Emergenza idrica in Liguria: la ricerca di possibili soluzioni sistemiche e prolungate
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Imperia - Una nuova emergenza ha coinvolto la Liguria in queste ultime settimane e la protagonista è sempre lei: l’acqua. Dopo mesi di preoccupazione a causa della siccità che sta causando parecchie problematiche soprattutto in campo agricolo e dopo il caso che ha coinvolto il comune di Andora, dove per 7 mesi è uscita acqua salata dai rubinetti, ecco emergere un nuovo problema: un inquinamento da solvente. Il responsabile si chiama 1,2,3-tricloropropano ed è un composto chimico solitamente presente nelle acque, ma in quantità inferiori.
A far scattare l’allarme sono stati dei campionamenti che hanno rilevato in alcune falde del torrente Argentina una quantità in misura di cinquanta volte superiore ai limiti previsti dalla legge. Il tricloropropano è infatti una sostanza classificata come probabilmente cancerogena per gli esseri umani dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), in quanto associata a diverse forme di tumore. E la sua esposizione prolungata può provocare una serie di sintomi, tra cui disturbi gastrointestinali, perdita di coscienza e danni ai reni e al fegato.
Ma una quantità elevata di tale sostanza non è un pericolo solo per l’uomo: essa danneggia anche l’ambiente, uccidendo anche gli organismi acquatici. Sono state pertanto prese una serie di misure di sicurezza nelle città coinvolte, tra cui Sanremo e Arma di Taggia, come l’isolamento e la disattivazione dei pozzi risultati inquinati, insieme all’installazione di grandi botti per il rifornimento per i cittadini che si sono trovati senza acqua potabile.
E mentre il Governo ha dichiarato che sta lavorando a un decreto siccità per fare fronte all’emergenza idrica, prevedendo anche la nomina di un super commissario con poteri interministeriali, viene da porsi domande più ampie: in questi ultimi anni abbiamo assistito a continue emergenze legate alla siccità, ma gestite in maniera contingente, senza uno sguardo più ampio. Quali possono essere allora, se ci sono, possibili azioni da compiere per evitare o limitare i danni di nuove emergenze idriche in Liguria, come nel resto d’Italia? Ho rivolto qualche domanda a Cristiano Bottone, referente di Transition Italia, per comprendere quali possono essere scenari plausibili e azioni da attivare nel nostro prossimo futuro.
Siamo a marzo e si parla già di possibili razionamenti dell’acqua per siccità: tu parli di cambiamenti climatici da anni. Cosa ci aspetta il futuro prossimo per l’acqua e in che modo le amministrazioni possono limitare i disagi per i propri cittadini?
Purtroppo ci sono problemi che non si possono risolvere il giorno in cui si presentano, andrebbero prevenuti con lungimiranza attraverso piani di ampio respiro, soprattutto quando le previsioni sono possibili come in questo caso. Da anni sapevamo che questo tipo di scenario climatico si sarebbe presentato, ma non ci siamo preparati per tempo. Le amministrazioni locali ora hanno margini di manovra limitata, possono favorire la circolazione di informazioni corrette e suggerire comportamenti utili a risparmiare acqua e a gestire una piccola porzione di questa risorsa.
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Name: Clima, maltempo, siccità: cosa possiamo fare per adattarci? – A tu per tu + #5
Autore: Daniel Tarozzi
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Gli interventi sostanziali vanno però pianificati a livello di sistema di bacino, caso per caso. Dovrebbero prevedere un coordinamento spesso complicato tra autorità e comparti diversi. Servono bacini di accumulo grandi, medi, piccoli fino ad arrivare alle piccolissime pratiche di accumulo che possono essere messe in atto in autonomia dai cittadini. Serve una differente cultura nell’uso agricolo e industriale, per farla breve serve un’immenso lavoro di adattamento. Resta il fatto che gran parte degli sprechi, per quanto riguarda l’acqua potabile, avviene a causa della vetustà della mancata manutenzione della rete di distribuzione (circa il 40% in media – dati ISTAT).
Cosa possiamo fare noi, singoli cittadini, per prepararci e contrastare le conseguenze di lunghi periodi si siccità?
Scendendo nella sfera personale, non sprecare acqua non è poi così difficile. La statistica dice che in Italia ne usiamo circa 220 litri a testa di media, quindi ci sono buoni margini su cui lavorare. Si può cominciare a non utilizzarla per cose davvero evitabili come tentare di mantenere prati all’inglese o lavare l’auto una volta a settimana. Poi i piccoli accorgimenti per ridurne il consumo sono sempre gli stessi: riduttori di flusso ai rubinetti, doccia breve (magari usate un timer da cucina per regolarvi), niente bagno e valutate se è proprio necessario lavarsi tanto spesso.
O raccogliete l’acqua utilizzata per uno scopo e usatela ancora, ad esempio l’acqua usata per lavare le verdure per annaffiare poi i fiori, utilizzate lavatrice e lavastoviglie a pieno carico e così via. Dobbiamo poi cominciare a prendere in considerazione l’ipotesi che l’erogazione venga interrotta anche in quelle aree del paese in cui questo non è mai accaduto prima. Prima regola: avere sempre una scorta di sicurezza a disposizione. Per ogni persona della famiglia devono essere sempre disponibili almeno 2 litri di acqua potabile al giorno. Anche dotarsi di un filtro di potabilizzazione potrebbe essere una mossa prudente.
Quest’ultimo accessorio potrebbe diventare utile in caso di interruzione dell’erogazione, ma anche in altri tipi di emergenze come alluvioni, terremoti, contaminazioni delle falde o della rete di distribuzione. Infine, per chi ha la possibilità, costruire un semplice sistema di raccolta dell’acqua piovana può essere utile ad accumulare una riserva da utilizzare per innaffiare il giardino, l’orto o altri utilizzi che non richiedano acqua potabile. È una soluzione già molto diffusa in altri Paesi, ma che sta prendendo piede anche da noi. Nel Comune in cui risiedo abbiamo realizzato un piccolo tutorial che ha velocemente superato le centomila visualizzazioni su YouTube, segno che tanti ci stanno pensando.
La rete idrica pubblica sembra avere buchi ovunque: qual è la situazione nazionale e quali interventi potrebbero essere avviati ora per risolvere i problemi idrici in maniera sistemica?
Come già accennato, servirebbero lungimiranza, coordinamento e risorse. Io interagisco molto con gli amministratori locali e purtroppo la verità è che, anche quando c’è la buona volontà, bisogna fare i conti con burocrazia, scarsità di personale e di risorse e con gli interessi dell’opinione pubblica; poi c’è anche il livello del malaffare, ma non è sempre così. La riparazione preventiva di un tubo sotto terra non porta voti, non si vede, non crea consenso, anzi, forse produrrà lamentele a causa del cantiere, del rumore, della strada che si restringe.
È lo stesso per moltissimo di ciò che riguarda la prevenzione: sono attività che non luccicano, non portano voti, prestigio o consenso e se le risorse sono scarse, il tempo è poco, il personale insufficiente, si finisce sempre per fare altro. Questo vale sia a livello locale che nazionale. Alla base di un cambiamento che consenta di agire diversamente servono tante cose, ma probabilmente servono prima di tutto cittadini consapevoli e una maturità sociale che ancora non abbiamo sviluppato, comunità che sappiano costruire le priorità della propria agenda sulla base del buon senso e del bene comune.
Per saperne di più ascolta il podcast Clima, maltempo, siccità: cosa possiamo fare per adattarci? con Filippo Thiery e Cristiano Bottone.
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