Il nuovo progetto discusso dello Ski Dome a Cesana: una pista da sci anche in estate?
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Torino - C’era una volta una pista da bob. Una pista che molti di noi possono ricordare e dove l’italiano Armin Zöggeler vinse la medaglia d’oro. La pista infatti, insieme al tracciato per slittino e skeleton, fu un elemento centrale per le Olimpiadi invernali del 2006, evento ospitato a Torino e nelle sue montagne.
Oggi in località Pariol, nel territorio appartenente al Comune di Cesana Torinese, di quella pista è rimasto ormai uno scheletro. Sì, perché come spesso succede dopo gli eventi post olimpici, queste grandi strutture – che sono sempre il risultato di altrettanto grandi progettazioni e investimenti – finiscono per essere abbandonate. Così si perde un’altra occasione per un rilancio dei territori che guardi oltre il grande evento e che offra un’opportunità per migliorare le condizioni di vita, le infrastrutture e i servizi per le persone.
Quello della mancanza di una progettazione attenta e sostenibile che guardi agli investimenti dei grandi eventi come una possibilità nel lungo termine è un discorso che meriterebbe un approfondimento in più. Oggi però vi vogliamo raccontare cosa è rimasto di quella pista da bob e del nuovo progetto di uno Ski Dome, in bilico tra entusiasmo e critiche.
UN NUOVO PROGETTO PER LA MONTAGNA DI CESANA TORINESE
Innanzitutto con il termine Ski Dome intendiamo una struttura sciistica, un impianto multidisciplinare che prevede lo svolgimento dei classici sport invernali in forma indoor, quindi al coperto, e utilizzabile tutto l’anno. Lo Ski Dome di Cesana Torinese è pensato per rinascere dalle “ceneri” della vecchia pista da bob: pochi giorni fa infatti è stato presentato il progetto che prevede la realizzazione dell’impianto sciistico coperto più lungo d’Europa. L’amministrazione comunale di Cesana ha commissionato una prima bozza di fattibilità del progetto che richiede lo smantellamento della pista, il suo interramento e la realizzazione di uno Ski Dome lungo 870 metri e largo 60 con due piste per la discesa.
Da un lato la notizia dell’iniziativa ha incontrato l’approvazione di molti, che vedono in questo progetto un’occasione di rilancio turistico. Un rilancio dato dalla riconversione dell’impianto e dalla sua fruibilità non solo in inverno, ma anche nelle stagioni più calde. Dall’altro lato non sono mancate critiche e preoccupazioni sull’effettiva fattibilità del progetto. Tra le tante riportiamo quella di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, attraverso le parole del Presidente Giorgio Prino: «Il progetto dello Ski Dome di Cesana ci coglie di sorpresa. Speravamo che fosse chiara a tutti la situazione di emergenza climatica ed ecologica e quali fossero le attività da mettere in campo per contrastarla».
Per Legambiente, questo progetto si pone al di fuori di qualsiasi attività di tutela ambientale: «Invece di puntare alla rinaturalizzazione o alla messa a fattore comune di un territorio fortemente compromesso, si punta alla sua privatizzazione con un nuovo impattante consumo di suolo. Invece di procedere verso un utilizzo della risorsa idrica condizionato da una forte cautela e tutela della stessa, si punta a un consumo indiscriminato a fini puramente ludici. Così come presentato il progetto Ski Dome è fortemente impattante, in una realtà come quella alpina che va tutelata, salvaguardata e valorizzata nella sua integrità».
Un’altra testimonianza arriva dal gruppo Fridays For Future attivo in Valsusa, che nelle sue pagine social condivide le sue perplessità sul progetto. «Gli impianti realizzati per le Olimpiadi del 2006 hanno squarciato le montagne dell’alta valle e oggi sono in stato di totale abbandono, dopo milioni di euro spesi. Apprendiamo quindi con sconcerto del nuovo progetto Ski Dome previsto a Cesana Torinese, per un valore complessivo di 50 milioni di euro. Rimaniamo esterrefatti di fronte all’attitudine di voler sfruttare il territorio senza tenere in considerazione le conseguenze a lungo termine».
“Il lusso di pochi, la sete di tutti”, scrivono gli attivisti, riferendosi a un progetto che si scontra ora più che mai con una delle tante facce dell’emergenza ambientale che stiamo vivendo. E mettono sul piatto un’alternativa su come le nostre montagne, ecosistemi fragili e delicati, potrebbero essere valorizzate. «I nostri amministratori dovrebbero difendere gli interessi della Valle, anziché quelli di pochi privati, promuovendo ad esempio un turismo sostenibile, puntando sui prodotti locali e su strutture di accoglienza a basso impatto, valorizzando l’e strutture l’esistente. Dovrebbero abbandonare e contrastare questo progetto, inconciliabile con le priorità di oggi. Se non saranno loro a farlo saremo noi, anche a costo di mettere in gioco i nostri corpi».
La questione intorno alla realizzazione di uno Ski Dome tocca molti punti tanto importanti quanto urgenti: la realizzazione di un progetto avveniristico che però deve fare i conti con l’emergenza climatica ed energetica; lo scontro tra chi propone un turismo con ricadute economiche anche a costo di favorire un maggior consumo di suolo e chi vede la soluzione in un turismo più rispettoso degli ecosistemi alpini; la necessità di ripensare i grandi eventi attraverso una progettazione che sia a lungo termine e rispettosa della sua eredità a evento concluso. E il dibattito intorno alla realizzazione dello Ski Dome può essere un’occasione per approfondire e riflettere ancora una volta su questi temi.
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