Asfaltatura delle strade bianche: non si salvano neanche i siti patrimonio UNESCO
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Urbino, Marche - Qualche anno fa a essere prese d’assalto dai fautori sfrenati dell’asfalto furono le stupende e celebrate colline del Chianti: ci provano sempre. Pensavo che le mie adorate Marche si potessero salvare, con quelle meravigliose strade bianche che brillano di luce colorata in armonia con un paesaggio collinare unico. Invece no: mi arriva la triste notizia delle colate di bitume che stanno insozzando la bellezza dell’urbinate.
Come nel senese, a nulla vale il fatto che quelle terre sono inserite nella lista dei patrimoni UNESCO. Alla periferia di Urbino l’asfalto è arrivato anche a coprire il tratto iniziale di un nuovo Cammino ad alta potenzialità turistica, il Cammino del Duca. Se oggi esistono tecniche consolidate per la manutenzione delle strade sterrate perché impermeabilizzare e inquinare angoli così paradisiaci?
L’illusione di preservare almeno i territori UNESCO dall’asfalto-mania sembra svanire quando a vincere è la voglia di “urbanizzare” anche l’angolo più remoto delle nostre campagne. Eppure c’è una consolidata cultura dei lavori pubblici che permetterebbe di realizzare e manutenere strade sterrate ancor meglio di quelle asfaltate.
A far cadere l’ago della bilancia verso asfalto o cemento è una sorta di “polvere-fobia” che accomuna, troppo spesso, decisori istituzionali e cittadini. Tutti i vantaggi di mantenere una strada con fondo permeabile, ovviamente realizzata a regola d’arte, svanisce davanti al timore che la polvere, oltre a sporcare le auto, possa determinare danni alla vegetazione lungo il ciglio stradale.
I problemi di cui sopra, abbinati a quelli della formazione di buche che rendono il manto molto sconnesso, spesso amplificati in modo strumentale, possono essere risolti in tanti modi senza arrivare a impermeabilizzare il terreno con materiale non certo ecologico e derivato dal petrolio – ed è il caso dell’asfalto. C’è, ad esempio, la tecnica con terra stabilizzata, se proprio non ci si vuole affidare a semplici interventi con rulli di compattamento e drenaggio che assicurano la durata nel tempo, senza aggiunta di nessun collante. L’asfalto e il cemento, oltre a determinare un danno estetico, sono soggetti alla formazione di crepe, avvallamenti e buche se, come accade di frequente, gli interventi non vengono realizzati con le dovute accortezze.
Ho un’esperienza diretta di come la testardaggine nel voler asfaltare le strade sterrate possa determinare più danni che vantaggi. Tra il 2007 e il 2010 ho avuto la fortuna di essere presidente di un importante parco regionale non lontano da Roma. Su sollecitazione dei sindaci interessati ci trovammo, come ente di gestione del Parco, a dover valutare la sistemazione del manto stradale di un collegamento in area montana.
Dopo aver consultato i tecnici della provincia decidemmo di opporci alla posa dell’asfalto e provammo a organizzarci per un’accurata manutenzione periodica. Non avemmo tempo per la scadenza anticipata del nostro incarico. Qualche tempo dopo la strada fu asfaltata per volontà dei sindaci e dopo qualche anno le condizioni del manto bituminoso sono a dir poco pessime. Di esperienze virtuose ne esistono tante anche nell’arco alpino, soprattutto nella parte dolomitica, dove vengono posizionate a regola d’arte le canaline di scolo trasversali, il più delle volte realizzate in legno.
La manutenzione delle canaline trasversali e la pulizia degli scoli laterali permette la durata nel tempo del manto stradale naturale anche in situazioni di elevata pendenza. Altre azioni importanti sono quelle della fresatura o della stabilizzazione meccanica. Insomma le tecniche ci sono e assicurano risparmi economici e durata nel tempo. Le cose che sicuramente non assicurano le strade sterrate sono lo spreco di asfalto o cemento e l’impermeabilizzazione di luoghi che nella naturalità e bellezza dei paesaggi hanno il loro punto di forza.
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