mi racconta con voce emozionata. «Un conto è lavorare dei pannelli laminati plastici, come spesso si fa oggi nelle falegnamerie, tutt’altra cosa è il legno massello. Questo ha a che fare con la creatività, perché ogni oggetto o mobile si scopre avere un’essenza, un’anima».
Da oltre quarant’anni, Enzo mette le proprie abilità e ciò che ha appreso negli anni da maestri e artigiani, al servizio della fantasia. È per questo che non ama definirsi un artista ma un artigiano creativo. «Fondamentalmente creo bellezza», commenta Enzo. E La forma nel legno è lo spazio essenziale che gli permette di esprimersi sino in fondo. Un laboratorio con pochi strumenti, mi racconta, ricavato nella «baracca», la casa degli attrezzi che si trova in tutte le case di campagna.
IL COLLABORATORIO
Negli anni Enzo ha tenuto corsi e insegnato ad altri i segreti di questo mestiere. Con La forma del legno, Enzo ha anche avviato un progetto di falegnameria partecipata, che ha chiamato il Collaboratorio. «Non si tratta di un corso – precisa Enzo – ma di uno spazio condiviso di lavoro e progettazione. Un esperimento che mi piacerebbe si diffondesse come metodo di lavoro condiviso». Nel Collaboratorio si lavora insieme e si impara gli uni dagli altri.
«Il vero obiettivo non è portarsi a casa un oggetto finito, ma l’esperienza di lavorare con gli altri, in un ambiente favorevole per l’apprendimento, in cui il risultato conta meno del percorso fatto per raggiungerlo». Per Enzo il Collaboratorio è la sintesi di tutto: è la collaborazione, lo scambio di conoscenza e soprattutto quella giusta dose di leggerezza che permette di sperimentare senza il timore di sbagliato.
Poco prima di salutarci, chiedo a Enzo che cosa gli abbia insegnato lavorare il legno, al di là della tecnica e del mestiere. Ci pensa un attimo e poi risponde senza ombra di dubbio: «L’umiltà – gli sento dire dall’altro capo del telefono – perché si può immaginare qualsiasi cosa, ma poi bisogna sempre fare i conti con la realtà e i limiti che ci impone la materia. Credo che questa sia una delle più autentiche lezioni di umiltà».
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