22 Mar 2023

Cà del Sartù: l’agriturismo di Loretta e Claudio racconta l’anima ospitale dell’appennino

Scritto da: Lorena Di Maria

Hanno deciso di avviare un agriturismo per pura passione: così Loretta e Claudio, da sempre abitanti della Val Trebbia (PC), si sono cimentati da zero nel recupero di un vecchio casale che oggi si chiama Cà del Sartù. Tra i vigneti e una natura selvaggia, ci raccontano della loro esperienza di vita in un’area interna e territorio di confine.

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Piacenza, Emilia-Romagna - Le acque del fiume Trebbia nascono nel cuore dell’alto appennino ligure: scorrono fino alla città di Genova per poi attraversare le province di Piacenza e Pavia e proseguire nella sua corsa fino alla confluenza con il fiume Po. In questo territorio appenninico il Trebbia supera imperterrito qualsiasi confine. Lungo il suo tragitto, in quella che molti conoscono come Area delle Quattro Province, costeggia antichi castelli, passa sotto imponenti ponti di epoca romana e supera magnifici paesi come lo storico borgo di Bobbio.

Ed è proprio lungo il suo dolce scorrere nella Val Trebbia – alla quale il fiume dà il nome – che sorge Cà del Sartù, un agriturismo a conduzione familiare che invita alla scoperta di questa valle incontaminata. Sulla siccità che sta colpendo il territorio, e di cui il fiume Trebbia è l’ennesima vittima, non mi nasconde la sua preoccupazione Claudio, proprietario dell’agriturismo insieme a sua moglie Loretta. Il loro amore per questo fiume così vicino e per questo territorio non conosce età: Claudio e Loretta sono infatti originari della Val Trebbia e qui hanno deciso di rimanere e portare avanti la loro vita.

Ca del Sartu
CAMBIARE VITA PER INVENTARSI UN NUOVO MESTIERE

«Noi abbiamo vissuto a Bobbio, dove facevamo un mestiere diverso. Avevamo avviato insieme un’oreficeria e io portavo avanti il mio lavoro come orologiaio. Poi è arrivata l’ora della pensione e abbiamo pensato come poterci reinventare seguendo le nostre passioni». L’occasione l’hanno trovata quando si sono imbattuti in una casa degli anni ’50 che, a detta di Claudio, era «abbastanza malmessa» ma piena di potenzialità.

«Abbiamo dovuto rifare tutto», ci racconta. E così un passo alla volta l’hanno ristrutturata, trasformando la cantina, le camere, la cucina e il ristorante. Oggi accolgono turisti provenienti dall’Italia e dall’estero come Olanda, Germania e Svizzera, ospitati nelle camere ristrutturate con travi in legno a vista e pavimenti in cotto che hanno un affaccio impagabile sulle vigne.

UN AGRITURISMO IMMERSO NEL VERDE

Insieme alla casa, Claudio e Loretta hanno acquistato dei terreni che sono divenuti la passione e il passatempo più grandi di Claudio: nei suoi due ettari coltiva vitigni autoctoni che in questo territorio scosceso e collinare offrono diverse varietà come il Barbera, lo Chardonnay, il Pinot Nero o il localissimo Trebbianino Valtrebbia, uno dei vini doc più rappresentativi di questo territorio che è ottenuto con uve di Moscato, Malvasia, Trebbiano e Ortrugo.

Poi è arrivata l’ora della pensione e abbiamo pensato come poterci reinventare seguendo le nostre passioni

La raccolta manuale dell’uva e la produzione del vino con metodo biologico direttamente nella cantina dell’agriturismo testimoniano il pregio di un lavoro di fatiche e impegno nei campi. «Per fare un lavoro come il nostro ci va passione: è un’attività talmente faticosa che molti si sognano di farla. Ci vogliono impegno, sacrificio e una buona dose di sopportazione. Certo, ci sono centinaia di lavori più semplici e meno impegnativi ma quando riceviamo il riconoscimento dai nostri clienti sappiamo che stiamo facendo la cosa giusta».

Se le vigne sono il “regno” di Claudio, Loretta è invece la regina indiscussa della cucina. La sua è una cucina prettamente locale, con ingredienti selezionati e di stagione. Le sue sapienti mani impastano quotidianamente per realizzare diverse forme di pasta fresca e sul menù del ristorante non mancano piatti del territorio come maccheroni alla bobbiese, tortelli piacentini, gnocchi fritti, pisarei e fasò, stracotti o dolci artigianali. «Nonostante abbiamo dei compiti ben scanditi e dei collaboratori che ci aiutano, nel weekend abbiamo un maggior numero di visitatori e io e Loretta finiamo per occuparci di tutte le mansioni. Diciamo che qui all’agriturismo abbiamo imparato ad adattarci a qualsiasi situazione!».

Ca del Sartu2
VIVERE IN UN TERRITORIO DI CONFINE A CÀ DEL SARTÙ

«Dal punto di vista turistico penso che questi ultimi anni abbiano spinto in questo territorio molte persone, interessate ad allontanarsi dalla città». Ad aumentare l’interesse del territorio è anche la proposta ambientale e storico-culturale: «L’agriturismo è un’ottima base di partenza e di arrivo per passeggiate ed escursioni; da qui si possono raggiungere molto facilmente sia il borgo medioevale di Bobbio, incantevole paese vincitore del premio Borgo dei Borghi 2019, sia il fiume Trebbia, celebre per le sue fresche e smeraldine acque balneabili».

Chiedo allora a Paolo cosa significa per lui avere un’attività ricettiva in un territorio di confine. «Noi ci troviamo in provincia di Piacenza e quindi in Emilia Romagna, ma essendo ubicati in prossimità di un confine abbiamo una clientela proveniente principalmente dalla Lombardia e quindi da Milano e dal suo hinterland. In questi anni di pandemia però è successa una cosa curiosa: a causa delle restrizioni che ci hanno obbligato a muoverci esclusivamente all’interno della nostra regione, sono giunti da noi molti visitatori dall’Emilia Romagna che normalmente non sarebbero arrivati. Ancora oggi trovano il nostro territorio come possibile meta. Diciamo che ci hanno conosciuto, o meglio, riconosciuto: hanno scoperto questo territorio di confine che prima non conoscevano».

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