Il pasticcio di vico del Fico: i cittadini si mobilitano per il “loro” albero
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Genova - Il fico di vico del Fico non c’è più. O meglio è stato tagliato, pare con l’intenzione di agevolare le operazioni di pulizia dell’area. Chi vive in centro storico a Genova sa bene quanto manchi il verde in questa parte della città – e non solo qui – ed è anche per questo motivo che la considerazione dei residenti nei confronti della vegetazione è mediamente alta.
Ecco perché il taglio ha talmente toccato la sensibilità della comunità, profondamente colpita da questa capitozzatura, da aver indetto un presidio intorno a quel che fu il fico della via, al quale hanno partecipato persone di tutte le età e provenienti da diversi quartieri, non solo residenti in zona. Ha preso vita così, spontaneamente, una sorta di confronto tra le persone che abitano lì e circolano intorno a quell’area.
«Questa è l’ennesima decisione calata dall’alto, una di quelle che si scoprono dalla stampa o peggio a cose già fatte. Quando si fanno cose come queste, come cittadini, vorremmo essere avvertiti», ha dichiarato una residente. Così l’appuntamento di lunedì 20 marzo è diventato un’occasione di incontro e confronto. La cosa più bella? In quelle ore di vicinanza s’è informalmente ufficializzata la comunità di quartiere. «Sembra una cosa piccola, da poco, ma tocca la sensibilità delle persone che qui abitano. Quel fico era un simbolo e come ogni simbolo era associato a dei ricordi», ha affermato un altro abitante.
Ci si domanda, quindi: “Era davvero necessario? Non era più giusto interessare la popolazione? Invece di un taglio così drastico non sarebbe bastata una potatura?”. D’altronde questa vicenda è molto emblematica di quello sta succedendo in città, come certe infrastrutture mastodontiche in programma. Da parte sua Aster, l’azienda controllata dal Comune che si occupa della manutenzione delle strade e del verde pubblico, ha risposto così alle proteste degli abitanti: “La pianta non è stata estirpata, ma solo drasticamente ridimensionata, per cui tornerà sicuramente a germogliare”. Ne ho parlato con Giovanni Sanna, un residente che mi ha raccontato cos’è accaduto.
Giovanni, raccontaci: cos’è successo?
Io e la mia famiglia abitiamo proprio sopra a vico del Fico, l’albero lo vedevamo dalla finestra. Una mattina, un paio di settimane fa, sentiamo rumore di motoseghe, abbiamo pensato fossero arrivati gli addetti al verde per le cicliche potature. Quando mi sono riaffacciato alla finestra poco tempo dopo l’albero non c’era più: era stato tagliato a circa 40 centimetri da terra.
Ho provato subito a scrivere all’ufficio verde pubblico del Comune, il quale mi ha inoltrato la risposta dell’assessorato al decoro urbano adducendo come motivazioni dei danni arrecati al manufatto. Ho risposto chiedendo chiarimenti – non mi era chiaro se si riferissero a un muro tutelato dalle Belle Arti, ciò che rimane di una vecchia costruzione attaccata al nostro palazzo – e indicazioni più specifiche in merito ai danni, se causati dalle radici o dai rami. Ma nessuno ci ha mai risposto.
Abbiamo poi provato a inoltrare la domanda ad altri assessorati del Comune e del nostro Municipio, ma non abbiamo ricevuto nessun riscontro. Una mia vicina ci ha inoltrato la risposta di Aster: la loro motivazione è che l’albero impediva la manutenzione dell’aiuola perché le fronde erano troppo basse, alimentando il viavai di topi. Le risposte che abbiamo ricevuto quindi sono discordanti, il che ci ha lasciato pensare che non ci fosse una motivazione effettiva per il taglio di questo albero. D’altronde non abbiamo nemmeno ricevuto delucidazioni su autorizzazioni ufficiali o meno e questo ci ha lasciato tutti un po’ perplessi.
Cosa succederà ora a questo albero?
La natura fortunatamente va avanti e da adesso il fico crescerà, ma in larghezza anziché in altezza, quindi l’operazione non è stata efficace dal punto di vista dell’agevolazione delle operazioni di pulizia. Poi certo, non stiamo parlando di un albero secolare: quel fico era stato piantato nel 2006 da un artigiano che abitava qui e aveva il laboratorio poco distante, in occasione di una festa del quartiere.
L’albero quindi ha diciassette anni, ma ogni pianta qui è merce rara, anche dal punto di vista ambientale: tra le sue fronde gli uccelli facevano il nido e poi forniva loro del cibo. Oltretutto non dava fastidio, era anche relegato in uno spazio non accessibile, chiuso da un muretto per di più.
E com’è andato il vostro presidio di lunedì?
È stato un confronto interessante, più umano che tecnico. È stato bello incontrarsi e conoscere di persona tutti coloro che hanno a cuore questa vicenda. Nonostante l’amarezza dei presenti per il poco ascolto da parte delle istituzioni nei confronti della cittadinanza, si respirava un clima di vicinanza e partecipazione. D’altronde è proprio in queste situazioni critiche che nascono i legami più forti.
Ognuno di noi è sempre più alla ricerca di qualcosa che lo accomuni a qualcun altro e ora abbiamo scoperto quante persone tengono a quel fico. Quello che spero è che possa essere l’inizio di qualcosa di buono. Questo primo appuntamento ci è già servito per conoscerci ed è già molto: adesso se ci incontriamo per strada ci fermiamo per raccontarci le novità, s’è creato un bel coinvolgimento da parte della comunità.
Quali sono adesso le vostre prossime mosse?
Io continuo a mandare e-mail di richiesta chiarimenti e, nel frattempo, aspettiamo un incontro in Comune, so che una consigliera comunale si è adoperata con un’interrogazione proprio per parlare del brutale taglio. Dal mio punto di vista l’importante è far sentire che c’è interesse, in modo da tenere attenzionata questa vicenda e, chissà, magari sperare che un domani se c’è da tagliare un albero ci si pensi due volte.
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