rurAllure: sostenere il turismo lento dei cammini per valorizzare i territori
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Nel vasto panorama dei cammini, dei pellegrinaggi e di tutto ciò che tocca il turismo lento, la definizione di itinerario turistico negli anni è stata spesso abbandonata a favore dell’espressione itinerario culturale. Ciò è sintomo di un’attenzione diversa allo sviluppo turistico dei cammini, che cercano un orientamento più sostenibile e completo alla valorizzazione dei territori. Ne è un esempio rurAllure, il progetto europeo che vi raccontiamo oggi. Lo facciamo attraverso le parole di Simona Spinola, parte del team del progetto rurAllure e responsabile comunicazione dell’Associazione europea Vie Francigene (AEVF), partner ufficiale di rurAllure.
Raccontaci meglio cos’è rurAllure.
rurAllure è un progetto triennale all’interno del programma di innovazione e ricerca Horizon 2020, che lavora alla promozione del patrimonio rurale situato in prossimità di alcune grandi rotte di pellegrinaggio. L’obiettivo di rurAllure è arricchire l’esperienza del viandante lungo il cammino, proponendogli una serie di tappe che gli consentano di immergersi e scoprire la ricchezza del territorio.
Il progetto oggi si muove lungo quattro direttrici principali: il patrimonio termale delle tre vie Romee che portano a Roma – Via Francigena, Via Romea Strata e Via Romea Germanica –, il patrimonio letterario di cui è ricco il cammino di Santiago, il patrimonio naturalistico del cammino di Maria, o Maria Ut, che attraversa Austria, Ungheria, Romania, Slovacchia, Polonia, Croazia e Bosnia e infine il patrimonio etnografico della Via di Saint Olav che attraversa la Norvegia.
È un progetto che trova nel binomio natura e cultura l’asset principale per arricchire l’esperienza del viandante. Un esempio pratico in provincia di Siena: i Bagni di San Filippo con la celebre Balena Bianca e la cittadina di Bagno Vignoni non appartengono al tracciato ufficiale della Via Francigena; con rurAllure mappiamo questo genere di deviazioni per permettere, in questo caso, un tuffo nella storia e nelle acque termali della Toscana.
A rurAllure contribuiscono sedici entità da tutta Europa tra Università, Associazioni e Centri di ricerca, con un lavoro lungo oltre 11.000 chilometri in ben 18 stati europei. Peraltro sono sempre più numerosi i partner che aderiscono, in primo luogo Comuni e piccoli borghi, che condividono la stessa mission del progetto.
Che direzione sta prendendo oggi il turismo lento e sostenibile?
Il Covid ha giocato un ruolo fondamentale per alcune tipologie di turismo precedentemente relegate a piccole nicchie. Cicloturismo, cammini, turismo lento e di prossimità hanno vissuto un vero boom durante i primi lockdown, ma i numeri confermano che non si tratta di mode passeggere, bensì di trend destinati a rimanere. I viaggi etici e sostenibili nei confronti tanto dell’ambiente quanto delle popolazioni che lo abitano e delle sue risorse abbracciano fette di mercato sempre più ampie e tali scelte sono condivise anche dagli enti del Governo, le istituzioni regionali e locali, che decidono di investire su questo tipo di turismo.
Fondi sempre più consistenti sono infatti destinati alla realizzazione di segnaletiche, aree di sosta, manutenzione e messa in sicurezza dei percorsi, recupero di edifici pubblici per la costruzione di ostelli. Basti pensare che in Italia l’ultima legge di bilancio approva fondi ingenti per il turismo sostenibile: 5 milioni da stanziare nel 2023, altrettanti nel 2024 e nel 2025 per potenziare e valorizzare le economie degli itinerari slow. È stato anche varato il bonus turismo 2023 che prevede fondi per piccoli Comuni a vocazione artistica.
Ovviamente qui subentra uno dei temi più importanti perché l’esito di tali politiche ha successo solo grazie a chi pratica nel quotidiano il turismo lento: i Comuni e piccoli borghi, nonché le associazioni locali, le pro loco, il CAI e i gruppi di volontari che prendono a cuore la segnaletica, la pulizia dei sentieri e la manutenzione delle aree sosta, delle zone di ombra e di tutti quegli aspetti che per chi cammina sono tutto fuorché un dettaglio.
Dalla tua doppia esperienza di comunicatrice con rurAllure e con l’Associazione europea Vie Francigene, cosa ci diresti in merito a come si comunica il turismo lento e sostenibile?
Un tempo la comunicazione verso queste tematiche era più semplice perché ti rivolgevi a una nicchia specifica. Oggi per comunicare efficacemente bisogna invece rivolgersi a tanti pubblici, tra l’altro molto differenziati tra loro. Per chi si occupa di comunicazione dei cammini il primo step sta nell’individuare le personas, cosa cercano e dove si muovono, quindi la scelta dei canali social.
Se penso all’attività di comunicazione delle Vie Francigene penso almeno a due anime con cui colloquiare: da un lato la rete di Comuni e istituzioni che ci supporta, dove la scelta delle notizie e il linguaggio più formale ha come obiettivo di consolidare un network istituzionale. D’altro lato abbiamo poi un pubblico di pellegrini, che googla cosa mettere nello zaino, cosa fare se piove, come comportarsi di fronte a un branco di cani ma allo stesso tempo ha a cuore tutto ciò che alimenta il sentimento di community: i camminatori sono orgogliosi di esserlo e utilizzano i nostri canali per scambiarsi opinioni, condividere consigli pratici, video e foto, esperienze.
È infine cambiato il ruolo del viaggiatore, che sempre più cerca di immergersi all’interno delle realtà locali, interagendo con la ricchezza del territorio sotto tutti i punti di vista. Questa ha un riflesso anche nella comunicazione poiché dobbiamo solleticare la voglia di scoperta dei territori, con tutte le loro ricchezze paesaggistiche, artistiche e non ultimo gastronomiche. Con rurAllure stiamo lavorando moltissimo in questo senso per trasformare la piattaforma in un’App – oggi in via di definizione – che vuole condensare non solo i Point of interest (POI) lungo gli itinerari, ma anche indicare ai camminatori eventi, luoghi e occasioni di incontro con il territorio.
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