Erosione del suolo: la soluzione può essere l’agricoltura, a patto che sia sostenibile
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«In questo momento ciò che sta avvenendo è l’estinzione del suolo ed è un problema gravissimo, anche perché risolvendolo si andrebbe a porre un rimedio anche a tante crisi ambientali come la desertificazione o i cambiamenti climatici. Il suolo non è solo il terreno sul quale camminiamo, ma brulica di miliardi di microrganismi che negli ultimi 100/150 anni hanno sofferto moltissimo». Sono queste le parole con cui Elena Zanato ha aperto il suo intervento durante la puntata di A Tu Per Tu + dello scorso dicembre, in cui si parlava appunto di suolo.
Elena fa parte del movimento Conscious Planet – Salva il Suolo, di cui abbiamo paralto diverse volte in passato, soprattutto in occasione dalla tappa italiana – a cui abbiamo partecipato, il 2 aprile all’Auditorium Parco della Musica di Roma – del tour euro-asiatico di Sadhguru, il fondatore indiano del movimento, che ha tenuto decine di incontri con cittadini, influencer, rappresentanti delle istituzioni e movimenti ambientalisti per diffondere un messaggio preciso e conciso: save soil, ovvero salva il suolo.
Cos’è dunque Salva il Suolo? È una rete globale che si propone di affrontare la crisi del degrado del suolo e di sostenere i governi nell’attuazione di politiche per la sua salute e riportare un minimo di 3-6% di materia organica nei terreni agricoli. Attualmente otto nazioni hanno firmato protocolli d’intesa con Salva il Suolo, ma sono attive diverse collaborazioni anche con altri organismi sovranazionali. Naturalmente l’azione del movimento e del suo fondatore non si è fermata al tour dello scorso anno.
«Stiamo lavorando insieme a nove agenzie delle Nazioni Unite e negli ultimi due anni abbiamo collaborato con esperti di suolo per capire come trovare una soluzione», aggiunge Elena Zanato. Una delle ultime azioni di Salva il Suolo è stata la redazione di un rapporto riepilogativo della tavola rotonda tenutasi lo scorso 5 dicembre in occasione della Giornata Mondiale del Suolo. All’incontro hanno preso parte 134 esperti provenienti da 31 paesi. Tutti si sono dichiarati concordi sulla necessità di fornire incentivi concreti per sostenere gli agricoltori nella tutela del suolo che si sta ormai degradando rapidamente a livello globale.
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Name: Salviamo il suolo prima che sia troppo tardi - A tu per tu + #2
Autore: Daniel Tarozzi
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«In questo momento l’aspetto più importante della conservazione della natura è il suolo. Se non fermiamo il degrado del suolo, il Pianeta non sarà più un luogo favorevole alla vita degli esseri umani», aveva dichiarato Sadhguru durante l’incontro di Roma. Già nel 2015 il 52% dei terreni agricoli su scala planetaria versava in condizioni di degrado. Si può solo immaginare quanto da allora questa percentuale sia aumentata (Iniziativa ELD, 2015). E stringendo il campo le condizioni non migliorano, anzi: in Europa, per esempio, il 60-70% dei suoli versa in condizioni malsane (Commissione europea, 2022).
La professoressa Rosa Maria Poch del Gruppo Tecnico Intergovernativo sui Suoli della FAO ha sottolineato i benefici di un suolo sano per la conservazione della biodiversità, la riduzione delle emissioni di carbonio e per riequilibrare i volumi dei bacini idrografici. Ma ha altresì confermato che gli agricoltori hanno bisogno di incentivi per cambiare. «Il problema – ha specificato la professoressa Poch – è che il miglioramento della resa delle colture richiede tempo dopo l’adozione di pratiche sostenibili, pertanto incentivi o compensazioni devono coprire i costi della transizione».
Secono il rapporto Lo Stato delle Risorse dei Suoli nel Mondo realizzato proprio dal Gruppo Intergovernativo della FAO, il 35% della superficie terrestre del pianeta non ricoperta dai ghiacci è stata convertita a uso agricolo allo scopo di nutrire una popolazione che ha superato i 7,8 miliardi di persone. Il risultato é che i suoli privati della vegetazione naturale per ospitare coltivazioni o pascoli soffrono drastici aumenti dell’erosione e pesanti perdite di carbonio, nutrienti e biodiversità.
«Dobbiamo passare da una gestione che si limita a utilizzare il suolo a una che abbia il suolo stesso come principale oggetto di tutela», ha aggiunto la professoressa Poch. «È necessario che la collettività abbia una maggiore consapevolezza di cosa sono i suoli agricoli e del loro ruolo. Oltre a questo è determinante che in tutti i Paesi vengano effettuate indagini dettagliate per conoscere nel dettaglio i terreni di cui dispongono. Se non conosciamo i nostri suoli, non saremo in grado di gestire questa preziosa risorsa e di valorizzarne il potenziale».
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