A Genova una piccola biblioteca di quartiere innesca la socialità
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Genova - La strada principale si interrompe presso una piazza, lì anche l’autobus – l’82 – fa manovra e si prepara a tornare verso il centro della città. Alcuni anziani chiacchierano su panchine di pietra, dei bambini giocano a calcio. A destra una chiesa e a sinistra, poco più avanti, un circolo Arci inquadrano uno spaccato che sa di dopoguerra italiano, non fosse per le auto moderne parcheggiate alla rinfusa.
Siamo in Salita Costa dei Ratti e proprio qui, negli spazi del circolo Arci Quezzi Alta, ha da poco aperto un contenitore gratuito di cultura e di pensiero libero: una biblioteca di quartiere. «Diffidate da chi vi dice che la cultura non serve a niente: serve a capire che si può sempre essere liberi di sognare», ha sottolineato Antonella de Matteis, presidente del circolo, durante il taglio del nastro il 4 febbraio scorso. È proprio con lei che ho fatto due chiacchiere per saperne di più di questo progetto.
Antonella, raccontaci: com’è nata l’idea di dar vita a questa biblioteca di quartiere?
Nella parte alta di Quezzi è attivo da sempre un circolo Arci, ma da qualche anno a questa parte abbiamo cercato di vivacizzare il territorio e creare momenti di socializzazione per i residenti attraverso attività sempre diverse, cercando di coinvolgere soprattutto bambini e ragazzi.
Avendo poi la fortuna di poter disporre di locali piuttosto ampi, nel momento in cui l’amica Anna Giacobbe ci ha chiesto se avevamo uno spazio per dare vita a una biblioteca dedicata ad Anna Ventura, la sua compagna purtroppo mancata da poco, abbiamo accettato volentieri la sua proposta.
Quindi è stata questa idea la miccia che vi ha dato il “la” per muovere i primi passi nel mondo dei libri?
Sì, anche se in realtà avevamo già messo a disposizione alcune postazioni bookcrossing qui intorno. Con questo progetto però abbiamo reso il tutto più organico.
Chi era Anna Ventura?
Anna Ventura è stata una counselor, lavorava soprattutto con i bambini e gli adolescenti. Dopo aver vissuto a Perugia, a Berlino e in varie città d’Italia, è venuta ad abitare proprio qui a Quezzi e s’è integrata immediatamente nel quartiere. Era una persona in grado di parlare con tutti, ha conosciuto in poco tempo tutti i negozianti e i vicini. Quando entro in biblioteca, sento che i suoi libri qui hanno ripreso vita, lo spirito di aggregazione e di accoglienza si sta radicando in questi spazi ed è ciò che ci preme di più. Per questo dico spesso: «Anna è qui».
Parlaci del contesto in cui si trova la biblioteca.
Abbiamo diversi istituti scolastici qui intorno, noi ci troviamo proprio in mezzo a una scuola infanzia e a una primaria e lavorare con i più giovani è da sempre il nostro obiettivo. Il senso della biblioteca infatti è quello di avere uno spazio dove poter curare dei laboratori incentrati sull’aggregazione, sull’accoglienza e sul rispetto. Anche per questo abbiamo subito accolto l’idea di Anna con molto entusiasmo, volevamo dare vita a qualcosa di cui potesse fruire tutto il quartiere.
Chi viene a consultare e prendere in prestito i libri?
Abbiamo una saletta con una vetrata che si affaccia sulla strada, quindi ben visibile a chi passa, e proprio grazie a questa iniziativa siamo riusciti ad avvicinare tanti abitanti del quartiere che non avevano mai frequentato l’Arci. Arrivano anche persone da fuori, da Sant’Eusebio e anche da Pegli, mosse dalla curiosità di vedere la nostra piccola biblioteca e questa è per noi un’emozione grandissima, un traguardo impagabile.
Apriamo tre volte a settimana, dalle 16 alle 18, proprio quando i bambini escono da scuola: il più delle volte si fermano a giocare all’aperto, nello spazio dell’associazione, specialmente nella bella stagione, ma nelle giornate fredde si fermano in biblioteca a sfogliare libri nella sezione dedicata all’infanzia.
Da chi arrivano i libri che affollano i vostri scaffali? Come avete organizzato la proposta?
Per la maggior parte sono il lascito di Anna Ventura. Poi c’è stata una grande partecipazione di tutto il quartiere, in tanti ci hanno portato i libri più svariati. Siamo riusciti a mettere insieme questa biblioteca in sei mesi: è stato a tratti un po’ più lento del previsto perché riunioni e consigli rallentano, ma la cosa doveva essere il più possibile condivisa per poter funzionare. All’inizio infatti c’è stato po’ di scetticismo nello zoccolo duro del circolo, ma poi l’idea è passata, inizialmente con pochi consensi che pian piano sono cresciuti.
Con questa biblioteca di quartiere avete colmato un vuoto, siete riusciti a creare qualcosa che non c’era: come sta rispondendo il territorio?
Per certi versi alcuni non ne sentivano nemmeno la necessità. Ci siamo resi conto però che in pochissimo tempo eravamo già riusciti a raggiungere persone che a Quezzi venivano solo per dormire: ora questa biblioteca è frequentata anche da chi aveva difficoltà anche a varcare il cancello dell’associazione, mentre oggi sono persone attive che si danno da fare, ognuno secondo la propria inclinazione.
Quali sono i vostri prossimi passi?
Innanzitutto stiamo ultimando la catalogazione, che stiamo cercando di pubblicare anche online affinché le persone da casa sappiano quali titoli offre la nostra biblioteca. Dopodiché la vera sfida sarà quella di coinvolgere i ragazzi – dalla scuola secondaria sino ai vent’anni – ed è proprio questo lo scoglio di quest’epoca, riuscire a farli interessare a qualcosa. Abbiamo in programma diversi eventi, tra corsi, presentazioni di nuove uscite editoriali, laboratori per ragazzi e bambini che intrecciano la scrittura e i libri, attraverso la tecnica del caviardage, per coinvolgerli soprattutto con il disegno, e incontri aperti alla cittadinanza.
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